Quando la figura del dittatore diventa fonte di comicità. Cohen come Chaplin porta sul grande schermo a distanza di anni un personaggio in cui si fondono gli aspetti ridicoli delle più recenti dittature
(The Dictator) Regia: Larry Charles – Cast: Sacha Baron Cohen, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas, Anna Faris, Megan Fox, John C. Reilly, B.J. Novak – Genere: Commedia, colore, 83 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 15 giugno 2012.
Sacha Baron Cohen, nominato agli Academy Awards e vincitore del Golden Globe, scrittore, interprete e creatore di personaggi provocatori come Ali G, Borat e Bruno ha centrato il segno ancora una volta. Il “Dittatore” è senza dubbio uno dei suoi progetti più riusciti venuti fuori dal suo genio. Il lavoro è stato realizzato ancora una volta insieme al regista Larry Charles, rappresentando, così, la loro terza collaborazione.
Questa volta l’attore veste i panni dell’Ammiraglio Generale Aladeen, un dittatore pronto a rischiare la propria vita pur di assicurarsi che la democrazia non arrivi mai nel suo paese, Wadiya, da lui oppresso con tanto impegno. Il personaggio ricorda lo stereotipo del dittatore anti-occidentalista, ampiamente visto nella pagine della nostra storia: un uomo ricco, super conservatore, barba lunga e folta, eccentrico nel vestire, assetato di potere, senza scrupoli, “allergico” ad ogni contatto pacifico con l’Onu e ovviamente anti democratico. Tuttavia Aladeen è privo di astuzia e intelligenza; è al contrario un personaggio piuttosto ottuso e grossolano tanto da scambiare addirittura i cartoni animati per reali documentari. Brancolando nella demenza è comunque capace di sfruttare le sue fortune: paga a peso d’oro le star di Hollywood per andare a letto con loro, commissiona condanne di morte in base alle antipatie, e progetta insieme agli scienziati bombe nucleari dalla forme improbabili.
L’intreccio vero e proprio inizia quando il suo “fedele” braccio destro, si accorda con i cinesi e gli americani, per la cessione di alcune zone petrolifere. Per farlo, si reca negli Stati Uniti, cerca di assassinare Aladeen e piazzare un suo sosia a firmare un trattato di pace con le Nazioni Unite in vista della stesura di una Costituzione democratica. Il dittatore fuggendo dal suo boia, si troverà solo a New York (affrontando una serie di situazioni esilaranti), e si darà da fare per recuperare la propria identità e sventare la firma del sosia sul trattato per la democrazia.
Il “Dittatore” è un film veloce, piacevole, da guardare magari la sera in compagnia di amici. La recitazione di Sacha Baron Cohen è brillante (se ne consiglia la visione in lingua originale), il suo personaggio resta sempre al centro dell’attenzione. Dalla sceneggiatura ben pensata: le scenette volgari e sconclusionate sono bilanciate da vicende e battute più sottili e ricercate. Rimane una pellicola dalle non troppe pretese che si dichiara una classica commedia americana ed è dotata di trovate politicamente scorrette, doppi senso e scene demenziali.
Un film che riesce in un’impresa per nulla facile: fare ironia sulla profonda arretratezza sociale e culturale del mondo orientale e al tempo stesso condannare l’ipocrisia degli Stati Uniti d’America, “un paese dove le elezioni sono truccate e il sistema mediale fa finta di essere emancipato dagli uomini di potere”. Una storia che avrebbe potuto svestirsi dei tradizionali clichè se depurata dalla solita storia d’amore che alla fine concilia tutti e permette di avere un lieto fine alla Hollywood. Ne “Il Dittatore” l’amore c’è ed è il deus ex machina che permette al cattivo di trasformarsi in buono.
Giulia Surace