Recensione
La Partita – Recensione: nelle periferie romane una finale di calcio categoria allievi assume connotati epici
Il regista Francesco Carnesecchi, che si fa chiamare anche Frank Jerky, scrive e dirige il suo primo lungometraggio, “La partita”. Si tratta di un racconto minimalista, volutamente realista, ambientato in una periferia romana, i cui protagonisti sono quasi tutti personaggi di classe sociale bassa e comunque dai comportamenti poco etici e anche poco legali.
Si gioca l’ultima partita del campionato della categoria allievi, è una domenica di maggio, e l’allenatore Claudio Bulla (nomen omen), interpretato da un fantastico Francesco Pannofino, spera di vincere il primo titolo e relativa prima coppa della sua vita. Nella sua squadra gioca un piccolo campione sul quale sono riposte tutte le speranze, ma l’adolescente calciatore deve compiere durante la partita una scelta fondamentale: vincere e consegnare se stesso, la sua squadra, il club di appartenenza e l’allenatore a un’improvvisa fama, o tutelare un padre malevolo che ha scommesso sull’esito della competizione.
Molte delle riprese sono concentrate sulle azioni dei calciatori, adolescenti che non si risparmiano azioni scorrette durante il match, ma anche fuori dall’azione del gioco, e molte vicende collaterali inquadrano il mondo dei protagonisti con spaccati delle loro vite personali. Veniamo gradualmente a conoscere la famiglia dei proprietari del club calcistico, fatta da un padre che cerca di ingannare dei malavitosi locali e da un figlio dedito ad abuso di cocaina, la famiglia dell’allenatore e la famiglia del piccolo campione di calcio, relativi parenti che proprio in quella domenica celebrano la comunione della figlia e aspettano tutti gli altri per il pranzo all’aperto. Veniamo a conoscere il piccolo clan malavitoso retto da un anonimo gestore di chiosco ambulante, interpretato da un impeccabile Giorgio Colangeli. Sono tutti personaggi descritti al meglio, abitanti suburbani di una Roma degradata, coatti e coatte sono gli uomini e le donne che interpretano i vari personaggi, coattelli e coattelle sono i loro figli e figlie.
La partita: un esordio decisamente buono
Nonostante alcune imprecisioni nel montaggio e qualche lieve lentezza in alcune scene con “La partita” Carnesecchi dimostra delle notevoli capacità sia nella regia che nella stesura dello script. I dialoghi sono tutti studiati in maniera pertinente e riescono a ben delineare quegli individui romani di periferia che parlano un dialetto di borgata e al quale si fanno volutamente assumere dei connotati umoristici. Un altro elemento costante dei personaggi del film è la loro litigiosità, si litiga sul campo da calcio, ma si litiga anche tra la sparuta accolita di spettatori sugli spalti, litigano gli uomini, litigano le donne, litigano i bambini e anche le bambine, si viene spesso alle mani, ci si picchia, ci si insulta, ci si tira i capelli, fino alla spassosa ressa finale, in occasione del pranzo di comunione, in cui si tirano pomodori col riso sulle facce altrui.
Un’ottima fotografia segue in maniera lodevole le scelte registiche di Carnesecchi, che propone riprese aeree del club di calcio, con la sua collocazione nella degradata periferia romana, ma anche riprese vicino al terreno, che seguono gli spostamenti dei vari protagonisti dal basso, inquadrando l’ambiente trascurato che non nasconde ‘monnezza’ e vecchi palloni di calcio abbandonati, e le azioni dei giovani calciatori, concentrate sui loro piedi. La musica, curata da Alessio Lottero riesce a commentare in maniera molto efficace i vari contesti del film, ma soprattutto durante il gioco sul campo, alto volume e un pop dai bassi estremi conferiscono un’epicità sorprendente a una marginale competizione periferica.
Abbigliamento, pettinature e trucco sono elaborati in maniera perfetta per delineare i coatti personaggi della storia, sono tutti un po’ spettinati, gli uomini al limite del crespo, tutti sono vestiti male, anche nelle occasioni in cui vorrebbero essere eleganti, sfoggiano dentature poco curate, gengive esposte, verruche facciali, facce stanche. Questa trascuratezza rende al meglio la realtà che il regista ha voluto descrivere. Con l’ausilio di un linguaggio basso, di un romanesco di nuova generazione, nel quale i neologismi vengono fagocitati e dialettizzati, “La partita” delinea dei contesti sociali contemporanei in maniera fedele.
Nell’epilogo della storia, senza aver capito bene se abbiamo assistito a dei flashback o flashforward (ma è un pregio del film), come da tradizione della commedia umoristica italiana, si riflette sul risvolto amaro delle scelte che si compiono nella vita e che saranno destinate a indirizzare tutta la propria esistenza verso un esito fausto o infausto.
Marco Marchetti
Trama
- Regia: Francesco Carnesecchi
- Cast: Francesco Pannofino, Alberto Di Stasio, Giorgio Colangeli, Stefano Ambrogi, Lidia Vitale, Simone Liberati
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 90 minuti
- Produzione: Italia, 2018
- Distribuzione: Zenit Distribution
- Data di uscita: 27 febbraio 2020
“La partita” è l’opera prima del regista Francesco Carnesecchi, con protagonista l’attore e doppiatore Francesco Pannofino. Come suggerisce anche lo stesso titolo, “La partita” è un film sul calcio che non parla di calcio ma di quelle scelte, giuste e sbagliate, che ci cambiano per sempre. La pellicola è stata presentata in anteprima assoluta a Roma in occasione del RIFF 2018.
La partita: 90 minuti per decidere del proprio destino
“La partita” racconta i 90 minuti di una partita di pallone, giocata una domenica mattina in un campetto nella periferia romana.
Sul campo non si deciderà solo il risultato del campionato, ma soprattutto il futuro del presidente, dell’allenatore e del capitano della squadra. In ballo c’è molto di più di un semplice trofeo, si gareggia per il proprio destino.