Il regista Mirko Pincelli e il produttore e sceneggiatore Enrico Tessarin hanno presentato oggi a Roma il loro primo lungometraggio: “The Habit of Beauty”.
I temi del film “The Habit of Beauty”: la famiglia e il dolore
Il regista Mirko Pincelli racconta la genesi del film drammatico “The Habit of Beauty” e spiega che il percorso del film nasce dall’esperienza documentaristica e dal sodalizio di lunga data con Enrico Tessarin, sceneggiatore e produttore. L’intento di entrambi gli artisti era di realizzare un film che vedesse al suo interno la compresenza di tre nuclei focali: l’analisi della realtà; l’utilizzo del mezzo espressivo della fotografia per scandagliare il reale e, infine, la disamina del dolore, osservato attraverso diverse prospettive, nelle sue molteplici forme e nella sua universalità.
Il titolo “The Habit of Beauty” richiama un’idea di bellezza e di bello che è possibile ritrovare in ogni luogo: la bellezza, infatti, può essere ovunque, anche nella famiglia disastrata di Ian. Bellezza che è legata anche alla scoperta di cosa sia e di cosa rappresenti la famiglia, nonché di quali siano i valori che il concetto di famiglia veicola.
Il regista spiega che la scelta di ambientare il film a Londra è legata alla propria esperienza personale: Pincelli ha infatti vissuto per ben 13 anni a Londra, a partire dall’età di 18 anni, mentre lo sceneggiatore Enrico Tessarin vive nella città da 22 anni. Il progetto era dunque originariamente pensato soprattutto per l’Inghilterra, mentra la produzione è diventata via via sempre più italiana. L’esperienza del regista a Londra ha fatto sì che egli realizzasse quanto il valore della famiglia fosse tipico della società italiana, mentre in Inghilterra il concetto di famiglia apparisse molto più sfumato, ed ha voluto quindi mostrare sullo schermo questa dicotomia.
In generale, la componente autobiografica è stata fondamentale sia per lo sviluppo della trama di “The Habit of Beauty” che per i temi trattati, cari sia a Pincelli che a Tessarin, i quali hanno affrontato percorsi di vita simili a quelli dei personaggi del film.
La working class inglese in “The Habit of Beauty”
Il tema della working class inglese, dipinta nelle sue sfumature al cinema soprattutto dal regista britannico Ken Loach, è il sostrato sociale con cui si sono cimentati gli autori. Tuttavia, per Pincelli e Tessarin la working class mostrata nel film non è influenzata da una cinematografia, ma piuttosto dalle esperienze di vita reale dei due autori. La storia di Ian, ad esempio, si basa su una storia reale: durante un workshop Pincelli e Tessarin hanno incontrato un ragazzo diciassettenne che, sebbene non balbuziente come Ian, era completamente analfabeta. Ciononostante, il ragazzo riusciva a comunicare e ad esprimere le proprie emozioni attraverso il mezzo espressivo del video.
Oltretutto, Mirko aveva vissuto proprio nella casa di Ian mostrata nel film, occupata al momento delle riprese da una famiglia indiana. Il mondo della working class, cui Ken Loach è intimamente legato, è dunque effettivamente analogo alla sua descrizione in “The Habit of Beauty”. Ai due ragazzi è stato infatti riconosciuto più volte il merito di aver saputo rappresentare appieno la vera classe operaia inglese. Inoltre, entrambi hanno affrontato il tema della working class poiché provengono da famiglie operaie. La differenza risiede nel fatto che sia Pincelli che Tessarin hanno potuto studiare, mentre, come è emerso dalla loro esperienza, in Inghilterra le persone sembrano essere molto più bloccate all’interno della loro condizione di provenienza.
Questa distanza tra le aspirazioni e le ambizioni possibili è visibile nel film nel diverso rapporto tra i due “padri” di Ian, quello naturale e quello spirituale e nel cambiamento che avviene in entrambi. Nella realtà – hanno sottolineato Tessarin e Pincelli – il padre di Ian non sarebbe realmente cambiato e Ian probabilmente non sarebbe diventato un fotografo. Tuttavia, Pincelli e Tessarin hanno voluto veicolare il messaggio positivo della speranza e del sogno, indispensabili per iniziare a vivere il proprio percorso di vita al di là delle sbarre reali e virtuali che si frappongono alle proprie aspirazioni.
Il cast e la troupe di “The Habit of Beauty”: l’incontro con Nico Mirallegro
Secondo Mirko Pincelli, per il suo primo film di finzione era necessario avvalersi di una troupe e di un cast di professionisti, che gli avrebbe consentito di imparare dall’esperienza di team e di famiglia. Circondarsi di una troupe di esperti e di un cast di professionisti quali Francesca Nero, Vincenzo Amato e Nick Moran è stato dunque, in un primo momento, una responsabilità, ma durante la lavorazione del film si è rivelata una preziosa agevolazione e risorsa.
Il cast, oltre alla squadra italiana, mostra una giovane promessa del cinema britannico, Nico Mirallegro, che vanta una nutrita schiera di followers sui social media. Pincelli si è detto fortunato di aver potuto lavorare con il ragazzo, che si è reso sempre disponibile ad esplorare nuove realtà e ad approfondire le sfumature del suo personaggio e del suo ambiente di vita, entrando in simbiosi con le scene e con l’idea che il regista voleva veicolare. Prima di selezionare il giovane attore, Pincelli ha visionato ben 72 provini, ma guardando le riprese di Mirallegro è emersa la sua singolarità e il suo talento su tutti gli altri. In generale, il contatto lavorativo con il cast inglese è stato molto positivo, in quanto gli attori erano molto disposti a seguire le sue indicazioni con semplicità e disponibilità.
In risposta ad una domanda sulla musica del film proveniente dalla platea, Pincelli ha parlato dell’importanza della collaborazione con il compositore e polistrumentista Peter Michaels, che ha curato otto tracce su dieci della colonna sonora del film, e che aveva già lavorato in precedenza con il regista.
Le scelte di distribuzione e di regia di “The Habit of Beauty”
Pincelli ha parlato brevemente dell’importanza della partecipazione ai festival per la distribuzione di un film indipendente di questo tipo sui diversi mercati. Il regista ha inoltre spiegato che la scelta di doppiare il film interamente in italiano, anche per i dialoghi inglesi, è dettata dalla consuetudine del nostro Paese al doppiaggio, ed è legata dunque alla distribuzione del film nelle sale italiane.
Per quanto riguarda l’ambientazione italiana in Trentino, Pincelli ha rivelato che la scelta originaria fosse in realtà quella di girare il film a Firenze, città di cui è originario. Dopo aver passato due mesi di produzione del film in Trentino, però, la scelta è ricaduta sull’ambiente naturale della montagna, che si pone in totale antitesi con il milieu territoriale del sobborgo londinese. L’ambientazione naturale ha infatti consentito di mostrare appieno il contrasto tra questi due mondi lontani, che sono però entrambi reali e avvicinabili.
“The Habit of Beauty” è distribuito da Europictures e co-prodotto da The habit of beauty film (della società madre PINCH MEDIA di base a Londra) e Orisa Produzioni. Il film sarà nelle sale italiane a partire dal 22 giugno.
Marta Maiorano
16/06/2017