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Piccole Donne (2019)

Recensione

Piccole donne – Recensione: un classico della letteratura riadattato con originalità

Piccole donne Saoirse Ronan

Candidato a sei premi Oscar, tra cui miglior film, “Piccole donne” di Greta Gerwig è la nuova trasposizione del romanzo di Louisa May Alcott, che negli ultimi cento anni, a partire dall’epoca del cinema muto, ha dato vita a versioni cinematografiche, televisive e anche animate.

Piccole Donne (2019)

Dopo l’esordio con “Lady Bird”, la regista torna a dirigere un film che ha la crescita femminile al centro della sua narrazione. Ma se nel suo primo lungometraggio a ispirare la sceneggiatura era stata la sua stessa adolescenza, questa volta la Gerwig decide di cimentarsi nell’adattamento del romanzo di formazione per eccellenza, che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di molte ragazze.

Jo, la più celebre delle quattro sorelle March è interpretata da Saoirse Ronan, che la regista aveva già scelto come protagonista del film precedente. E ancora una volta ad affiancarla c’è Timothée Chalamet, che veste i panni del giovane Laurie. A loro si aggiungono Emma Watson, che dà il volto alla maggiore Meg, mentre Florence Pugh è Amy, ruolo che le è valso la sua prima candidatura agli Oscar. Tra gli adulti invece spiccano altri nomi importanti come quello di Laura Dern nei panni di Marmee e Meryl Streep in quelli della burbera zia March, che però dietro alle battute che spesso fanno sorridere rivela molte verità sulla condizione femminile del tempo.

Il rischio di cadere nel déjà-vu di un’ennesima trasposizione era alto, ma la regista e sceneggiatrice, pur mantenndo alcune delle scene iconiche, riesce a dare al capolavoro della scrittrice americana un’impronta personale. Ciò avviene giocando con i parallelismi temporali tramite l’utilizzo di un montaggio che alterna presente e passato, mescolando i primi due libri della quadrilogia e contrapponendoli tra toni caldi e freddi. Questa scelta permette alla Gerwig di trovare punti d’unione ma allo stesso di divergenza tra i momenti spensierati della prima adolescenza, in cui pure non mancano le difficoltà, e quelli in cui le incombenze della vita adulta si fanno più pressanti e i sogni possono sia avvicinarsi che allontanarsi, mostrando la necessità di scendere a compromessi.

Eroine ribelli, ma che crescendo si scrontrano con la realtà

Piccole donne Gerwig

A fare da cornice e filo conduttore al tutto è la carriera da scrittrice di Jo, alter ego della stessa Alcott, con cui non a caso si apre e si chiude il film, e che riveste un’importante funzione metaletteraria utile a capire certi meccanismi della trama dell’opera. Cià accade soprattutto verso la fine, quando anche la ribelle e indipendente Jo, per paura della solitudine, cede a uno slancio improvviso di romanticismo. Questa scena può essere vista allo stesso tempo sia come un invito a difendere la propria libertà, senza per questo rinunciare all’amore, ma forse anche come la caricatura di certi cliché.

Infatti, a dare un senso a un tale comportamento, che appare incoerente con il personaggio, è soprattutto il dialogo con l’editore a cui la giovane autrice vende racconti, che nella sequenza iniziale della pellicola le dice che nelle prossime storie che scriverà alla fine la protagonista dovrà essere sposata, o morta.

E proprio questo è ciò che accade anche ai personaggi del film. Si tratta di un elemento che intreccia finzione e la realtà editoriale del romanzo, dal momento che la situazione in cui si trova Jo è la stessa che capitò alla Alcott, la quale dovette cedere alle pressioni e far in modo che anche la più anticonvenzionale delle sorelle March avesse il suo “vissero felici e contenti”. Non è un caso che l’unica a non sposarsi è Beth, a cui tocca il destino più tragico.

Così seppur la stessa locandina reciti la frase “scegli la tua storia”, questa affermazione si rivela essere vera soltanto in parte, dal momento che, nonostante tutte le sorelle dimostrino talenti diversi e siano attive protagoniste della propria vita, le loro esistenze sono comunque condizionate dai desideri di una società per la quale la felicità di una donna non poteva dirsi completa senza una storia d’amore come finale. Si tratta di uno dei limiti di un libro che pur nella sua modernità devette comunque scontrarsi con il periodo storico in cui venne pubblicato.

L’importanza di diventare autrici delle proprie storie

Saoirse Ronan Jo

Saoirse Ronan dona intensità a un personaggio come quello di Jo, che se all’inizio appare come un’eroina incorruttibile, disposta a tutto per salvaguardare i propri sogni, alla fine invece è preda di sentimenti contrastanti.

La ragazza infatti vive una lotta interiore che vede da una parte la voglia di libertà e di non dover essere dipendente a nessuno, nemmeno da un punto di vista emotivo, e dall’altra il bisogno di sentirsi amata, un amore che quando era più piccola le bastava fosse la sua famiglia a donarle. Ed è proprio in quest’ultima parte che Jo suscita maggiormente empatia, apparendo più vulnerabile, ma riescendo comunque a superare la sua confuzione emotiva tramite la scrittura, che riveste un ruolo catartico.

A tal propisito, inoltre, sono molto interessanti le scene riguardanti il mondo editoriale del tempo. Il romanzo di Jo incentrato sulle vicende familiari di quattro ragazze anticonvenzionali per l’epoca, infatti, viene inizialmente rifiutato, ma alla fine pubblicato, pur con alcune modifiche, per l’insistenza delle figlie dell’editore che lo hanno trovato e letto di nascosto.

Questo momento del film evidenzia due elementi fondamentali: l’importanza di sentirsi rappresentati e come la scrittura possa dare dignità ad alcune storie che solitamente rimangono ai margini, come lo sono state appunto quelle femminili, soprattutto quando non rispettavano determinati canoni. Da questo punto di vista risulta particolarmente emozionante il momento in cui si assiste alla stampa del libro scritto da Jo e ispirato alle vicende della sua famiglia. Il romanzo prende pian piano vita e nell’inquadratura finale la sua autrice lo tiene stretto a sè proprio come fosse suo figlio.

Quattro modelli femminili diversi

Little Women Florence Pugh

La storia di “Piccole donne” è un racconto di crescita in cui chiunque può immedesimarsi: la ribellione nei confronti della società circostante e il desiderio di riuscire a realizzare le proprie ambizioni, unito alla paura di non farcela, nel caso di Jo; la frustrazione di essere un’eterna seconda di Amy, che cerca di conciliare le proprie ambizioni artistiche con ciò che gli altri si aspettano da lei, significativi a tal proposito i dialoghi con la zia March, che la carica di responsabilità.

In questa versione, infatti, la minore delle sorelle, considerata in genere la più detestabile, viene mostrata sotto una luce nuova, acquisendo profondità e sfumature che le consentono di ottenere la simpatia dello spettatore, rubandola in parte alla solitamente più amata Jo.

Infine le difficoltà familiari Meg che, nonostante abbia realizzato il sogno in cui credeva, deve scontrarsi con una realtà più dura del previsto, e poi la dolcezza di Beth, quella che più delle altre segue l’impronta materna, dedicandosi con spirito di sacrificio all’aiutare il prossimo con conseguenze tragiche.

Pregio dell’adattamento è la celebrazione di ciascuna della quattro eroine. Quest’ultime incarnano femminilità differenti, da quella più tradizionale rappresentata dalla maggiore, che sogna il matrimonio, e dalla più piccola e timida, il cui desiderio più grande è rimanere per sempre circondata dalla sua famiglia e dalle persone che ama, a quelli offerti dalle più intraprendenti Jo e Amy, due personaggi molto simili tra loro e che per questo spesso si scontrano.

Una storia che parla ai giovani di ogni epoca

Timothée Chalamet Piccole donne

Sono proprio questi sentimenti a rendere ancora oggi attuale un romanzo scritto più di cento anni fa, e che parla alle giovani donne, e ai ragazzi, di tutte le epoche. Infatti se da un lato il film mostra figure femminili forti, dall’altra gli uomini vengono dipinti con le loro fragilità, sofferenti a causa di sentimenti non corrisposti o per la perdita dei propri cari. Un rovesciamento di situazioni che dimosta l’universalità di certe emozioni, che non hanno genere. A ciò si aggiungono le aspettative che pesano sia sugli che sugli altri, come dimostra la ribellione di Laurie nei confronti di una figura autoritaria come il nonno.

Il film inoltre esalta la sorellanza tra personalità diverse tra loro, concentrandosi sicuramente sul modello più ribelle offerto da Jo, e da Amy, a cui sono affidate scene molto importanti, senza per questo sminuire gli altri che incarnano tipi di femminilità e sogni più tradizionali. A incorniciare una storia così celebre ci sono inoltre scenografie e abiti incantevoli, che protrebbero rendere la versione di Greta Gerwig destinata a diventare la trasposizione cinematografica di riferimento per le nuove generazioni, come lo è stata vent’anni fa quella con Winona Rider e Susan Sarandon.

Maria Concetta Fontana

Trama

  • Titolo originale: Little Women
  • Regia: Greta Gerwig
  • Cast: Eliza Scanlen, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Emma Watson, Saoirse Ronan, Laura Dern, James Norton, Florence Pugh, Bob Odenkirk, Chris Cooper, Abby Quinn, Louis Garrel
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 135 minuti
  • Produzione: USA, 2019
  • Distribuzione: Warner Bros Italia
  • Data di uscita: 9 gennaio 2020

Piccole donne poster“Piccole Donne” segue le vicende di quattro sorelle nel Massachusetts del 1860. Il padre delle ragazze, richiamato alle armi per via della guerra di secessione tra il Nord federale e il Sud confederato, affida la gestione della propria famiglia a sua moglie, una donna forte e capace di tenere vicino tutte e quattro le sue figlie.

Il film ha vinto Miglior Costumi agli Oscar 2020.

Piccole donne: una nuova rivisitazione

“Piccole Donne” è la quarta pellicola cinematografica basata sul romanzo omonimo della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, pubblicato per la prima volta tra il 1868 e il 1869.

Dopo l’indimenticabile trasposizione di George Cukor del 1933 con protagonista Katharine Hepburn e le due versioni del 1949 con Elizabeth Taylor e del 1994 con Winona Ryder e Christian Bale, questo nuovo adattamento è stato affidato alla regista Greta Gerwig, autrice del film “Lady Bird” nel 2017.

Il cast

Tra le protagoniste della pellicola per il ruolo delle quattro sorelle sono state scelte Emma Watson (“La bella e la bestia” di Bill Condon), Saoirse Ronan (“Maria regina di Scozia” di Josie Rourke), Florence Pugh (“L’uomo sul treno – The Commuter” di Jaume Collet-Serra) e Eliza Scanlen (“Sharp Objects”). Insieme a loro recita Meryl Streep nel ruolo della Zia March, Timothée Chalamet (“Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino) nel ruolo di Theodore Laurence e Bob Odenkirk (“Better Call Saul”).

Questa pellicola a differenza delle altre si concentrerà maggiormente sulla vita delle sorelle ormai adulte, in particolare su Meg, Jo e Amy dopo l’uscita dalla casa famigliare.

La Sony Pictures ha iniziato la produzione di “Piccole donne” nel 2013  e le riprese si sono svolte dal mese di ottobre del 2018 nella città di Boston con alcune sequenze filmate tra Harvard e Concord sempre in Massachusetts.

Trailer

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