Mickey Rourke in una delle sue migliori interpretazioni: un wrestler sicuro sul ring, ma sofferente e solitario nella vita reale
Regia: Darren Aronofsky – Cast: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Judah Friedlander, Giovanni Roselli, Todd Barry, Ernest Miller, Gregg Bello, Ron Killings, Wass M. Stevens, Elizabeth Wood, Dylan Keith Summers, Mike Miller, Tom Faria, Andrea Langi – Genere: Drammatico, colore, 105 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 6 marzo 2009.
“Credo che per entrare nel ruolo Mickey abbia, sì, filtrato il personaggio, ma abbia fatto ricorso anche al proprio passato”; questa considerazione del regista Darren Aronofsky ci introduce nel cuore e nella genesi di “The Wrestler”: dall’attore al protagonista, dal protagonista al film. Tutta la storia ruota intorno al suo personaggio principale, ed è proprio la dicotomia persona/personaggio la chiave di questo capolavoro incredibilmente depauperato di almeno tre Oscar.
Randy the Ram è un wrestler professionista famoso negli anni ‘80 che si ritrova 20 anni dopo a fare i conti con la propria vita, dedicata interamente alla “maschera” di cui l’uomo paga lo scotto, e con lui la figlia trascurata per anni. Un breve ed incompiuto approccio con una spogliarellista, con cui condivide sia il dualismo entrenouse/mamma che il decadimento fisico del tempo, non riuscirà a riportarlo a galla nella vita “reale”.
Cassidy ha ben netto il confine tra quello che fa e quello che è, mentre Randy è prigioniero dell’adrenalina del ring e del richiamo del pubblico. Al di fuori del suo mondo si ritrova solo e spaesato, l’infarto che lo chiama a fare i conti con la sua vita arriva troppo tardi per rimettere i cocci al loro posto.
Il film cerca di penetrare i sentimenti e l’universo di questo colosso di carne che, sciolti i capelli, diventa un eroe, ma fuori dall’arena è un commovente gigante buono senza punti di riferimento. La macchina da presa lo insegue, lo inquadra di lato, da dietro, in primo piano cercando di cogliere dal di fuori l’intimità del personaggio e del suo mondo. Il wrestling si presenta come un ambiente duro ma fatto da uomini veri, leali tra loro e disposti al sacrificio per lo spettacolo migliore sul ring, ma destinati ad un precoce deperimento, frutto dei danni procurati dagli scontri e dalle sostanze che devono prendere per rimanere in forma.
Per prepararsi al ruolo Rourke ha lavorato duro in palestra per sei mesi allo scopo di acquisire più massa muscolare possibile e durante le riprese è stato tre volte in ospedale “perché anche se il wrestling è falso, fa veramente male”. La splendida canzone che Bruce Springsteen ha coniato per il film, volontariamente sotto richiesta dell’amico Mickey, contiene in sé lo spirito del protagonista, l’Ariete combattente che “in certi momenti se lo guardi negli occhi ti spezza il cuore”. E proprio il Boss coglie nel segno, citando le parole di Rourke mentre riceve il Golden Globe per la Migliore Canzone: “Mi ha detto che molte persone si perdono nel proprio dolore e si allontanano dall’amore e dalle cose che arricchiscono la vita. E che questa era la storia di un uomo che non l’aveva capito”.
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