Recensione
Dreams by the sea: l’adolescenza secondo Sakaris Stórá
“Dreams by the Sea”, film d’esordio del regista Sakaris Stórá, vorrebbe raccontarci con una visione intimistica la realtà di due ragazze che vivono in Danimarca sulle isole Faroe, una delle comunità più piccole del mondo. La realtà messa in scena è, tuttavia, tutt’altro che intima, dandoci la costante percezione di oppressione e claustrofobia: quasi tutta la narrazione si svolge in interno: le case delle protagoniste, la chiesa del paesino e il fast food, che contrastano moltissimo con gli incontaminati e sconfinati esterni di paesaggi naturali. Dal punto di vista tecnico questo senso d’oppressione è restituito dalle inquadrature medie usate dal regista, che si concentra quasi esclusivamente sui volti, facendo del primo piano un feticcio che non lascia spazio all’ampio respiro che proveremmo nel guardare l’inquadratura di un grandangolo.
Dreams by the Sea: una sceneggiatura povera
Sebbene quella dei piani medi possa sembrare più una scelta stilistica che un’errore, la sceneggiatura colpisce in modo negativo, infatti ci sono dei buchi di trama significativi che rendono il film poco curato. Alcune battute delle ragazze sembrano essere state tagliate ed alcune frasi (anche cariche di significati perché dette in momenti particolarmente importanti) risultano povere: solo le due protagoniste sembrano capirsi, mentre lo spettatore è totalmente escluso dal discorso. Buona però la rappresentazione del rapporto madre-figlia. Entrambe le protagoniste di “Dreams by the Sea” sembrano pagare le colpe delle madri: un’alcolizzata a cui non importa minimamente dei figli, l’altra troppo protettiva, tanto da farci pensare che se vive sull’isola è più per proteggere e controllare la figlia che non per altre motivazioni. Dura e restrittiva, però quest’ultima non riesce a risollevare le sorti della trama, il suo personaggio si presenta come l’occasione più mancata di tutte, infatti nel momento clou del film la madre e la figlia non hanno un vero e proprio scontro, ma tutto continua comunque a procedere come uno stream of consciousness, in cui si ha la costante sensazione che ai protagonisti capitino cose più perché sono in balia degli eventi che non perché hanno fatto delle vere e proprie scelte.
Martina Panniello
Trama
- Titolo Originale: Dreyman Vid Havid
- Regia: Sakaris Stórá
- Cast: Juliett Nattestad, Helena Heðinsdóttir
- Genere: Drammatico, Colore
- Durata: 78 minuti
- Produzione: Danimarca, Isole Fær Øer, 2017
“Dreams by the Sea” è un film sull’amore, l’amicizia, l’identità. L’opera prima del regista Sakaris Stórá è un racconto autobiografico, presentato nella sezione Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma del 2017.
Dreams by the Sea: la vita su uno dei paesi più piccoli del mondo.
Ambientato in uno dei paesi più piccoli del mondo: sulle isole Faroe, in Danimarca, “Dreams by the Sea” è la storia dell’adolescente sedicenne Ester. La ragazza vive una vita modesta, insieme ai genitori religiosi osservanti e conservatori, ma tutto cambia e viene messo in discussione con l’arrivo di una nuova compagna di scuola.
Ragna è l’opposto di Ester, anche la sua vita non sembra avere nulla a che fare con quella della ragazza: deve infatti provvedere lei alla crescita del fratello di appena 8 anni, mentre sua madre combatte con la dipendenza dall’alcol. Le due diventano subito affiatate, in particolare Ester vede in Ragna la ragazza coraggiosa e ribelle che vorrebbe tanto trovare il coraggio di essere.
Questa coppia di amiche comincia a passare tutto il tempo insieme, a progettare la fuga dalla noiosa vita dell’isola, ma ben presto dovrà scontrarsi con la triste verità.
Per Sakaris Stórá quella della regia di “Dreams by the Sea”, è stata una bella sfida. Il regista, alle prese con il suo primo lungometraggio, ha cercato di mantenere un’atmosfera il più intima possibile per rappresentare le sue isole native, arricchendola con musiche dall’influenza rock.