Recensione
1945 – Recensione: Il regista ungherese Ferenc Torok dirige un film forte sul dramma dell’Olocausto
Nel 1945 in Ungheria in un piccolo villaggio arrivano due ebrei ortodossi portando lo scompiglio nella comunità che sta per festeggiare il matrimonio del figlio del notaio/Istvan Szentes con la giovane Kisrozsi/Dòra Szatarenki. Tutti i fantasmi del passato riaffioreranno in un giorno carico di pioggia e di tensione.
É girato in bianco e nero e ha un andamento lento “1945”, film presentato nella sezione Panorama della 67° edizione della Berlinale. Diretta da un cineasta molto amato nei Festival internazionali, l’opera affronta in modo originale il dramma dell’Olocausto, in un anno segnato in Ungheria dalla presenza minacciosa di soldati russi.
Nella narrazione, la vita privata della gente del luogo si va a sovrapporre con la grande storia. Il cinico e avido notaio/vicario è stato alla guida della regia occulta che ha portato allo sterminio della componente ebraica. I loro beni sono diventati illecitamente di altri, compresa la casa di un brav’uomo come Andràs/Jòzsef Szarvas che affoga i suoi rimorsi nell’alcol. I misteri celati dietro il velo di silenzio della comunità tutta si svelano lentamente.
É bravo il regista a seminare indizi nascosti in una storia che sembra tranquilla ma non lo è. Tutti, dalla bella sposa al suo futuro marito Arpad/Bence Tasnàdi sono tormentati da qualcosa in una giornata che lascerà il segno nella vita del villaggio.
1945: adattamento cinematografico di un racconto dello scrittore Gàgor T. Szàntò che ne firma la sceneggiatura
Una fotografia in un bianco e nero alquanto originale di Elemèr Ragàlyi, uno dei migliori nel suo campo è il tratto distintivo di “1945”, un film che lascia il segno. I dialoghi sono scarni ma parlano per loro le facce belle dei contadini e degli abitanti del luogo che si muovono tra scenari che appaiono volutamente posticci, come se fossero pezzi di un fondale teatrale.
La musica, firmata da Tibor Szemzo, enfatizza i momenti clou della storia. Nel finale, catartico per i due stranieri che hanno scatenato tutto, gli elementi sacri del fuoco e dell’acqua si mischiano con il vapore del treno che lascia una piccola stazione di paese dove il passato è tutto racchiuso in una scatola di ricordi sepolti in un giardino.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Ferenc Török
- Cast: Péter Rudolf, Bence Tasnádi, Tamás Szabó Kimmel, Dóra Sztarenki, Eszter Nagy-Kalozy
- Genere: Drammatico, bianco e nero
- Durata: 91 minuti
- Produzione: Ungheria, 2017
- Distribuzione: Mariposa Cinematografica
- Data di uscita: 3 maggio 2018
La storia di “1945” prende le mosse in una calda giornata d’estate dell’anno del titolo. La guerra è appena finita e una famiglia ungherese è impegnata con i preparativi di un matrimonio. Il figlio di Istvan Szentes, segretario comunale, Arpad, sposerà Kisrozsi. Istavn è una persona rispettata in tutto il paese ed è stato proprio lui a distribuire i beni confiscati dagli ebrei. Con l’inizio delle deportazioni, anche il suo amico Pollak è stato preso, lasciando il suo drugstore nelle mani di Szentes che lo ha acquistato.
Alla stazione ferroviaria arrivano due ebrei ortodossi, un giovane e l’altro più anziano. Con loro portano due grandi scatoloni misteriosi. I due si dirigono verso il paese sotto lo guardo vigile delle truppe d’occupazione sovietiche. Il loro arrivo sconvolgerà l’intera città che teme un possibile ritorno di altri sopravvissuti e di dover restituire i loro guadagni illeciti. Tra atteggiamenti di odio e istinti omicidi, c’è anche qualcuno turbato dal rimorso.
1945: La paura degli orrori del passato
“1945”, diretto dal regista Ferenc Török, è un adattamento cinematografico del racconto “Homecoming” di Gábor T. Szántó. Quest’ultimo si è occupato della sceneggiatura del film, prodotto dalla Katapult Film con le musiche di Tibor Szemzo.
Il lungometraggio è stato presentato in anteprima europea alla 67ª edizione del Festival di Berlino, e in anteprima mondiale al Miami Jewish Film Festival.
La critica ha espresso parole positive per “1945”. Variety, ad esempio, definisce l’approccio cinematografico “fresco e intelligente su un argomento difficile”.
Secondo quanto riporta The Hollywood Reporter: “Un’aggiunta rispettabile, anche se prevedibile, al canone dei film che trattano l’immediato dopoguerra”.