Guillermo del Toro entra nella storia dell’Academy grazie a “La forma dell’acqua”, per il quale ha ottenuto ben 4 Oscar, tra cui Miglior regia e Miglior film. Sul palco il regista ha pronunciato parole forti e davvero significative.
Le parole di Guillermo del Toro agli Oscar 2018
Una serata davvero importante quella di domenica, in particolare per Guillermo del Toro che ha ottenuto i due premi più ambiti. Il regista ha vinto gli Oscar come Miglior regia e Miglior film per “La forma dell’acqua“. La pellicola aveva già ottenuto moltissimi altri premi e molti davano quasi per certo questo esito. Ad ogni modo, il regista è apparso inevitabilmente emozionato e profondamente commosso entrambe le volte sul palco.
Bisogna considerare che questa vittoria significa molto più di quello che possa sembrare a prima vista. Guillermo del Toro è, infatti, il terzo regista messicano ad aggiudicarsi il premio come Miglior regia. Prima di lui, Alfonso Cuarón (con “Gravity” nel 2014) e Alejandro González Iñárritu (per “Birdman” nel 2015 e per “Revenant – Redivivo” nel 2016) ottennero lo stesso riconoscimento. Il regista de “La forma dell’acqua” non poteva di certo prescindere da questo duplice significato della vittoria e, proprio per questo motivo, il suo discorso di ringraziamento si è incentrato su una riflessione ben precisa. Del Toro ha voluto sottolineare il suo essere immigrato, guardando tutti gli artisti messicani presenti in platea, e concentrarsi su come le differenze culturali possano talvolta costituire una maggiore chiave di lettura del mondo. Un mondo pieno di confini, certo, ma che il cinema può ben superare. Ecco le sue parole:
«Io sono un immigrato, come molti di voi. E negli ultimi venticinque anni ho vissuto in un Paese tutto nostro. Una parte è qui, una parte è in Europa, una parte è ovunque. Perché la cosa più importante che fa il nostro settore è cancellare le linee di confine, quando il resto del mondo vorrebbe renderle più profonde. Dovremmo continuare a sentirci così invece di costruire muri. Il luogo in cui amo vivere di più è la Fox Searchlight perché hanno creduto nella favola dell’amore tra un anfibio e una donna muta. Mia madre, mio padre, i miei fratelli, li ringrazio tutti.»
Un elogio della diversità che appartiene al regista stesso e che è la colonna portante del suo ultimo successo. Lo stesso elogio è tornato anche nel secondo discorso del regista al Dolby Theatre, quello per Miglior film: in questo caso, Guillermo del Toro ha voluto ripercorrere alcuni dei suoi modelli principali, affermando come i propri sogni di bambino siano divenuti realtà e come ogni giovane regista non debba lasciarsi scoraggiare da un’azienda che sembra a volte troppo difficile da raggiungere e conquistare.
«Grazie, grazie mille. Sono cresciuto in Messico e sono sempre stato un grande ammiratore dei film stranieri. Film stranieri come “E.T.” o quelli di William Wyler, o di Douglas Stirk o di Frank Capra. E qualche settimana fa Steven Spielberg ha detto: “se ti trovi lassù, se ti trovi sul podio, ricordati che fai parte di un’eredità, che fai parte di un mondo di registi, e devi esserne fiero“. Voglio dedicare questo premio a ogni giovane regista, la gioventù che ci sta mostrando come si fanno le cose. Lo stanno facendo davvero. In ogni paese del mondo. Ed io ero un bambino innamorato dei film e, crescendo in Messico, pensavo che tutto questo non potesse accadere. Ma succede. E voglio dirvelo, chiunque stia sognando di impiegare il genere o la fantasia per raccontare storie riguardanti cose che sono reali nel mondo di oggi, potete farcela. Questa è una porta, spalancatela con un calcio ed entrate. Grazie infinite.»
Un invito a rincorrere i propri sogni e a dar forma ai propri progetti, per riuscire a raggiungere l’Olimpo dei registi ed entrare nella storia, come ha sostenuto anche Steven Spielberg. La sua vittoria ci mostra come tutto questo succede ed è possibile e la sua commozione nel dire queste parole non poteva che colpirci ancora di più.
Non che servisse un premio Oscar a Guillermo del Toro per dimostrare di aver raggiunto questo Olimpo. Anche senza un riconoscimento di questa portata, ne faceva già parte da tempo.
Claudia Pulella
6/3/2018