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Styx (2018)

Recensioni

Styx – Recensione: una metafora amara sul problema dell’immigrazione

Styx scenaParlare di immigrazione senza aprire un dibattito socio-politico è un’impresa quasi impossibile, ma è ciò che ha tentato comunque di fare Wolfgang Fischer, il regista di “Styx”, una metafora allegorica su uno dei drammi umani che quasi ogni giorno riempie le pagine dei quotidiani occidentali. Il titolo già parla da sé: infatti Styx significa Stige, uno dei cinque fiumi infernali secondo la mitologia greca, il “fiume dell’odio“, secondo l’etimologia greca, attraversato da Caronte mentre traghetta le anime dei morti verso l’Oltretomba, in un viaggio di sola andata.

“Styx” racconta il viaggio di Rike, interpretata dalla straordinaria attrice Susanne Wolff, un medico affermato, specializzato in primo soccorso, con una passione per il mare, che la porta a essere un’esperta skipper. Un giorno la donna decide di partire dallo Stretto di Gibilterra, in solitaria, sulla sua barca a vela, in direzione della paradisiaca isola di Ascensione in mezzo all’Oceano Atlantico.

Styx (2018)

Durante il viaggio Rike diventa la testimone oculare del naufragio di un peschereccio carico di profughi diretti verso le coste occidentali. La donna si trova così ad affrontare uno dei dilemmi più profondi della sua vita ossia se intervenire e salvare delle vite umane (tra l’altro fa parte del primo giuramento di Ippocrate a cui è sottoposto un medico ma è anche uno dei primi doveri come capitano di una nave) o rimanere indifferente. Ma la questione non è così semplice come si possa pensare, soprattutto nel momento in cui ci si trova coinvolti a livello umano.

“Styx”, nonostante non fosse questo l’intento, ha un impostazione molto “documentaristica”, ma allo stesso tempo si presenta come una tragedia moderna che pone profondi quesiti etici sulla responsabilità – individuale e collettiva – nei confronti dell’altro essere umano.

“Styx” è un film profondo, adatto a un pubblico maturo, in grado di apprezzare lo straordinario lavoro fatto sulle riprese e la fotografia – l’elemento vincente di questa opera cinematografica – ma anche in grado di cogliere la profonda metafora celata nella trama.

“Styx” è l’incontro a metà strada fra due mondi: quello apparentemente vincente della società capitalistica occidentale, incarnato dalla figura di Rike (Susanne Wolff), perfetta in questo ruolo, che si scontra con quello di un popolo disperato, in fuga e in balia delle onde del mare, in attesa che qualcuno presti il suo aiuto. “Styx” rappresenta il dramma interiore di Rike che nasce proprio dalla consapevolezza di non poter, da sola, fare alcunché. Abbandonata a se stessa, la donna cerca disperatamente di ottenere aiuti dalla Guardia Costiera e dalle altre imbarcazioni, ma nessuno si fa avanti. I soccorsi tardano ad arrivare e forse arriveranno in tempo solo per raccogliere qualche cadavere. La solitudine e il senso di impotenza vissuto da Rike durante tutta la vicenda si aggrappa allo stomaco e al cuore dello spettatore.

Styx: una pellicola girata quasi esclusivamente in mare in cui a parlare non sono i personaggi ma le immagini

Styx IMG FILMIl 90% delle riprese di “Styx” sono state effettuate su una piccola barca a vela in prossimità delle coste dell’isola di Malta. Un esperimento assolutamente riuscito che dà un valore aggiunto al film. Un altro elemento degno di lode è l’assenza di effetti speciali, inutili in una pellicola come questa che è già di per sé ricca di immagini spettacolari, come la sublime scena della tempesta che precede l’incontro della protagonista con il peschereccio carico di profughi. “Styx” è un film in cui i dialoghi sono un elemento assolutamente superfluo, eccetto i tentativi di Rike di mettersi in contatto con i soccorritori e le poche parole scambiate con il giovane Kingsley, il ragazzo quattordicenne ripescato e salvato dalla protagonista, che rappresenta tra l’altro l’elemento di rottura nella trama. Sono i rumori suggestivi delle onde che si infrangono sulla barca, il vento e il silenzio a parlare. In fondo se ci pensiamo bene in una situazione come quella raccontata in “Styx” non c’è molto da dire, si è detto fin troppo e fatto troppo poco fuori dal contesto cinematografico, e forse solo le immagini possono raccontare il dramma umano che si consuma da ormai troppo tempo nei nostri mari.

“Styx” è  la perfetta metafora della disfatta di quel paradiso terrestre  tanto agognato e mai raggiunto né dalla protagonista né dall’uomo occidentale, tanto desiderato quasi da farci dimenticare l’esistenza dell’Inferno, spesso troppo lontano da noi da poter essere tangibile e sempre filtrato attraverso notiziari, giornali e slogan.

Chiara Broglietti

Trama

  • Regia: Wolfgang Fischer
  • Cast: Susanne Wolff, Gedion Wekesa Oduor, Alexander Beyer, Inga Birkenfeld
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 94 minuti
  • Produzione: Germania, Austria, 2018
  • Distribuzione: Cineclub Internazionale
  • Data di uscita: 15 novembre 2018

locandina Styx“Styx” è un film drammatico del 2018, scritto e diretto dal regista austriaco Wolfgang Fischer. Nove anni dopo il thriller psicologico “Was du nicht siehst“, il regista torna sul grande schermo con la storia di Rike.

Il film è distribuito nelle sale italiane da Cineclub Internazionale.

Styx: quando il sogno si tramuta in tragedia

“Styx” ritrae la trasformazione di una giovane donna, forte e determinata, che vede il sogno di una vita trasformarsi in catastrofe. Rike è un medico alla continua ricerca di felicità e successo che affronterà l’impotenza di fronte alla crudeltà della vita reale.

Conosciamo la protagonista attraverso il suo lavoro come medico d’urgenza, conosciamo la sua determinazione e le sue ambizioni. Un giorno Rike decide finalmente di realizzare un sogno da tempo messo da parte: raggiungere in barca a vela l’Isola di Ascensione nell’Oceano Atlantico. Una volta partita per realizzare il suo progetto si imbatterà in una tempesta in alto mare e si ritroverà fianco a fianco con un peschereccio che sta affondando. Rike tenterà in ogni modo di chiedere aiuto ma invano, e sarà costretta a prendere una decisione che potrebbe costarle la vita: solo il caso potrà salvarla.

“Styx” ha ricevuto il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Berlino 2018 e si è classificato tra i finalisti per il premio LUX.

Trailer

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