Recensione
200 Meters: Ameen Nayfeh presenta a Venezia un’opera prima autobiografica di grande spessore
In un Festival pieno di film sulla Palestina e Israele colpisce al cuore “200 Meters” di Ameen Nayfeh. Il giovanissimo regista racconta la sua stessa vita quotidiana. A causa di un muro distante da casa sua solo 200 metri non è potuto andare neanche al funerale del suo amato nonno, come ha raccontato a Venezia dopo la proiezione del suo film.
Il suo alter ego diventa Mustafa (Ali Suliman) sposato con Salwa (Lama Zreik) e padre di tre bambini. Seppur colto, fa il muratore per sbarcare il lunario. La sua storia è quella di tante persone che devono passare un confine e controlli per poter andare a lavorare e a far visita ai loro cari.
La regia di Nayfeh è molto basica ma non per questo meno efficace. I due protagonisti sono estremamente naturali nella loro recitazione, al pari dei loro bambini Ma siamo solo alla prima parte del film, quella che si potrebbe definire il prologo.
Un tranquillo giorno di follia in Palestina
“200 Meters” si può dividere in due parti. Dopo una partenza easy si entra nel vivo della storia: la corsa in ospedale con un guidatore abusivo che porta la gente in Israele clandestinamente per soldi. Con il padre in pena c’è una variegata umanità. Tra loro un giovane e quella che sembra la sua ragazza tedesca. Lei bionda e con una telecamera in mano spicca in quella macchina carica di arabi.
Il viaggio diventa molto presto un incubo tra posti di blocco e fughe degli autisti che abbandonano i loro passeggeri nel bel mezzo del nulla. E in questo momento, che la ragazza si rivela il deus ex machina della storia. Mustafa comprende che lei parla l’ebraico e non è solo una viaggiatrice ma un’ebrea tedesca alla ricerca della verità.
La narrazione è brillante e piena di colpi di scena che non fanno mai cadere l’attenzione dello spettatore. Il climax sale e la paura dei personaggi diventa tangibile.
L’autore, presente a Venezia con tutto il cast, voleva raccontare senza fronzoli la vita quotidiana di un qualsiasi palestinese. Ci è riuscito perfettamente anche grazie agli interpreti notevoli e alla sceneggiatura molto ben scritta.
“200 Meters” è un film politico sì ma è anche carico di poesia e ironia. Si conclude, infatti, con un balcone pieno di luci colorate che unisce virtualmente Mustafa e sua moglie in una notte di speranza e commozione.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Ameen Nayfeh
- Cast: Ali Suliman, Anna Unterberger, Motaz Malhees, Lana Zreik, Gassan Abbas
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 90 minuti
- Produzione: Palestina, 2020
“200 Meters” è un film in Concorso alla 77° Mostra Internazionale del Cinema per Le Giornate degli Autori, debutto alla regia Ameen Nayfeh, insignito del premio del pubblico BNL.
200 Meters: la trama
La coppia formata da Mustafa e sua moglie Salwa vive separata da un muro in Palestina. Per comunicare con i figli, i due accendono la luce sui rispettivi balconi ogni notte. Quando uno dei ragazzi ha un incidente, il padre deve scappare in territorio israeliano usando una macchina di contrabbando.
Note di regia
“Sono tanti i ricordi a cui non ho più accesso o sui quali forse ho timore a soffermarmi. L’oppressione è alienante soprattutto quando ti abitui alla negazione dei diritti fondamentali! Una separazione forzata fa molto male. 200 metri è la mia storia, è la storia di migliaia di palestinesi e, sicuramente, le storie possono cambiare la vita. Credo nel potere del cinema e nella maniera in cui tocca le nostre esistenze in modo magico. È necessario raccontare questa storia. Quando si menziona la Palestina, probabilmente a venire in mente sono le immagini del muro, dei posti di blocco e dei soldati.
Immagini, queste, che sono presenti anche in questo film. Tuttavia, l’attenzione è concentrata su quanto questa divisione influisca negli esseri umani, per fare luce su quei muri invisibili originati da una barriera fisica. Qui, in Palestina, siamo abituati ad adattarci a nuove situazioni, a fare come viene detto e a camuffare i nostri sentimenti. Ma questo non dovrebbe essere più accettabile.
La libertà di movimento è un diritto umano fondamentale che appare come una favola in una realtà così brutale. Il protagonista Mustafa ha obbedito alle regole, ha sopportato l’umiliazione e ha fatto come gli è stato detto per garantirsi una piccola possibilità di stare con la sua famiglia, ma quando quelle stesse regole che lo hanno alienato mettono in pericolo i suoi cari e il senso della paternità, potrà ancora obbedire?
Il regista Ameen Nayfeh
Ameen Nayfeh è nato in Palestina nel 1988. Ha conseguito un MFA in produzione cinematografica presso il Red Sea Institute of Cinematic Arts in Giordania. Ha già diretto diversi documentari. “200 Meters” è il suo primo lungometraggio di finzione.