Recensione
Il castello di vetro: crescere è difficile, con genitori fuori dagli schemi, lo è ancor di più
“Il castello di vetro” suggerisce all’immaginazione una dimora tanto bella quanto fragile, una stravaganza abitativa che diviene metafora del complicato universo dei legami familiari.
Il racconto del “castello” vien fatto attraverso il punto di vista di Jeanette, la seconda di quattro figli. Rex è una persona fuori dal comune: pazzo, colto e dotato di una grandiosa fantasia. É un padre che, seppur favoloso, rincorre la sua follia e suoi demoni, trascinando la famiglia in un viaggio fantastico e tragico allo stesso tempo, seguito da una moglie che fatica a diventare adulta. I protagonisti compiono un percorso rocambolesco, alla ricerca del posto più adatto per erigere “Il castello di vetro”: la casa dei sogni che Rex ha progettato nei minimi dettagli, disegnando anche i pannelli solari per ottenere l’indipendenza energetica e per tenere il più lontano possibile la società circostante.
Il film si avvita fra il presente e i pezzi di un passato che emerge progressivamente e che narra l’infanzia e l’adolescenza di Jeanette. A fare da classico filo conduttore, è il rapporto padre-figlia che si evolve in forme variegate e contrastanti: amore, odio, ammirazione, disprezzo, identificazione e repulsione.
Il castello di vetro: un film dalla narrazione classica dalle ottime interpretazioni
Viene in mente un vecchio adagio: i genitori non si scelgono, e subito dopo, un altro detto: fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo. Ne “Il castello di vetro” questi concetti sono estremizzati da una storia (vera), dove una donna, malgrado la vergogna per chi l’ha messa alla luce, riesce ad affermarsi come persona e come brillante professionista. Subentra, quindi, anche una riflessione su ciò che Jeanette tenta di nascondere e che, allo stesso tempo, è il volano inconscio delle sue azioni, che le permettono di raccogliere successi sia nei rapporti interpersonali, sia nel campo lavorativo.
“Il castello di vetro” si avvale di una narrazione parallela: oltre all’evidenza dei fatti, spesso assurdi, si illustra il continuo mutare dei sentimenti verso un genitore così particolare. A seconda dell’età, Jeanette vede Rex con occhi diversi fino all’inevitabile presa di coscienza del fatto di essere composta della sua stessa materia, anche se in una versione riveduta e corretta. A fronte di una storia incredibile, benché sia basata sulla vita di una famosa giornalista americana, il film ha un incedere classico e manca di un guizzo che possa donargli la definizione di memorabile; grandi, invece, le prove attoriali soprattutto degli interpreti più grandi e dei più piccoli di età.
Malgrado si assista, per l’ennesima volta, ad una nuova versione della retorica statunitense sul farcela da soli e malgrado tutto, “Il castello di vetro” rimane un film piacevole e godibile; sperando che le colpe dei padri, qualche volta, possano non ricadere sui figli.
Riccardo Muzi
Trama
- Titolo originale: The Glass Castle
- Regia: Destin Daniel Cretton
- Cast: Brie Larson, Naomi Watts, Woody Harrelson, Sarah Snook, Max Greenfield, Iain Armitage, Ella Anderson, Shree Crooks, Charlie Shotwell, Sadie Sink
- Genere: Biografico, colore
- Durata: 127 minuti
- Produzione: USA, 2017
- Distribuzione: Notorious Pictures
- Data di uscita: 6 dicembre 2018
“Il Castello di Vetro” è un film biografico di Destin Daniel Cretton con Brie Larson, Naomi Watts e Woody Harrelson. La pellicola è l’adattamento di “The Glass Castle: A Memoir“, l’autobiografia della famosa giornalista Jeanette Walls. Il film ha incassato circa 17,2 milioni di dollari nelle prime 8 settimane di programmazione e 4,9 milioni di dollari nel primo weekend.
Il Castello di Vetro: la trama
“Il castello di Vetro” è il racconto dell’infanzia travagliata di Jeanette Walls (Brie Larson), seconda di quattro fratelli. Sua madre (Naomi Watts) non le dedica le attenzioni che meriterebbe, molto più interessata a trovare nuovi soggetti da dipingere. Il padre, Rex Walls, (Woody Harrelson) compensa la freddezza della moglie con la sua amorevolezza, ma ha problemi di alcolismo.
L’uomo trascorre il tempo, quando non è ubriaco, a pianificare sempre nuove strategie di guadagno; Rex sogna di costruire, un giorno, un “castello di vetro” per le sue bambine, castello che diventerà presto il simbolo dei suoi fallimenti. Le sue figlie non hanno più bisogno di ulteriori promesse infrante. Sono costrette, con i loro fratelli, a una vita itinerante, attraverso la costa occidentale degli Stati Uniti.
Brie Larson torna a lavorare con il regista Destin Daniel Cretton, con il quale aveva già collaborato per “Short Term 12” nel 2013. La giornalista Jeanette Walls si è dimostrata entusiasta delle scelte del cast, soprattutto riguardo la sua interprete, contemporaneamente forte e vulnerabile, e Woody Harrelson nel quale la Walls dice di aver rivisto la perfetta essenza di suo padre.