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Priest – Recensione

Preti guerrieri contro vampiri cowboy: se l’azione pura è il vostro pane quotidiano questo è il film che fa per voi

Regia: Scott Stewart – Cast: Paul Bettany, Cam Gigandet, Maggie Q, Karl Urban, Lily Collins – Genere: Horror, colore, 87 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Sony Pictures Italia – Data di uscita: 15 giugno 2011.

priestIn un mondo in cui la Chiesa ha preso il sopravvento e controlla la società in maniera capillare, disobbedire ad essa diventa un crimine, anche per chi, come i Sacerdoti, ha contribuito in maniera determinante a portare la pace. Già perché in questo mondo fantastico, a metà tra il far west, “Blade Runner” e il puro cinema horror, umani e vampiri si contendono il dominio sulla Terra: i primi hanno come arma segreta preti guerrieri dalle incredibili capacità, i secondi sono bestie senza occhi, più animali che sofisticati seduttori. Grazie all’abilità dei Sacerdoti, la Chiesa è riuscita ad imporre il dominio della razza umana, eliminando tutti i vampiri. O almeno così credeva.

Quando infatti viene rapita la nipote del più letale dei Sacerdoti (Paul Bettany), il giovane sceriffo Hicks (Cam Gigandet) si accorge immediatamente che dietro al crimine ci sono i vampiri e cerca l’aiuto del leggendario Prete. Per salvare la ragazza, il Prete dovrà mettersi contro non solo un intero esercito di vampiri, ma anche la Chiesa.

Tratto dal fumetto di Hyung Min Woo, “Priest” vede la riunione della coppia Stewart-Bettany: il regista aveva infatti già diretto l’attore britannico in “Legion”. Bettany risulta la scelta giusta per interpretare il personaggio ambiguo e letale del prete-guerriero: con quell’aria allo stesso tempo folle e gelida, l’attore è perfetto nel ruolo, d’altra parte anche in “Il codice Da Vinci” aveva dimostrato di saper portare il saio. Accanto a lui ottimi co-protagonisti: la bella e sempre sinuosa Maggie Q, il buon Karl Urban, il veterano Christopher Plummer, Cam Gigandet e Stephen Moyer, questi ultimi due scelti non a caso e con una vena di ironia: entrambi hanno infatti interpretato dei vampiri (il primo in “Twilight” e il secondo in “True Blood”), mentre questa volta sono dal lato opposto della barricata.

Con la sua fotografia che spazia dal buio più oscuro alla luce più accecante, un utilizzo non banale ed apprezzabile della colonna sonora, l’ambientazione a metà tra il western alla Sergio Leone, il film di fantascienza e l’horror classico e la bella sequenza animata iniziale, “Priest” si rivela uno strano ibrido adrenalinico e ben costruito, un giocattolone dall’ottimo ritmo (grazie anche alla durata di soli 87 minuti), divertente e senza pretese.

Se vi accontentate di azione ben fatta avete trovato pane per i vostri denti.

Valentina Ariete

Priest – Recensione

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