Presentato in decine di festival, dove ha fatto incetta di premi, arriva nelle sale nostrane, in lingua originale coi sottotitoli in italiano, il primo lungometraggio di Paul Cotter, una commedia deliziosa e divertente, che sa scavare come poche nei meandri dell’animo umano
Regia: Paul Cotter – Cast: Shane Taylor, Benjamin Whitrow, Michael Asmussen, Eileen Nicholas, Ulrike Arndt, Emil Austermann, Waltraud Bredfeldt, Helge Ihnen, Martina Janßen, Sara Kessel, Günter Mües, Sheela Patel, Herbert Schröder, Volkmar Siems, Dörte Tien – Genere: Commedia, colore, 84 minuti – Produzione: Gran Bretagna, USA, 2009 – Distribuzione: Distribuzione Indipendente – Data di uscita: 19 aprile 2013.
L’opera prima di Paul Cotter è un piccolo gioiello cinematografico realizzato con pochissimi soldi, venticinquemila euro per l’esattezza, ennesima dimostrazione da parte della cinematografia indipendente che quando si ha qualcosa da dire di veramente interessante e sentito si può riuscire a superare l’indifferenza delle grandi case di produzione, e a realizzare qualcosa di ‘grande’ anche con ‘piccoli’ mezzi.
Cotter ha investito tutto ciò che aveva in questo progetto, e da spettatori possiamo dire a ragione che ne è valsa veramente la pena! Del suo racconto ‘on the road’ sono protagonisti Alistair e Valerie, una coppia di ottantenni che da anni progettano un viaggio in Germania, dove l’uomo spera di poter fare i conti col proprio passato. Ad accompagnarli, suo malgrado, il loro figlio trentenne, Ross, che è passato da una giovinezza di grandi speranze ad un’età adulta in cui non è riuscito a concretizzare le proprie aspettative, nè dal punto di vista lavorativo né da quello affettivo.
Il viaggio è per Cotter un incredibile mezzo attraverso il quale raccontare due diverse generazioni, la difficoltà nel relazionarsi, le diversità nel comunicare, il tutto senza un vero e proprio scontro generazionale, adoperando piuttosto un’ironia acuta, che fa ridere di gusto pur trattando temi profondi, di valenza universale.
Ma “Bomber” mostra anche l’innato desiderio dell’essere umano di chiudere i conti col proprio passato, di non lasciare questioni irrisolte, di voler in qualche maniera ultimare il proprio passaggio terreno senza lasciare questioni in sospeso.
Il regista britannico, incredibilmente poco apprezzato in patria, dove il film, nonostante la pioggia di premi ricevuti, ancora non ha trovato una distribuzione, ha confezionato un film sentito, a tratti autobiografico, che colpisce il cuore e la mente dello spettatore, che lo porterà con sé anche dopo l’uscita dalla sala cinematografica. Raro esempio di cinema che pur intrattenendo travalica l’intrattenimento fine a se stesso per ricordare che anche un film, se ben pensato, ancor prima che ben fatto, può essere arte.
Maria Grazia Bosu