“Il Padrino” diretto da Francis Ford Coppola, alla sua uscita, nel lontano 15 marzo 1972, fu acclamato da pubblico e critica, risollevò le sorti della Paramount Pictures, incassò più di 280 milioni di dollari superando il kolossal “Via col vento”. “Il Padrino” rese celebri tutti gli attori del cast, compreso il regista, sia i più giovani e meno noti che chi era già un affermato interprete.
Con 3 premi Oscar l’impatto che “Il Padrino” e successivamente l’intera trilogia ebbe a livello culturale, cinematografico e sociale, sopravvive ancora oggi, a più di 50 anni di distanza. Tra battute iconiche e scene rimaste nella Storia, “Il Padrino” ha anche il merito di aver ridato linfa vitale al genere del gangster movie, considerato all’epoca superato.
Al terzo posto tra i migliori cento film statunitensi nella classifica dell’AFI e per la rivista Empire al primo posto in una lista di 500 pellicole, “Il Padrino” è anche definito come il capolavoro e il primo film della Nuova Hollywood, lodato, amato e elogiato in tutto il mondo, miglior film gangster di tutti i tempi. Sembra incredibile pensare che il film rischiò più volte di venire cancellato, essendo la pre-produzione particolarmente difficoltosa, così come anche la vita sul set e la successiva distribuzione. Ecco di seguito alcuni di questi retroscena che vennero, per fortuna, risolti in corso d’opera e portarono alla realizzazione di un grande film.
1. Un’auto nuova per Francis Ford Coppola
Considerando i numerosi problemi produttivi attorno al capolavoro di Francis Ford Coppola, lui e Robert Evans, produttore della Paramount, fecero una scommessa: se il film avesse incassato una cifra pari a 50 milioni di dollari, la Paramount avrebbe comprato al regista un’auto nuova. Fu così che dopo esser diventato il maggior incasso nella Storia del Cinema, superato poi da “Avatar”, Coppola andò a comprarsi una limousine Mercedes Benz 600, con tanto di conto inviato alla Paramount Pictures.
2. La parola mafia
È noto che “Il padrino” ha avuto un impatto non poco importante anche sul mondo della malavita e molti boss dell’epoca avviarono una campagna contro il film, in modo da non farlo uscire in sala, dando un’immagine ancora più negativa degli italo-americani. Lo stesso produttore della Paramount, Evans, ricevette delle minacce ancor prima che il film venisse girato, definito anti-italiano e coinvolgendo anche alcuni politici che si unirono alla proteste inviando lettere alla casa di produzione. Una situazione che continuò durante la lavorazione.
Alla fine si arrivò ad un accordo tra la Paramount e Joe Colombo, boss della malavita italoamericana. Colombo lesse la sceneggiatura con la possibilità di modificarne alcune parti. L’unica importante richiesta di Colombo fu quella di non usare mai le parole “Mafia” e “Cosa Nostra”, termini che effettivamente non vengono mai pronunciati né nel primo capitolo, né nei due successivi.
3. Gangster entusiasti dopo l’uscita di “Il Padrino”
Oltre alla criminalità organizzata che protestò nei confronti del film, ci furono anche noti gangster dell’epoca che rimasero entusiasti di “Il Padrino”. Tra questi alcuni dichiararono che il film li aveva “sbalorditi” e che per loro rappresentava “la vita vera” e per questo vederlo sullo schermo “era stato incredibile”. L’eredità del film proseguì anche anni dopo la sua uscita. Il gangster Anthony Fiato, durante un’intervista, ammise che numerosi membri della sua famiglia parlavano in modo differente dopo aver visto “Il Padrino” riprendendo l’aria più poetica che ricordava loro i Corleone.
4. Tensioni sul set
Oltre alle famose tensioni tra la Paramount Pictures e Francis Ford Coppola sulla scelta di alcuni attori protagonisti, l’epoca e la città in cui ambientare il film, insieme a moltissime altre, con il rischio che una delle pietre miliari del cinema non vedesse mai la luce, tra il regista e Gordon Willis, uno dei migliori direttori della fotografia degli anni ’70 e ’80 ci furono dei veri e propri litigi, anche piuttosto accesi. Alcune delle liti finivano con lanci di oggetti di scena che si rompevano e andavano ricostruiti. In particolare Willis e Coppola discussero spesso perché Willis minacciava gli attori di riprendere la scena al buio, senza le giuste luci, cosa che mandava Coppola su tutte le furie.
5. Arance simbolo di sangue che verrà sparso?
Nel primo film, come anche in “Il Padrino II” e il “Padrino III” c’è un particolare davvero singolare, c’è un frutto che preannuncia la morte di tutti i personaggi. Le arance, frutto tipico coltivato in Sicilia e il succo color sangue in “Il Padrino” appaiono poco prima che il protagonista della scena finisca vittima di una morte violenta. Ogni volta che sono presenti della arance sulla scena, di lì a poco si assisterà alla morte del personaggio in questione presente nella scena precedente.
6. Il gatto “attore” di “Il Padrino”
La scena d’apertura di “Il Padrino”, una delle più note e amate nella Storia del Cinema, presenta Vito Corleone nel suo studio che ascolta attento il racconto e la richiesta di Bonasera mentre, seduto sulla poltrona del suo studio, accarezza un gatto. La scena venne improvvisata e non era originariamente presente in sceneggiatura. Fu Coppola, che aveva visto più volte il gatto in giro che passeggiava sul set durante le riprese. Quando stavano girando la prima scena, Coppola prese il gatto e chiese a Marlon Brando di improvvisare, accarezzando il gatto. Inaspettatamente i due andarono subito d’accordo e infatti il gatto si fa tranquillamente accarezzare da Marlon Brando rimanendogli in braccio per quasi tutto il tempo. C’era anche un’altra teoria che afferma che fu Marlon Brando ad accorgersi del gatto e che fu lui a prenderlo in braccio e, notata la sintonia tra i due, il regista gli consigliò di portarlo sul set e tutti rimasero colpiti perché il gatto sembrava l’elemento mancante alla scena per renderla ancora più perfetta.
7. L’aspetto di Marlon Brando
Ci sono molte leggende riguardo l’aspetto di Marlon Brando, tra cui quella che recitò l’intero film con del cotone ai lati della bocca, ma non è esatto. Fu durante il provino che Marlon Brando si presentò con del cotone in bocca per rendere la mandibola più massiccia, perché voleva e credeva che Vito Corleone dovesse assomigliare a un bulldog. Per le scene sul set l’attore indossò una protesi fatta apposta per dargli quell’aspetto iconico che aumentava il volume della mandibola. Quella stessa protesi oggi si trova a New York, in particolare all’American Museum of the Moving Image.
8. L’importanza del cibo in “Il Padrino”
Francis Ford Coppola decise di fare delle prove sui generis con gli attori. Ci sono numerose riprese a tavola e momenti nei quali il cibo è protagonista in “Il Padrino”, una scelta fatta dal regista per dare l’idea di famiglia, di unione e anche un senso italiano. Coppola doveva fare delle prove anche a tavola, quindi gli attori dovevano pranzare e cenare insieme continuando ad interpretare i propri personaggi. Alcune battute sono stata aggiunte proprio durante queste scene, rendendo il cibo un elemento fondamentale durante l’intera pellicola.
9. Francis Ford Coppola combattivo
“Il Padrino” è senza dubbio uno dei migliori film nella Storia del Cinema, ma la sua lavorazione è stata davvero costellata di problemi e rischi che questa pellicola non uscisse mai in sala. Innanzitutto la Paramount Pictures non era convinta di Coppola perché dissero che aveva inserito troppi dialoghi in sceneggiatura, mentre il film avrebbe dovuto assomigliare di più a un action. L’idea di sostituirlo venne abbandonata dalla produzione quando il regista girò la scena dell’omicidio di McCluskey e Sollozzo da parte del giovane Michael Corleone.
Coppola dovette lottare per molte altre cose riguardanti il film: la Paramount voleva eliminare il logo, oggi icona di “Il Padrino”, avrebbe voluto girare negli anni ’70 e ambientare la vicenda a Kansas City e in particolare aveva molto da ridire sulla scelta di Marlon Brando e Al Pacino. Il provino di Brando li convinse però subito e abbandonarono alcune particolari condizioni ai quali l’attore avrebbe dovuto sottostare se voleva partecipare al film, tra cui quello di non venir pagato.
Per il ruolo di Michael Corleone la Paramount affermò di preferire attori già affermati, perché Al Pacino all’epoca era troppo giovane a ancora poco conosciuto, i produttori pensarono infatti a Robert Redford, Ryan O’Neal, Martin Sheen o James Caan, che interpretò poi il fratello Sonny.
10. Un piccolo errore
Gli spettatori più attenti e che hanno visto più volte il film potrebbero essersi accorti di una piccola disattenzione. Quando il personaggio di Woltz mostra a Tom con fierezza il cavallo Khartoum, questo ha una piccola macchia bianca sulla testa, ben visibile considerando il nero intenso del pelo del cavallo. Nella sequenza successiva, quando Woltz trova la testa mozzata del cavallo nel letto, la macchia bianca è scomparsa.