Recensione
438 Days – Recensione: un film potente sul business petrolifero nel Corno d’Africa e sui rischi della professione giornalistica in zone difficili
Il regista svedese Jesper Ganslandt racconta in versione fiction una storia vera, che mise in seria difficoltà il suo governo che, per timore di ricadute economiche, non fece abbastanza per salvare immediatamente il fotografo Johan Persson e il reporter Martin Schibbye. Nel film, finanziato dallo Swedish Film Institute, viene fuori tutta la drammaticità della storia.
La partenza è tutta concentrata sul profilo psicologico dei due protagonisti, molto diversi tra loro ma anche grandi amici. Il loro arrivo in una zona estremamente pericolosa è un crescendo nell’orrore della guerra.
Martin e Johan vengono torturati dai militari, che li terrorizzano con il trucco dell’esecuzione simulata, vietata ovviamente dalla Convenzione Internazionale di Ginevra. Il loro calvario nella prigione di Kality procede in contemporanea con l’atteggiamento a dir poco discutibile dell’ambasciatore, attento a non mettere in pericolo gli interessi economici svedesi legati al petrolio. Infatti, i due prigionieri si vedranno costretti dal loro stesso paese a confessare crimini non commessi e a chiedere scusa pubblicamente al governo eritreo. Solo la forza del loro legame li metterà in condizione di sopravvivere, oltre all’aiuto di un loro collega locale che rischierà la sua stessa vita pur di mostrare al mondo intero come sono realmente andate le cose.
Un film di denuncia sui rapporti tra le multinazionali e i dittatori africani
La sceneggiatura di “438 giorni” porta la firma di Peter Birro, premiato nel 1997 dallo stesso Igmar Bergman con l’Igmar Bergman Award. Il suo contributo, unito al rigore del regista e alla bravura dei due attori principali, rende questa pellicola preziosa per mettere in evidenza quanto sia a rischio in molti paesi la libertà d’espressione. Appare, inoltre, chiarissimo quanto i governi dei paesi ricchi siano compromessi in affari poco chiari. Lo stesso ministro svedese degli esteri all’epoca dei fatti era coinvolto in prima persona nell’estrazione petrolifera in Etiopia.
“438 Days” si chiede con una breve clip dei due veri reporter, poco più di un frame che non fa altro che rafforzare la forza dell’opera.
Lorenzo Buellis
Trama
- Regia: Jesper Ganslandt
- Cast: Gustaf Skarsgård, Matias Varela, Faysal Ahmed, Josefin Neldén, Jesper Ganslandt, Magnus Sundberg, Graham Clarke, Philip Zandén, Stephen Jennings, Fredrik Skavlan
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 124 minuti
- Produzione: Svezia, 2019
“438 Days” è un film presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema 2019.
Nel 2011 il fotografo Johan Persson (Matias Varela) e il reporter Martin Schibbye (Gustaf Skarsgård) andarono in Somalia per documentare il rapporto non chiaro tra il governo svedese e l’estrazione del petrolio nella regione dell’Ogaden ai confini tra Etiopia e Somalia. I due entrarono nel paese senza alcun visto e supportati da membri dell’Ogaden National Liberation Front (Onlf).