Regista, cast e produttori al Cinema Barberini di Roma per presentare “Il premio”, nelle sale dal 6 dicembre a ridosso del ponte festivo dell’Immacolata, in ben 350 copie.
Il premio: Gigi Proietti parla del suo rapporto col film e con Gassmann
Alessandro Gassman, al suo terzo film da regista, se escludiamo la codirezione col padre di “Di pa-dre in figlio”, spiega l’approdo alla commedia come regista, dopo due pellicole di tutt’altro tenore: “Ritengo che la vita in generale sia una commedia, perché porta al suo interno drammi e risate, per cui questo è un genere in cui è facile portare la verità. Avevo voglia di fare un viaggio che finalmente ho fatto, dove mostrare molte cose e molti umori che ricordano alcuni dei passaggi della mia infanzia e della mia gioventù, pur essendo questa una storia completamente inventata”.
Il regista, che è anche interprete del film, ha raccontato di come sia stato per lui immediato pensare a Proietti per il ruolo del padre: “Mi occorreva uno che conoscesse il tema, e fosse anche nella real-tà un uomo di successo”.
Gigi Proietti, restio a lavorare per il cinema, ha detto d’aver accettato subito la parte: “Questa sceneggiatura ha avuto varie versioni, per diventare piano piano ciò che è, ed io sono stato interessato da subito al film”, per continuare ricordando la sua amicizia con Vittorio Gassmann, “ai tempi dell’Aventino, tempi in cui si cantava”. Ricorda con affetto di quando Vittorio lo invitava a casa sua, dove aveva un piccolo teatro casalingo, e di come per lui, all’epoca un giovane artista alle prime armi, fosse stato importante essere citato da Gassmann come talentuoso.
“Io non ho fatto molto cinema” prosegue l’attore (per sua scelta aggiungiamo noi, visto che in tanti lo vorrebbero sul set), “ma una sceneggiatura così non mi era mai capitata, con un così grande equi-librio tra risata e malinconia, una cosa rarissima”. Si è detto “contento di aver fatto parte di questo gruppo”, ed ha affermato di avere un rapporto col successo molto distante da quello del suo personaggio, al quale ha regalato un modo di dire di Vittorio, quel suo esprimere i no in modo “quasi sofferto, che a nessuno sarebbe mai venuto in mente”.
Il premio: Alessandro Gassman parla del suo rapporto col padre
Essendo questo un film ‘on the road’ Gassman non si è potuto esimere dal parlare dei viaggi condivisi col padre Vittorio, che a quanto dice “guidava molto male ed aveva macchine molto veloci”, ma aveva l’intelligenza di lasciarlo guidare quando, in prospettiva di un lungo viaggio, Alessandro si of-friva al volante. L’attore parla di viaggi “colmi da grandi silenzi”, “soprattutto quando lo stato etilico era zero” aggiunge.
“Aveva in comune con Giovanni (il protagonista del film) quel dire la verità in modo netto”, senza preamboli, senza attutire gli eventuali colpi, e credo e spero che i personaggi come lui, che hanno fatto la cultura del nostro paese, vengano ricordati in continuazione, per questo spero di “non chiudere mai i conti con lui, neppure artisticamente, anche se faccio questo mestiere da trentatré anni”. Ancora ricorda il suo esordio in un testo di Pasolini, diretto dal padre, “una cosa terrificante, dovevo stare nudo come un verme davanti agli spettatori”.
Il premio: la parola ad Anna Foglietta e all’esuberante Rocco Papaleo
Anna Foglietta ha detto che “dopo tante collaborazioni con Alessandro” hanno un forte legame affettivo, e sente che il regista ha avuto il grande merito di “esser riuscito a mettersi a nudo”. Si dice orgogliosa di “aver avuto l’onore di lavorare con Proietti”, e di aver fatto parte di “un film così fresco, colorato, a volte stravolgente, sorprendente. Un film moderno, internazionale, esportabile, un modello differente da proporre, in un momento come questo in cui ci vogliono affibbiare etichette poco rassicuranti”. Per il suo personaggio, lei che è di Roma Sud, ha detto d’essersi ispirata alle donne di Roma Nord: “donne un po egoriferite, col culto dell’immagine di se stesse”.
Rocco Papaleo ha iniziato col dire di non entrare mai in nessun personaggio interpretato, “se vuole il personaggio entra dentro di me”, per poi proseguire col parlare del suo rapporto con Alessandro Gassman: “Siamo amici da tanti anni, in particolare abbiamo avuto la prima gravidanza in comune, ovviamente con due donne diverse, ed inoltre nell’ultimo film di Vittorio mi ero conquistato una certa simpatia, purtroppo fuori tempo massimo. Alessandro poi ha fatto due dei miei tre film, e abbiamo condiviso tanti set come attori, per cui a me non è sembrato nemmeno di accettare un ruolo, è stato come una prolunga di un legame più che un espressione artistica”. Riguardo poi al suo ruolo: “Io veneravo Proietti quando stavamo nel camper e lo continuavo a venerare sul set, ma la mia interpretazione ha dei limiti, lo veneravo meglio nel camper, nel reale”.
Il premio: Erica Blanc e le giovani leve
Alessandro Gassman dice d’aver scelto “Erica Blanc perché ha dimostrato anche recentemente d’aver voglia di mettersi in gioco e divertirsi, cosa che spesso non trovo nelle giovani attrici, mi fa piacere che abbia accettato, interpretando un personaggio credibile, seppur nell’assurdità di ciò che racconta”.
“Ho vissuto un sogno incredibile” dice l’attrice settantacinquenne, “quattro pose, in cui sono un’attri-ce miliardaria, molto più della ex moglie di Berlusconi, ed ho persino vinto due oscar”.
Determinanti le scelte della colonna sonora, che hanno visto, anche nel ruolo di attori, due giovani di talento, Marco Zitelli, alias Wrongonyou, autore delle musiche assieme a Maurizio Filardo, e Matilda De Angelis, la cui voce irrompe luminosa nella pellicola.
Per Zitelli è stato una sorta di battesimo artistico: “E’ stata la mia prima colonna sonora, io compon-go guardando film, è stato bello mescolare quello che vedevo, il mio stile musicale ben si addice ai paesaggi del film, scrivere poi i due pezzi da regalare a Matilda è stato emozionante”.
La De Angelis dice a riguardo: “E’ riuscito a mettere in musica le emozioni e sono onorata d’aver po-tuto cantare canzoni così belle ed interpretare un personaggio così spensierato”.
L’incontro si conclude con l’intervento dei produttori che si dicono orgogliosi d’aver realizzato un film svincolato dalla risata facile che sappia riavvicinare lo spettatore ad un prodotto di qualità che fonde risata e momenti forti.
Maria Grazia Bosu