Recensione
Civiltà perduta – Recensione: capolavoro o noia mortale? Ai posteri l’ardua sentenza
Ci sono due principali correnti di pensiero riguardo film come “Civiltà perduta” di James Gray: coloro che guardano la realizzazione tecnica e, tra fotografia eccezionale e inquadrature affascinanti, percepiscono autentica arte, e quelli che, nel procedere lento e inscrutabile della trama, riscontrano un senso di distacco e a tratti vera noia. È impossibile stabilire con certezza quale delle due parti abbia ragione, ed è pertanto difficile dare un giudizio imparziale su questo tipo di film.
“Civiltà perduta” è tratto da una storia vera, quella di Percy Fawcett, uno dei primi esploratori del Sud America che, agli inizi del ‘900, cercò a lungo la misteriosa città di Z, secondo i suoi indizi segno di un’antica civiltà al confine tra la Bolivia e il Brasile. Iniziata come una semplice missione di mappatura, la scoperta della giungla diventerà un chiodo fisso per Fawcett, che continuerà a tornarci ad ogni occasione.
Il film copre 20 anni della sua vita, dal 1905 al 1925, dalla prima all’ultima spedizione. Seppur necessario, questo lungo lasso di tempo non è facile da riportare in una pellicola di due ore, e “Civiltà perduta” viene penalizzato da una frammentazione temporale che lo rende poco fluido. Dovendo inserire così tanto materiale in così poco tempo, inoltre, molti dettagli sono stati sacrificati; non è chiaro, ad esempio, come faccia Fawcett a ricevere lettere dalla moglie nel bel mezzo della giungla, o perchè, finite le scorte di cibo, nessuno pensi mai a cacciare qualche animale selvatico (nonostante la prima scena del film ci mostri l’abilità di cacciatore del protagonista).
Un poco misteriosa è anche la questione delle lingue: Fawcett, infatti, parla con vari aborigeni per chiedere loro informazioni su Z ma, poichè nel corso del film si vedono diverse tribù (contrassegnate anche da colori e abitudini diversi), viene da chiedersi se abbiano tutti un linguaggio comune o se lui abbia imparato in pochi anni tutti i dialetti esistenti nella giungla della Bolivia.
Civiltà perduta: metafore e simbolismo
Sul piano metaforico “Civiltà perduta” apre la strada a diverse interpretazioni: la giungla stessa è più un simbolo che una realtà ostile. A parte un paio di apparizioni selvatiche, infatti – un serpente e una pantera, nessuno dei quali interagisce particolarmente con gli avventurieri -, la giungla rappresentata sembra più eterea che viva, quasi appartenente alla dimensione onirica.
Il lavoro di James Gray è un’opera riflessiva e metaforica, dai ritmi lenti e dialoghi ponderati, che alterna brevi momenti d’azione a lunghi periodi di stallo, comunicando con efficacia il ritmo di vita del protagonista.
Charlie Hunnam offre una performance di alto livello, misurata alla perfezione per non eccedere mai; il suo Fawcett è credibile, umano, complesso e prigioniero di se stesso. Sfortunatamente da un certo punto di vista la sceneggiatura non lo supporta, costellata di momenti che lasciano perplessi e altri di dubbia utilità. Sarebbe stato più interessante, forse, scoprire il Percy Fawcett di Hunnam, piuttosto che quello di James Gray.
Civiltà perduta: dallo schermo alla realtà
Il regista ha scelto di modificare, come spesso succede, parte della storia a cui si ispira. Sullo schermo, infatti, Fawcett è un militare alla ricerca di gloria, inizialmente scocciato nel vedersi affidare una missione di mappatura, mentre in realtà era figlio di un indiano membro della Royal Geographical Society, di cui entrò a far parte anch’egli per studiare topografia e cartografia, le sue vere passioni. Inoltre in quei vent’anni partecipò a moltissime spedizioni, e non solo tre come il film lascia intuire, e iniziò a parlare di una possibile città perduta solo dopo parecchi anni di esplorazioni. La pellicola, sempre perchè limitata dal voler mettere troppa carne sul fuoco, semplifica una storia di lunga e lenta scoperta in un’ossessione che nasce fin dal primo viaggio del protagonista, la cui vita da quel momento in poi diventa incentrata sul trovare la mitica città di Z.
“Civiltà perduta” è una pellicola adatta a chi ama il cinema riflessivo, la fotografia e le inquadrature; chi invece è in cerca di avventura e azione, mistero e suspance, farebbe bene a volgere altrove il proprio sguardo.
Quasi certo è, comunque, che dei molti modi in cui la storia del signor Percy Fawcett avrebbe potuto essere portata sullo schermo, questo non gli rende particolarmente giustizia.
Valeria Brunori
Trama
- Titolo originale: The Lost City of Z
- Regia: James Gray
- Cast: Charlie Hunnam, Robert Pattinson, Sienna Miller, Tom Holland, Angus Macfadyen, Edward Ashley, Clive Francis, Ian McDiarmid, Franco Nero, Daniel Huttlestone, Bobby Smalldridge, Johann Myers, Michael Jenn, Frank Clem, Siennah Buck, John Sackville, Nicholas Agnew, Michael Ford-FitzGerald
- Genere: Azione, colore
- Durata: 141 minuti
- Produzione: USA, 2016
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 22 giugno 2017
In “Civiltà Perduta” James Gray si è proposto di ripercorre la vera storia dell’esploratore britannico Percy Fawcett. Agli inizi del Novecento l’uomo si trasferì in Amazzonia con l’intento di ricercare l’antica città perduta di Z, credendola El Dorado, nella giungla brasiliana. Fawcett, però, scomparve del tutto nel 1925 assieme al figlio.
Civiltà Perduta: Chi era Percey Fawcett?
Fawcett apparteneva ai servizi segreti britannici, presso i quali svolgeva mansione di topografo. Le prime spedizione esplorative nell’America Latina cominciarono agli inizi del Novecento, precisamente nel 1906, ma da lì a seguire si moltiplicarono. Nel corso di queste l’esploratore aveva modo di raccontare la flora e la fauna, soprattutto, singolare che cresceva e abitava quei territori incontaminati, spesso subendo lo scherno degli europei. Tornato nella sua patria allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ha modo di studiare leggende e documenti sulla possibile presenza di una città perduta, chiamata da lui “Z”, tra le foreste brasiliane, dove fece ritorno nel 1925 con il figlio maggiore e un amico per rintracciarla. Gli uomini riuscirono a scampare i pericoli, rappresentati maggiormente dalle tribù autoctone e selvagge che non erano ancora venute a contatto e a conoscenza della presenza dell’uomo bianco, avvertito come una minaccia.
L’ultima trasmissione di informazioni da parte dell’uomo fu una lettera alla sua consorte, nella quale si diceva vicino alla città segreta e sconosciuta. Molto probabilmente i tre vennero uccisi dalle popolazioni locali o morirono per ferite infette o malattie. Eppure il mistero della scomparsa di Percey Fawcett e il suo team ha appassionato da sempre ogni esploratore o amante del genere, portando alla formulazione di varie ipotesi riguardo la sua fine.
Civiltà Perduta: il cast del film
Il film è un adattamento del romanzo del giornalista David Grann, che ha studiato il caso dell’esploratore inglese. In verità, un altro scritto è ispirato in parte alla storia di Fawcett, ovvero “Il mondo perduto” di Arthur Conan Doyle, amico dello stesso Percey.
Il cast del film è ricco di attori popolari. Il ruolo principali è stato affidato a Charlie Hunnam, l’attore britannico protagonista di “King Arthur – Il potere della spada” e “Pacific Rim”; mentre la bellissima Sienna Miller è l’adorata moglie dell’esploratore, Nina. Tra gli interpreti anche gli idoli teen Robert Pattinson nei panni del caporale Harry Costin e il promette Tom Holland, l’Uomo Ragno di “Spider-Man: Homecoming”. Anche un attore italiano, uno dei più celebri all’estero, Franco Nero, nella parte del nobile barone portoghese De Gondoriz.
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