Recensione
Capri-Revolution: bellissima ode alla libertà
“Capri-Revolution”, presentato nella selezione ufficiale della 75ª Mostra del Cinema di Venezia, parla di libertà, ne parla facendo un discorso filosofico complesso, per nulla scontato, senza perdersi nello sfoggio auto-compiaciuto delle propria cultura, ma argomentando in maniera chiara e diretta, rimanendo sempre comprensibile e senza mai dimenticarsi del pubblico.
La storia è semplice: siamo nel 1914, alle soglie della Prima Guerra Mondiale. Una comune di giovani artisti si è insediata nell’isola di Capri, alla ricerca di un’utopia, fondando un micro-mondo ideale, basato sulla libertà di espressione e sul ritorno alla natura. Lucia (Marianna Fontana), la protagonista, è invece una capraia che vive in una realtà patriarcale radicata e chiusa al cambiamento. Quando la giovane incontra casualmente Seybu (Reinout Scholten van Aschat), il leader della comune, mette in dubbio tutte le proprie convinzioni e, spinta dapprima dalla curiosità, poi da una crescente sete di libertà e ricerca di se stessa, decide di unirsi al gruppo, finendo per scontrarsi con la sua stessa famiglia.
Capri-Revolution: piccolo capolavoro di profondità
La sceneggiatura di Mario Martone e Ippolita Di Majo brilla. “Capri-Revolution” è una di quelle rare opere capaci di coniugare un discorso complesso, profondo e filosofico a una grande semplicità espressiva. I dialoghi, seppur estremamente colti, sono diretti, vanno dritti al punto. L’incontro-scontro fra il dottore (Antonio Folletto) e Seybu è un capolavoro di scrittura. È il conflitto universale tra pragmatismo e arte, tra scienza e filosofia. Alla fine nessuno dei due prevale: entrambi i personaggi, pur rimanendo della loro opinione, escono arricchiti dallo scontro. Ed è proprio questo il senso profondo del film: mai smettere di porsi delle domande, di mettere in discussione le proprie certezze. Finché c’è movimento, c’è vita. E come Seybu dice al dottore: “Avere tutte queste certezze, ti rilassa o ti stanca?”
Il film mette anche in guardia dai pericoli di questa ricerca: ovviamente non tutto quello che viene dalla comune è oro colato, e anche la ricerca della libertà nasconde insidie e pericoli. Lo stesso Seybu non è un santone onnisciente, ma commette errori, ha dubbi ed incertezze.
La fotografia esaltata Capri in tutta la sua bellezza selvaggia. I corpi nudi durante le “danze” e le arti performative, seppur esposti integralmente, non risultano mai volgari. Le coreografie di Raffaella Giordano sono ricercate, così come le musiche di Sascha Ring e Philipp Thimm. Si nota chiaramente che è stato fatto un lungo e profondo lavoro di preparazione e ricerca dietro alla loro realizzazione.
Gli attori sono tutti molto bravi e in parte, ad iniziare da Donatella Finocchiaro, che ha un ruolo apparentemente secondario e silenzioso, ma la cui scena finale rimane impressa nella memoria più di ogni altra. La pellicola è quasi completamente sottotitolata, essendo recitata parte in dialetto napoletano, parte in inglese e parte in francese. Il passaggio fra le varie lingue e dialetti non risulta mai forzato, e la scelta è perfettamente giustificata dalla comunità poliedrica rappresentata.
Certo, il film richiede una certa cultura di base per poter essere apprezzato nelle sue sfumature, e potrebbe risultare respingente per lo spettatore occasionale alla ricerca di un facile intrattenimento, ma ripaga appieno, e con gli interessi, chiunque voglia dedicargli due ore di attenzione. Assolutamente consigliato agli assetati di conoscenza e libertà.
Nicola De Santis
Trama
- Regia: Mario Martone
- Cast: Reinout Scholten van Aschat, Marianna Fontana, Antonio Folletto, Jenna Thiam, Lola Klamroth, Ludovico Girardello, Gianluca Di Gennaro, Maximilian Dirr, Donatella Finocchiaro, Eduardo Scarpetta (II)
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 122 minuti
- Produzione: Italia, Francia, 2018
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 20 Dicembre 2018
“Capri-Revolution” è una pellicola drammatica diretta da Mario Martone, in Concorso alla 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film chiude la trilogia aperta da “Noi Credevamo” e “Il Giovane Favoloso“, a cui è stato conferito il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence.
La pellicola ci riporta nel passato, in un tempo di cambiamenti. È l’anno 1914, l’Italia va incontro alla Prima Guerra Mondiale, al progresso, al socialismo e alla drammaturgia di Maxsim Gor’kij e degli intellettuali russi, elementi che sembrano voler invadere la piccola isola azzurra. Capri si lascia travolgere dalle forti utopie dei giovani, divenendo il luogo ideale per la ricerca dell’arte e della vita, finendo per attrarre una comune di nordeuropei. Ma lo spirito e la forte identità dell’isola si incarnano in Lucia, una giovane capraia, interpretata da Marianna Fontana (giunta al successo interpretando una delle gemelle nel film “Indivisibili“).
Lucia sarà affascinata dalla comune dei nordeuropei, guidata da Seybu interpretato da Reinout Scholten van Aschat e incontrerà il medico del paese interpretato da Antonio Folletto (“L’attesa” e “Tre Tocchi“).
Capri-Revolution: natura e progresso
È nelle sfumature del contrasto fra natura e progresso che Mario Martone cerca i sogni dei giovani che hanno iniziato a inebriarsi degli ideali di libertà della rivoluzione che fermentava: Gor’ki e Lenin a Capri, l’insediamento della scuola di partito che fu tra i circoli rivoluzionari più attivi per gli espatriati della Russia e l’arrivo sull’isola dell’energia elettrica.
Capri-Revolution: le riprese
Le riprese di “Capri-Revolution”, della durata di otto settimane, si sono svolte oltre che a Capri, in un luogo caro al regista: il Cilento, dove ha già girato in passato con “Noi credevamo” e il corto “Pastorale Cilentana”.
Alcune scene sono state girate nel mare di Gaeta, a bordo della nave scuola “Signora del Vento” con più di 200 comparse per le immagini degli emigranti al tramonto alla vigilia della Guerra. Di mattina, invece, è stata catturata l’unicità dello “Stradello Raschi.”
La storica Gran Guardia ha messo a disposizione i propri locali per l’abbigliamento ed il trucco delle numerose comparse, mentre I Tesori dell’Arte ha suggerito la fantastica location.
Il regista era già stato al Festival di Venezia nel 2014 con “Il giovane favoloso“, pellicola dedicata alla vita di Giacomo Leopardi, che ha riscosso un notevole successo.
Il primo lungometraggio di Mario Martone risale al 1992 “Morte di un matematico napoletano”, con in quale ha ottenuto il Premio della Giuria alla Mostra di Venezia.
Con “L’amore molesto” (1995) Martone ha partecipato, invece, al Festival di Cannes e ha ottenuto il David di Donatello.
Nel 2010 il regista ha inoltre diretto “Noi credevamo”, ispirato all’omonimo romanzo di Anna Banti, grazie al quale ha vinto il premio Alabarda d’oro per il Miglior Film e la Miglior Sceneggiatura.
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