La telecamera viene accesa ed inizia la diretta da Londra con alcuni membri del cast di “The Greatest Showman”.
Fra tutti, naturalmente, spicca Hugh Jackman col suo inequivocabile charme, ma anche l’ex teen idol Zac Efron sembra ‘trasudare testosterone’ con la sua abbronzatura. Insieme a loro, la giovane Zendaya e il regista Michael Gracey ed il suo immancabile berretto.
Come fossero membri di una famiglia riunitisi per il pranzo di Natale, gli attori e il regista siedono in una stanza magnificamente arredata per la suddetta festività, con tanto di albero decorato ed illuminato.
L’atmosfera non può che essere delle migliori.
The Greatest Showman: un progetto ambizioso
Gracey prende la parola affermando di aver lavorato precedentemente con Hugh Jackman in occasione di uno spot pubblicitario: “Hugh si è trovato talmente tanto bene a lavorare con me ché mi ha proposto di girare un film insieme. Inizialmente non gli ho creduto, sapete come sono questi attori.. ti riempiono di parole e poi spariscono! – ride – Ma lui era sincero. Poco tempo dopo mi ha mandato la sceneggiatura, così gli ho risposto ‘Accidenti Hugh, ora mi toccherà far fare proprio a te il protagonista, non ho molta scelta!”. Aggiunge, sempre col sorriso sul volto, che inizialmente erano incerti se optare per il genere musical, ma memori della bellezza, nonché dell’enorme successo di pellicole come “Moulin Rouge”, si sono infine decisi. “È stato faticoso, ci sono voluti ben 3 anni per scrivere le canzoni, ma ne è valsa la pena”, conclude il regista.
Hugh Jackman, rispondendo ad una domanda circa la sua ipotetica affinità col personaggio, ammette di non somigliargli poi tanto: “Barnum – afferma – fu un uomo straordinario che ha, di fatto, trasformato radicalmente l’idea d’intrattenimento. Un visionario. Una specie di Steve Jobs dell’ottocento. Tuttavia, per lui il successo era necessario: doveva provvedere economicamente alla sua famiglia. Per me, naturalmente, recitare è sempre stato un sogno, ma di certo, se non fossi riuscito a realizzarlo, avrei fatto altro. Ciò che, d’altro canto, ho in comune con il fantastico circense, è l’amore e la più totale dedizione alla famiglia. Ho la fortuna di avere accanto una moglie fantastica che ho incontrato prima di tutto questo, è lei che mi tiene ancorato alla realtà”.
Michael Gracey ammette che il tributo a “Freaks” di Tod Browning c’è eccome; sebbene in “The Greatest Showman” non venga mai utilizzato tale termine. Il fine è quello di ‘umanizzare’ le persone ‘diverse’, non stigmatizzarle.
È finalmente il turno di Zac Efron, che dichiara di essersi decisamente identificato col suo personaggio Phillip Carlyle: “Phillip mi somiglia sotto molti punti di vista: raggiunge il successo, ha tutto quello che vuole, eppure si sente infelice, insoddisfatto, solo. Incontra la felicità solo grazie a Barnum, attraverso il quale entrerà in contatto con Anne Wheeler, di cui s’innamorerà perdutamente”.
Prende poi la parola Zendaya, bravissima ballerina che in “The Greatest Showman” veste, per l’appunto, i panni della trapezista Anne. Facendo riferimento alla love story fra il suo personaggio e quello di Zac, afferma che l’amore interrazziale, a quei tempi, era alquanto ‘rischioso’ da portare avanti, “Eppure – aggiunge – è importante che in queste situazioni vinca sempre il cuore”.
The Greatest Showman: l’America che si autodetermina
Hugh Jackman continua a parlare di quanto sia stato, per lui, un onore interpretare Barnum: “Ascoltando per la prima volta ‘This is me’ ho pianto. Mi fa ancora piangere, in effetti. In ‘The Greatest Showman’ si assiste alla nascita dell’America moderna il cui caposaldo è l’autodeterminazione, e Barnum ne è la più lampante personificazione. A 16 anni già sosteneva che le persone amano più l’idea di vincere che il premio stesso. Usava la cattiva pubblicità a suo favore, per far parlare si sé. Era inattaccabile. Duro, arrabbiato, ma fondamentalmente ottimista. Ed io sono affascinato dalle persone che, grazie ad una grinta innata, riescono a raggiungere i loro scopi”.
La conferenza si conclude con Gracey che afferma di essere stato influenzato da Fellini, come d’altronde ogni regista al mondo: “Fellini è per me uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi. Non si può aggirare. Ci sono stati dei momenti in cui, guardando alcune immagini di ‘The Greatest Showman’ come, ad esempio, il circo, il fumo, le persone di profilo, mi sono reso conto della grande influenza che ha avuto su di me. E menomale”.
Anche Jackman, a mo’ di saluto, dichiara che “nessuno sa come godersi la vita quanto gli italiani. Ricordo che, tempo fa, una mia amica di Bologna mi girò un video di Zucchero. Da quel giorno non ho mai smesso di ascoltarlo. È un vero peccato non essere effettivamente presente a Roma. Mi sarebbe piaciuto tanto”.
Beh, Hugh, come siamo soliti dire a Roma: potevi da venì.
Nicole Ulisse
06/12/2017