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Ghost Stories (2017)

Recensione

Ghost Stories – Recensione: un supernatural thriller ben congegnato

Ghost Stories

 

Ghost Stories (2017)

Jeremy Dyson e Andy Nyman sbarcano al cinema con “Ghost Stories”, adattamento cinematografico della loro omonima Pièce teatrale supernatural thriller. È da qui nasce il film, da uno spettacolo teatrale, di cui i due registi hanno conservato alcuni stratagemmi per riproporli in maniera del tutto funzionale all’esperienza in sala. Inoltre, della rappresentazione sul palco hanno mantenuto intelligentemente il lato immersivo. Perché “Ghost Stories” vive proprio di questo: mettere lo spettatore all’interno della storia, non solo in modo visivo ma anche, e soprattutto, da un punto di vista esperienziale.

E allora, le tre storie su cui deve indagare il professor Goodman (Andy Nyman) e che vedono coinvolti in successione un ex guardiano notturno (Paul Whitehouse), il paranoico Simon Rifkind (Alex Lawther) ed infine l’odioso agente di borsa interpretato sapientemente da Martin Freeman, diventano soltanto un escamotage per trasportarci sempre più giù, in un mondo in cui i muri tra realtà e paranormale non sono così spessi.

Il protagonista portato in scena da Nyman, noto smascheratore di “truffe paranormali”, sarà chiamato dal suo idolo a investigare su quei casi da lui irrisolti e che dovrebbero farlo ricredere sull’esistenza del paranormale. In un crescendo di tensione e figure inquietanti il professor Goodman giungerà piano piano a conclusioni che lo vedranno direttamente coinvolto, e noi con lui. Poiché, come in videogioco in prima persona, veniamo trasportati all’interno della storia.

Ghost Stories: come entrare in una “casa infestata” di un Luna Park

Entrare in sala per vedere “Ghost Stories” è come decidere di varcare la porta di una “casa infestata” di un Luna Park, e quindi essere consci del fatto che qualsiasi razionalismo non servirà a nulla davanti allo spavento e al sussulto, davanti a quegli stratagemmi così banali (e di cui siamo a conoscenza) ma comunque funzionali. Disarmati di fronte a quelle paure recondite (il buio, gli spazi chiusi, il contatto con qualcosa di anomalo), che più o meno tutti hanno o hanno avuto da bambini, ci accorgiamo che sono sempre rimaste lì e basta un rumore per riportarle a galla e farci sussultare.

Ed è attraverso questi artifizi e raggiri che veniamo, letteralmente, presi in giro dall’inizio fino alla fine. Perché la conclusione del film ci lascia spiazzati, con un dubbio: “è un finale scontato e già visto o è stato tutto un grande scherzo?”, come alla fine di una candid camera in cui ti viene svelato di essere stato vittima di un gioco. Ancora scioccato e con un abbozzato sorrisetto non riesci a scindere realtà e finzione.

Allora ci si chiede ulteriormente se Jeremy Dyson e Andy Nyman siano degli abili costruttori di storie immersive o dei formidabili truffatori. Ma la domanda trova una facile soluzione nella totalità del film, che è stato ideato non in maniera impeccabile, perché non è privo di errori, ma sicuramente vincente.

Sfruttando al meglio quelli che sono i canoni classici del genere, in alcuni casi della comicità (non dimentichiamoci che Jeremy Dyson fa parte del gruppo comico inglese noto come “League of Gentlemen”), i registi creano un prodotto del tutto nuovo, godibile e coerente dall’inizio alla fine, senza nessuna pretesa di parlare di massimi sistemi come molte produzioni fanno in maniera del tutto decontestualizzante.

Ghost Stories: un ottimo supernatural thriller, come non se ne vedevano da parecchio tempo

Ghost Stories Scene

La riuscita del film sta anche nell’utilizzo di un’ottima fotografia da parte di Ole Bratt Birkeland (“The Crown”, “Philip K. Dick’s Electric Dreams”), e nell’interpretazione di tutto il cast, a partire dal sempre impeccabile Martin Freeman. Ad Alex Lawther è stata affidata la parte “comica” del film, in una sequenza di situazioni ben riuscita e che sa strappare risate sincere senza mai smorzare l’animo tetro della narrazione.

Non bisogna dimenticarsi che l’orrore trova le sue radici nei B-Movie, in quei film di nicchia da drive-in americano. Non a caso una scena ricorda molto un momento particolare del terzo romanzo fanta-horror della trilogia di Joe R. Lansdale intitolata appunto “La notte del drive-in”. Nelle sue origini la pellicola trova la sua forza, e non manca di dimostrarlo in varie citazioni di vecchi classici del genere. In conclusione “Ghost Stories” è un ottimo horror, come non se ne vedevano da parecchio tempo e che non pretende di essere niente di più di quello che è: uno spettacolo per divertire e impaurire.

Riccardo Careddu

Trama

  • Regia: Andy Nyman, Jeremy Dyson
  • Cast:  Andy Nyman, Paul Whitehouse, Alex Lawther, Martin Freeman, Jake Davies, Kobna Holdbrook-Smith, Nicholas Burns, Ryan Oliva, Amy Doyle, Daniel Hill, Oliver Woollford, Samuel Bottomley, Paul Warren, Lesley Harcourt, Ramzan Miah, Maggie McCarthy, Emily Carding, Louise Atkins, Christine Dalby, Maria Major, Benji Ming, Callum Goulden, Joe Osborne, Macie Allen, Deborah Wastell
  • Genere: Supernatural thriller, colore
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: Gran Bretagna, 2017
  • Distribuzione: Adler Entertainment
  • Data di uscita: 19 aprile 2018

Ghost Stories - Locandina italiana

Phillip Goodman è un professore di psicologia, scettico nei confronti dei fenomeni paranormali. Quando gli arriva a casa una misteriosa lettera contenente informazioni su tre casi mai risolti, verrà spinto a intraprendere un viaggio alla scoperta di cose che non possono essere spiegate dalla sua mente razionale.

Ghost Stories: dal teatro al cinema

“Ghost Stories” è un film supernatural thriller diretto da Andy Nyman e Jeremy Dyson, con protagonista Martin Freeman, la star della saga de “Lo Hobbit” e della serie “Fargo”. Il film è tratto dall’omonima pièce teatrale scritta dallo stesso Nyman, che oltre a essere un attore e un drammaturgo è anche un mago e un illusionista di professione.

La versione teatrale di “Ghost Stories” ha debuttato sul palco per la prima volta nel 2010, e fin dalla sua prima messa in scena ha ottenuto un enorme successo ed è stato candidato a due Olivier Awards, il maggior riconoscimento per il teatro in Gran Bretagna. L’ultima riproposizione dell’opera sul palcoscenico è avvenuta nel 2015, dopo ben 1000 repliche. Le caratteristiche che contraddistinguevano l’opera erano la sua breve durata (80 minuti senza intervallo) e il divieto di ingresso ai minori di 15 anni, come per un vero e proprio film horror.

Jeremy Dyson è un collaboratore di lunga data di Andy Nyman ed ha lavorato con lui alla stesura di “Ghost Stories” fin dal suo debutto in teatro. Jeremy Dyson, al contrario di Nyman, proviene dal mondo televisivo britannico, nel quale ha curato la regia di moltissime produzioni e per il quale ha ideato la serie comedy “The League od Gentlemen“, andata in onda tra il 1999 e il 2002.

 

Ghost Stories (2017)

Trailer

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