Recensione
Tout nous sépare – Recensione: un noir pasticciato e senza mordente
“Tout nous sépare”, film francese del regista Thierry Klifa, apre la seconda giornata della Festa del Cinema di Roma. Titolo tra i più attesi in selezione ufficiale fosse solo per la presenza di Diane Kruger e Catherine Deneuve, nel ruolo di protagoniste di questo film che si propone nelle intenzioni come noir.
Come tale, però, può solo pensare di definirsi, perché del noir classico o del trhiller, conserva giusto le ambientazioni, per il resto manca di tutto: di ritmo, di suspence, di carattere. Questa prova alla regia di Thierry Klifa risulta fallimentare fin dalla sua storia.
Al centro delle vicende il rapporto travagliato di una madre onnipresente con la figlia, disabile e tossicodipendente. La prima una donna forte, cinica, dichiaratamente cattiva; la seconda fragile, insicura, alla perenne ricerca della serenità perduta in quell’incidente che l’ha resa disabile. Louise e Julia sono lontane quanto indissolubili nella loro relazione malata.
Allo stesso modo si presenta la frequentazione che Julia porta avanti con Rodolph, uno spacciatore squattrinato e invischiato nella criminalità, che usa la donna estorcendole denaro per risanare i debiti contratti con i boss della droga locali. Julia è innamorata persa di colui che crede essere l’ancora di salvezza della sua vita, la madre di lei farebbe di tutto per vederli lontani.
In uno scambio di ruoli immotivato, accade l’irreparabile: Julia durante una discussione lo ammazza, ribellandosi a quell’uomo che fino a quel momento ha strenuamente difeso e protetto nonostante tutto. Colta dalla disperazione Julia chiede aiuto alla madre. Le due ne occultano il cadavere e decidono di far finta di nulla convinte che la polizia avrebbe presto chiuso il caso come un regolamento di conti finito male.
Le cose per le due donne non vanno però come sperato. Presto, il migliore amico di Rodolph, capisce che le donne sono responsabili della morte del giovane, e per ripagare i debiti che ora gravano su di lui, decide di ricattarle.
Tout nous sépare: Thierry Klifa lascia perplessi
Prende il via da qui, quella che dovrebbe essere la parte centrale di questo noir: una serie di rapporti che costantemente si capovolgono in un vortice criminale in cui tutti sono vittime e carnefici. Peccato però che il risultato finale li faccia sembrare più in preda ad una sindrome di Stoccolma collettiva, dove il piacere di lasciarsi soggiogare dall’altro prende il sopravvento.
Louise sveste i panni della madre in difesa della figlia ad ogni costo, per vestire quelli della donna angelo disposta a tutto per salvare il ragazzo sotto ricatto. Julia che ritrova il suo baricentro e schierata con la madre, porta avanti questa battaglia. Il giovane che da ricattatore violento sceglie di farsi uccidere come assassino di Rudolph pur di liberare le due donne dalla responsabilità della colpa che le opprime. Il tutto dispiegato in una serie di intrecci e sottotrame da rimanere perplessi: il mistero è già svelato e non c’è alcun motivo per continuare la visione fino alla conclusione. Si comprende lo spettatore che decida di interrompere a metà.
“Tout nous sépare” è un noir piatto, senza mordente, e per di più pasticciato nella sua costruzione narrativa. Non si capiscono, francamente, le intenzioni del regista. Salve solo le interpretazioni delle due carismatiche attrici, che però non bastano a portare a casa tutto il film.
Gianluca Panico
Trama
- Regia: Thierry Klifa
- Cast: Diane Kruger, Catherine Deneuve, Nicolas Duvauchelle, Nekfeu
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 98 minuti
- Produzione: Francia, 2017
- Distribuzione: n/d
- Data di uscita: n/d
“Tout nous sépare” è ambientato in una cittadina della costa, tra Sete e Perpignan, dove una madre ed una figlia opposte da un legame tormentato da disabilità e tossicodipendenza, finiscono invischiate da un ricatto in un pericoloso sottobosco criminale: Catherine Deneuve, una borghese isolata e solitaria, dovrà prendere le armi per difendere la figlia Diane Kruger.
Un noir dal passo secco e spietato che ha come sfondo un paesaggio magnifico e insieme ostile piegato da una luce sfocata, in cui la provincia di Chabrol e l’amore del noir di Melville rivivono sotto i nostri occhi.