Pellicola futuristica e visionaria, piena di buoni propositi, in gran parte disattesi
Regia: Marc Caro – Cast: Lambert Wilson, Linh Dan Pham, Simona Maicanescu, Dominique Pinon, Bruno Lochet, François Levantal – Genere: Fantascienza, colore, 88 minuti – Produzione: Francia, 2008 – Distribuzione: Videa CDE – Data di uscita: 25 luglio 2008.
Futuro, senza data: all’interno di un’oscura prigione spaziale in orbita attorno al pianeta Dante XXI, sono rinchiusi sei tra i più pericolosi criminali dei mondi circostanti, sottoposti ad esperimenti e trattati come vere e proprie cavie da laboratorio.
Quando i sei decidono di cercare di liberarsi, prende la loro guida lo psicopatico César (Dominique Pinon), la cui leadership viene però contrastata da Saint Georges (Lambert Wilson), un settimo prigioniero appena arrivato, dotato di poteri dall’origine misteriosa e posseduto da letali e incontrollabili demoni interiori, le cui manifestazioni sconvolgeranno l’esistenza e i piani di tutti gli individui presenti sulla stazione.
Il regista francese Marc Caro segna il proprio ritorno al cinema, per la prima volta senza l’assistenza di Jean-Pierre Jeunet, con cui aveva già dato vita a pellicole note come “Delicatessen” e “La Città dei Bambini Perduti”: è un ritorno tutto particolare, tra l’horror e la fantascienza, dal sapore un po’ retrò eppure sufficientemente suggestivo per chi non si è ancora assuefatto eccessivamente agli effetti speciali.
Le aspettative vengono tuttavia disattese e il regista non riesce a ripetere la magia dei film precedenti, pur supportato dalla sceneggiatura di Pierre Bordage: il tema di base, che riguarda fortemente il rapporto dell’uomo col divino e lo svilimento dei rapporti nella società moderna, viene sfiorato in realtà in maniera superficiale, tanto da lasciare ben poco allo spettatore.
Forse il lavoro di Caro risente del fatto che il lungometraggio è stato girato interamente in studio, nell’arco di due mesi, ma c’è indubbiamente un motivo se da allora sono passati ben due anni prima che riuscisse ad arrivare sugli schermi. Navi spaziali a forma di croce, stanze buie, schermi di computer enigmatici: questo è quanto spicca, alla fine, di una trama ben congegnata, che tuttavia non riesce a decollare.
Claudia Resta