Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, “Prendre le large“, di prossima uscita in Francia, è stato introdotto alla stampa dal regista Gaël Morel, dai produttori e dalla protagonista, l’attrice Sandrine Bonnaire.
Prendre le large: storia di immigrazione al contrario
La parola è da subito del regista del film, felice ed entusiasta dell’opportunità di portare questo suo lavoro alla Festa del Cinema di Roma. Protagonista di “Prendre le large” è una donna che lascia tutto per il nuovo, come suggerisce il titolo stesso, reinventandosi in un luogo dal quale solitamente si fugge. A riguardo Morel commenta: “Si, questo della partenza al contrario è stato un problema che mi sono posto. Non volevo dare l’impressione di un personaggio che lascia l’inferno per il paradiso. In questo caso, il luogo di arrivo è il Marocco, in cui non è scontato per un’occidentale vivere in maniera libera, pur essendo un Paese certamente aperto rispetto ad altri dalla cultura simile”, dice il regista. “Mi interessava soprattutto questo paradosso. E allo stesso modo anche il paradosso di un’immigrazione al contrario“.
La Bonnaire aggiunge: “Sono d’accordo con Gaël (il regista). Quel che posso dire di più è che si tratta di una forma di paradosso nel senso che ciò che la protagonista trova lì, è una solidarietà assolutamente non scontata, che Edith non ha neanche in Francia (terra dalla quale parte), nemmeno da parte del figlio. Ho apprezzato molto che questo emergesse nel film. Si tratta di un aspetto positivo malgrado le difficoltà che il mio personaggio subisce”.
Alla domanda se in un certo qual modo il film potesse essere metafora del naufragio delle lotte sindacali e sul perchè non andare fino in fondo in quella direzione piuttosto che ripiegare sul facile happyend, Morel oppone la sua visione della storia: “Io come regista mi sono posto questo problema. Ma non voglio condannare i miei personaggi. Volevo dare loro una scappatoia, una via d’uscita. Non volevo fosse un naufragio totale.”
Di seguito intervengono i produttori del film, che spiegano come si è lavorato alla storia, affermando che “in Francia il problema della delocalizzazione del lavoro è una cosa talmente quotidiana, da non aver avuto necessità di condurre ricerche particolari in questo senso”. “Ci siamo lasciati ispirare dal quotidiano”, raccontano – “anche in Marocco è stato tutto sommato semplice. Questa industria, che si vede nel film, ha accettato di buon grado di farci girare mentre lavoravano”.
Prendre le large: il coraggio di riscoprirsi donne libere
Una ricerca invece è stata condotta sul personaggio interpretato da Sandrine Bonnaire, Edith, a partire dai costumi che avrebbe indossato: “Abbiamo costruito il personaggio in modo naturale“, spiega l’attrice, “lo abbiamo illuminato poco a poco. Dal tono cupo e scuro di quando era ancora in Francia, come si può notare non solo negli abiti ma anche nei capelli, siamo passati ad illuminarlo sempre di più, ma senza ostentare”. “Poi non volevamo una donna trasandata solo perchè operaia tessile nella vita”, conclude.
“Inoltre c’è anche l’idea di dare una certa sensualità a questa donna, che in un certo senso riscopre se stessa grazie a questo viaggio”, aggiunge il regista. “E riscopre la sua femminilità in modo autonomo, senza passare per un punto di vista maschile, o per una relazione con un uomo. E poi, di vero c’è che i costumi sono indossati da un’attrice, è il merito dell’eleganza del personaggio, del suo mantenere questa grazia dignitosa, è sicuramente di chi lo interpreta”.
“A riguardo, penso sempre ad un film che mi piace tanto, di un regista italiano tra quelli che maggiormente ammiro e da cui mi lascio influenzare: la Bergman in “Stromboli”, quando risale il vulcano vestita in modo non adeguato. Il merito e la riuscita in quel caso vanno al talento dell’attrice.”
Gaël Morel, da sempre legato a tematiche vicine al popolo povero e ad ambientazioni mutliculturali, spiega che quella di “Prendre le large”, non è una storia vera: “Sono partito dalla legge sul lavoro approvata in Francia, che propone la soluzione vista nel film, o l’indennizzo o il trasferimento nel caso in cui un’azienda decida di delocalizzare”. “In Francia molti scelgono la prima strada. La storia semmai si ispira alla situazione spagnola, ma ho pensato che potrebbe accadere benissimo anche da noi.”
La Bonnaire che si mostra ancora in accordo col proprio regista, confessa che il suo personaggio in qualche modo le ricorda il padre: “questo senso del lavoro di Edith, che sceglie di trasferirsi altrove pur di continuare, è quello che farei anch’io: se si lavora occorre farlo bene e fino in fondo. Lei mi ricorda mio padre, operaio, dal salario minimo, andava a lavoro in motorino come Edith. La loro vita, dei miei genitori, è rimasta la stessa. Ad essere cambiata è solo la mia per via della scelta di essere un’attrice. Bisogna però sempre tenere a mente da dove si viene. Non c’è da fare discorsi intellettuali, direi più che si tratti di una dinamica viscerale”.
Annunciando che non è ancora prevista una distribuzione italiana di “Prendre le large”, Morel conferma di stare lavorando per questo, augurandosi di poter trovare presto il pubblico italiano.
Gianluca Panico