Recensione
Nureyev – The White Crow – Recensione: la storia di una leggenda che colpisce al cuore
La vita di questo straordinario talento sembra un racconto delle favole, di quelle a lieto fine. Un bambino nato in treno, con un padre padrone quasi inesistente, in una terra aspra e rude come la Siberia, eppure questo fanciullo diventerà uomo raggiungendo le vette del mondo e riuscirà anche a cambiarlo.
Il corvo bianco è un nome usato per rappresentare un leader, una figura carismatica, unica ed eccezionale appunto.
Ralph Fiennes porta alla luce tre momenti topici dell’ascesa di Nureyev, giocando abilmente sulle variazioni cromatiche , passando dal bianco e nero ai colori saturi, alternati ai toni seppia delle lampade al sodio, distinguendo in questo modo spazio tempo, spazio e trasformazioni, dall’infanzia, alla scoperta della danza fino al suo arrivo a Parigi, che cambierà per sempre la vita del ballerino russo.
Ambientazioni perfette creano così una linea di confine tra i vari mondi, dalla Russia comunista ed arcaica ad una Parigi libera, monumentale e caotica ed accompagnano questo personaggio così ribelle e arrogante “dall’indole che prende il sopravvento” come recita una battuta del film.
Nureyev – The White Crow: la quintessenza dell’ambizione implacabile
“Tutti sapranno chi sono” così grida Nureyev davanti alla “Zattera della Medusa” di Gericault, un dipinto dell’epoca romantica francese che rappresenta la bruttezza vista sia come arte che come seconda opportunità ed esercita sul ballerino un fascino devastante, una vera apologia del suo viaggio personale, unico incipit del suo stile e della sua determinazione, come da una battuta di Fiennes nel film, regista ed interprete in un ruolo minore, ma non meno carismatico “se non hai una storia da raccontare, non hai una ragione per danzare”.
Verticalità e sospensione, grazia e leggerezza, musica ipnotica e danza, un eroe tra due mondi che rompe ed irrompe le regole e le delimitazioni, mantenendo eleganza e simmetria.
Un interprete straordinario, Oleg Ivenko, un ritmo iniziale un po’ troppo blando, che cede il passo a un finale rocambolesco e coinvolgente e un’intensa dichiarazione senza pari: Ralph Fiennes ama Nureyev.
E per chiudere con le parole del grande Friedrich Nietzsche “E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica”
Chiaretta Migliani Cavina
Trama
- Titolo originale: The White Crow
- Regia: Ralph Fiennes
- Cast: Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Chulpan Khamatova, Sergei Polunin, Ralph Fiennes, Louis Hofmann, Olivier Rabourdin, Raphaël Personnaz, Zach Avery, Mar Sodupe
- Genere: Biografico, colore
- Durata: 122 minuti
- Produzione: Gran Bretagna, 2018
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 27 giugno 2019
Cresciuto e formatosi nelle migliori scuole di danza classiche russe, Rudolf Nureyev si distingue già giovanissimo per il suo grande talento e la sua straordinaria prestanza fisica, tanto che in poco tempo si afferma come uno dei più bravi ballerini classici del panorama mondiale. La svolta della sua carriera arriva nel 1961, quando la sua compagnia si vede coinvolta in un tour europeo che toccherà alcune tra le città più importanti e culturalmente attive del vecchio continente, come Londra e Parigi. Proprio in questi due porti franchi della cultura, la ricerca di libertà artistica di Rudolf inizia ad identificarsi con una ricerca di emancipazione personale.
Il suo interesse per uno stile di vita occidentale, insospettisce il regime sovietico che, vivendo come un affronto alla Patria questo distaccamento, decide di proibire a Nureyev di unirsi alla compagnia per le prossime tappe del tour. Rudolf però non vuole fare propria la guerra tra sovietici e occidente, ma vuole soltanto poter diffondere il suo amore per la danza nel mondo, così viene aiutato da un altro ballerino e dalla fidanzata del figlio del ministro della cultura francese a scappare al regime, riuscendo ad ottenere asilo politico in Francia.
Nureyev: The White Crow: un concentrato di arte e eleganza
Ralph Fiennes, noto al grande pubblico per le sue interpretazioni in pietre miliari del cinema come la saga fantasy “Harry Potter”, o il pluripremiato dall’Academy “Il paziente inglese”, si discosta dai suoi lavori precedenti per dare forma all’eccezionale storia del ballerino russo Nureyev.
Con il doppio ruolo di regista e attore, Fiennes imprime un taglio elegante e malinconico al biopic, riuscendo a fornire un ritratto perfetto di quell’anima romantica e inquieta che era Rudolf Nureyev, interpretato con grande bravura dal ballerino Olèg Ivenko.