Eroi palestratissimi, dei dalle improbabili armature e oracoli perennemente in posa da copertina: più che i miti greci sembra di guardare una puntata di “I Cavalieri dello Zodiaco”
Regia: Tarsem Singh – Cast: Henry Cavill, Freida Pinto, Mickey Rourke, Kellan Lutz, Stephen Dorff, Luke Evans, Isabel Lucas, John Hurt, Robert Maillet, Alan Van Sprang, Joseph Morgan, Corey Sevier, Steve Byers, Romano Orzari, James A. Woods, Daniel Sharman, Robert Naylor, Mercedes Leggett, Gage Munroe, Carlo Mestroni, Aron Tomori, Neil Napier – Genere: Azione, Fantasy, colore, 110 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 11 novembre 2011.
Tarsem Singh è uno che con le immagini ci sa fare: nato come regista di spot pubblicitari e video musicali (storico quello di “Losing my religion” dei R.E.M.), l’autore indiano si è fatto notare per il suo talento nel costruire immagini ricche, affollate di simboli, corpi e oggetti dal design ricercato, per l’uso interessante dei colori e per il suo gusto a metà tra il barocco e il kitsch. Nel 2000 Tarsem ha esordito al cinema con “The Cell – La cellula”, con protagonista Jennifer Lopez, film che ha tentato di unire la visionarietà del regista con la narrazione tipica di un thriller all’americana: il risultato è stato non del tutto convincente, ma si intuiva che, se ben indirizzata, la fantasia di questo artista poteva dare origine a qualcosa di grandioso.
Il capolavoro di Tarsem è infatti arrivato nel 2006 con “The Fall”: questa volta anche sceneggiatore e produttore, il regista è riuscito a trovare la giusta cornice narrativa per le sue visioni sontuose e coloratissime, confezionando un film che è un vero piacere per gli occhi, un’opera d’arte su celluloide, in cui la storia è totalmente al servizio dell’immagine.
Per il suo terzo lungometraggio quindi ci si aspettava grandi cose: di nuovo alle prese con una produzione americana, questo era il momento della verità per scoprire se le immagini ricercate di Tarsem possono coesistere con una storia dalla sceneggiatura classica. “Immortals” rilegge il mito di Teseo e mette in campo battaglie epiche, dei dell’Olimpo, archi magici ed eroi senza macchia e senza paura: un campo da gioco ideale per imbastire scene spettacolari. Purtroppo però alla produzione ci sono gli stessi produttori di “300” e la loro influenza si fa sentire: il fortunato film di Zack Snyder sembra essere infatti diventato un modello da seguire e, dopo la serie tv “Spartacus” che è il suo clone per il piccolo schermo, anche “Immortals” viene indirizzato nello stesso solco fatto di battaglie iper-cruente, fondali digitali palesemente artificiali e scene d’azione che fanno ampio sfoggio di rallenty.
Se nel film di Snyder con protagonista Gerard Butler questo funzionava, anche perché c’era l’effetto novità, in “Immortals” tutto sembra posticcio e già visto: il talento visionario del regista emerge in poche scene, e la sceneggiatura ridotta all’osso non aiuta il ritmo della pellicola.
Alcuni tocchi personali di Tarsem però ci sono: la bella fotografia (l’autore stesso ha detto di essersi ispirato ai quadri di Caravaggio), l’uso dei colori con un tripudio di rosso e oro, e la cura dei costumi, ricchissimi e complicati (forse anche troppo nel caso delle armature degli dei dell’Olimpo, che sembrano “I Cavalieri dello Zodiaco”).
In questo trionfo dell’immagine digitale emergono i protagonisti in carne ed ossa, che più che interpretare gli eroi mitologici (qui per nulla caratterizzati) sembrano i protagonisti di un servizio fotografico a tema antica Grecia: Henry Cavill, nel ruolo del protagonista Teseo, si limita a mostrare il fisico palestratissimo, così come Stephen Dorff (Stavros), Kellan Lutz (Poseidone) e Luke Evans (Zeus), Freida Pinto nel ruolo dell’oracolo Fedra è di una bellezza sconcertante ma monodimensionale, sembrando sempre in posa da copertina, così come Isabel Lucas che interpreta Atena. Gli unici che mostrano un po’ di carisma sono John Hurt nel ruolo di Zeus che si finge vecchio, usato purtroppo in pochissime scene, e Mikey Rourke nel ruolo del malvagio Re Iperione, sporco, ostinato e senza pietà, figura in cui però l’attore rischia di rimanere imprigionato dopo i ruoli simili interpretati in “Iron Man 2” e “I mercenari”.
“Immortals” si rivela quindi un contenitore sostanzialmente vuoto in cui le immagini sono sì spettacolari, ma senza la vera personalità di un autore a cui sembra essere stato imposto un modello da seguire e che avrebbe potuto invece creare qualcosa di molto più interessante ed innovativo se lasciato libero di esprimersi.
Valentina Ariete