“Dark Shadows”, settimo sigillo per il duo Burton-Depp
Regia: Tim Burton – Cast: Johnny Depp, Chloe Moretz, Helena Bonham Carter, Eva Green, Michelle Pfeiffer – Genere: Commedia, horror, colore, 140 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 11 maggio 2012.
Il singolare “ménage à deux” fra Tim Burton e la sua musa, Johnny Depp, arriva al suo settimo episodio. Il regista, che di fare un film “normale” proprio non ne vuole sapere (dove “normale” sta per “convenzionale”), attinge da una serie horror di culto per realizzare “Dark Shadows”, rivisitando però la storia in chiave comico-grottesca, che poco spazio lascia alle atmosfere gotiche e inquietanti cui ci aveva abituati.
Il vampiro Barnabas Collins (Johnny Depp), vittima del maleficio della strega Angelique (Eva Green), si risveglia dopo 200 anni di prigionia per ritrovarsi ai giorni nostri obbligato a nascondere il suo segreto e impegnato a proteggere la sua famiglia, caduta in disgrazia. Inizialmente scettica, la capofamiglia Elizabeth Collins Stoddard (Michelle Pfeiffer) accetta di mantenere il suo segreto, ben presto scoperto dalla psichiatra di famiglia, la dottoressa Julia Hoffman (Helena Bonham Carter), che nasconde le sue vere intenzioni.
Atmosfere psichedeliche modello “peace and love”, capigliature cotonate e abiti eccessivamente colorati sono gli ingredienti di contorno di un film la cui storia, inizialmente pensata come horror, riesce a far sorridere grazie alla declinazione grottesca che Burton ha voluto dare alla suo nuova fatica.
Johnny Depp, che figura anche tra i produttori della pellicola, anche stavolta ha saputo centrare le intenzioni del “suo” regista, dando vita a un personaggio espressivo, e pieno di contraddizioni tutte misteriosamente plausibili. Un vampiro “umano”, un assassino “pietoso”, un playboy “fedele”.
Nonostante il film non abbia pecche oggettive, ma sia anzi divertente e leggero, molto godibile, tuttavia è venuto a mancare quel pizzico in più di mistero e di horror che non avrebbe guastato una pellicola forse fin troppo autoironica.
Daria Ciotti