Recensione
120 battiti al minuto – Recensione: tutto quello che non viene detto
“120 battiti al minuto” è ambientato nella Parigi dei primi anni Novanta poco dopo la nascita dell’Act Up-Paris, un’associazione il cui scopo era quello di informare i cittadini sui pericoli dell’AIDS e di come si può prevenirlo. In “120 battiti al minuto” viene mostrato come l’Act Up sia stata capace di dare una voce a donne e uomini sieropositivi, colpendo le case farmaceutiche, i politici e la chiesa con il semplice utilizzo di slogan e simboli, facendosi notare dai media.
Il film affronta una tematica che può essere un tabù ancora ai giorni nostri, a causa della disinformazione generale di cui nessuno si preoccupa più. Questo film può essere un ottimo modo per poter raggiungere i ragazzi e le ragazze del 21esimo secolo, facendo conoscere cosa sia l’AIDS e far in modo che l’ignoranza verso questa malattia cessi del tutto.
L’Act Up-Paris, come l’Act Up-New York, si sono battute proprio per questo motivo, per eliminare l’indifferenza delle persone nei confronti di un problema reale.
120 battiti al minuto: assolutamente da vedere!
La storia è davvero molto coinvolgente, c’è una profonda caratterizzazione dei personaggi e nulla viene lasciato al caso; ognuno ha uno scopo all’interno della pellicola. Per la prima metà del film il ritmo è dinamico, si respira quasi un’aria festosa, fino a quando tutto inizia a decadere e diventare molto più triste e cupo, quasi come se fosse un modo del regista per poter descrivere i vari passaggi dei sintomi dell’AIDS non solo attraverso ciò che ha raccontato, ma anche attraverso i vari fotogrammi.
L’unica pecca di “12o battiti al minuto” è che ci sono determinate scene lente e un po’ pesanti, soprattutto nella seconda metà del film. Dopotutto la tematica presa in esame da Robin Campillo non è facile da affrontare; il regista è riuscito alla grande nel suo intento di voler rappresentare quegli anni dove l’Act Up ha operato a livello mondiale, essendo stata capace di portare consapevolezza nelle persone.
Alessio Camperlingo
Trama
- Titolo originale: 120 battements par minute
- Regia: Robin Campillo
- Cast: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Fe´lix Maritaud; Ariel Borenstein, Aloïse Sauvage, Yves Heck, Emmanuel Ménard, François Rabette
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 135 minuti
- Produzione: Francia, 2017
- Distribuzione: Teodora
- Data di uscita: 5 ottobre 2017
Inizio anni Novanta. I militanti di Act Up-Paris, organizzazione internazionale che attraverso la provocazione vuole richiamare l’attenzione sull’AIDS, continuano la loro ardua battaglia contro l’indifferenza generale riguardante questa terribile pandemia.
Di fronte alle ultime azioni provocatorie gli attivisti di Act Up-Paris, per la maggior parte omosessuali, agiscono attraverso dibattiti e azioni mai violente, ma spettacolari e con lo scopo di suscitare qualche reazione da parte della popolazione e risvegliare le coscienze altrui, al fine di proteggere chi non sa, fare pubblicità e diffondere l’uso del preservativo, richiamare la società alle proprie responsabilità.
All’interno dell’associazione, la cui nascita risale al 1989, Nathan, (interpretato da Arnaud Valois), ancora alle prime armi con il suo orientamento sessuale, conosce Sean (interpretato da Nahuel Pérez Biscayart), di cui si innamora follemente. Nel corso della storia, tra le varie marce e le file dell’azione collettiva, Nathan e Sean decidono di vivere a tutta velocità il tempo che rimane, lasciandosi andare ai propri desideri accompagnati dai vari piaceri che aiutano entrambi a sentirsi vivi. Porteranno letteralmente il loro cuore a sopportare 120 battiti al minuto.
120 battiti al minuto: un film sulla consapevolezza
“120 battiti al minuto” è stato presentato in anteprima alla 70esima edizione del Festival di Cannes e, successivamente, ai festival internazionali della Nuova Zelanda e di Mosca. “120 battiti al minuto” è stato talmente acclamato al Festival di Cannes 2017 che si è riservato un posto nella categoria di Miglior Film Straniero per la novantesima edizione della notte degli Oscar.
Robin Campillo ha voluto mettere ben a fuoco le vicende susseguitesi durante gli anni Novanta, trattando in particolar modo il tema delle malattie sessualmente trasmissibili, che fino a un certo periodo si credevano trasmissibili solo tra omosessuali Tra vecchie e nuove consapevolezze, Campillo rappresenta un mondo in cui tutt’oggi si vive, quasi volendo denunciare la poca comprensione che molte persone hanno nei confronti di altre.