Oggi, alla Casa del Cinema di Roma, abbiamo potuto fare quattro chiacchiere con le star di “X-men: Dark Phoenix“, in Press Conference Virtuale con il Mandarin Oriental Hotel di Londra.
In diretta video con noi erano presenti Michael Fassbender, Sophie Turner, Jessica Chastain, James McAvoy ed il regista e autore della sceneggiatura Simon Kinberg.
X-men: Dark Phoenix: atto finale di una saga iniziata 19 anni fa
Il nome di Simon Kinberg è legato a questa saga sin dal 2006, quando ha firmato la sceneggiatura di “X-men – Conflitto finale“. Il passaggio alla regia, con quest’ultimo capitolo, è stato perciò per lui un processo naturale ed organico. Simon non era una new-entry nella saga. Conosceva già tutti gli attori, e con loro aveva sviluppato un buon rapporto durante la produzione dei precedenti film del franchise. Tutti quanti lo hanno sostenuto e supportato nel progetto.
Il regista ha dichiarato che questo suo film, rispetto ai precedenti, ha toni più duri, un’atmosfera meno da cinecomic e più vicina a un film drammatico. Perciò ha potuto sfruttare le doti attoriali dei suoi interpreti principali al meglio. Difatti sia Michael Fassbender, sia Jessica Chastain, sia James McAvoy, pur avendo partecipato a diversi progetti “mainstream“, provengono da un tipo di cinema più impegnato.
Inoltre, a seguito dell’acquisizione di 20th Century Fox da parte della Disney, gli “X-men” torneranno in casa Marvel Studios e, molto probabilmente, subiranno un reboot completo. Perciò questo sarà l’ultimo film della saga. Il regista, in realtà, non si è posto questo problema durante la lavorazione. Lo ha semplicemente affrontato vivendo il presente, senza pensare a possibili sviluppi in futuri sequel, cercando di realizzarlo nella maniera migliore possibile.
X-men: Dark Phoenix – cinecomic e diritti civili: anche nella vita reale possiamo evolvere come gli X-men?
Alla base della storia degli “X-men” ci sono un gruppo di persone emarginate che combattono per la sopravvivenza, in un mondo che li teme e li osteggia. Oggi, vista la situazione politica italiana ed internazionale, il tema è più attuale che mai. Secondo Michael Fassbender, forse anche noi esseri umani “comuni” potremmo evolvere, se non letteralmente come avviene nel film, almeno nel nostro modo di vedere le cose e di rapportarci alle minoranze, ai “diversi“, agli emarginati.
L’attore ha aggiunto che, purtroppo, noi esseri umani siamo portati a tenere un’atteggiamento che ha definito “tribale“, soprattutto quando attraversiamo periodi storici difficili, ricchi di paure ed insicurezze. Quando siamo nei guai, tendiamo a cercare sempre un capro espiatorio “esterno“. Fa parte del nostro DNA. Però Fassbender ha concluso dichiarando di essere ottimista riguardo al futuro, con la speranza che le prossime generazioni possano essere più illuminate delle precedenti.
Quindi sì, possiamo evolvere, anche se non esattamente come gli “X-men”.
X-men: Dark Phoenix – potere alle donne
In questo film, tra Jean Grey ed il personaggio di Jessica Chastain, sono due donne protagoniste a fare la “parte del leone“. In realtà, ha commentato Sophie Turner, il personaggio della Fenice è tutto fuorché nuovo nell’universo dei fumetti. La differenza, in questo caso, è il modo in cui viene trattata. Solitamente, quando in un film è un personaggio maschile ad avere questo tipo di poteri, viene definito: “forte“. Quando si tratta di una donna, invece, è “una tipa con dei problemi“. In questo caso viene mostrata la “rabbia femminile“, ed esplorata in tutto il suo potenziale.
Questa novità, secondo Jessica Chastain, non è dovuta ad una nuova apertura mentale da parte degli studios, ma il merito va ricercato nel pubblico. Oggi, in sala, il pubblico vuole vedere storie che rappresentino tutti, e non solo una minoranza. Questo ha permesso di realizzare pellicole come “Black Panther” o “Wonder Woman“.
X-men: Dark Phoenix: ambientazione ed uso “corretto” dei poteri
Rispetto ai film precedenti, Simon Kinberg ha preferito concentrare l’attenzione sulla storia e sui personaggi, senza enfatizzare troppo l’ambientazione storica (la pellicola è ambientata negli anni ’90), perché temeva potesse distrarre troppo l’attenzione dalla trama. A conferma della sua intenzione di fare un film più “intimo“, rispetto a quanto fatto da Bryan Singer nei precedenti episodi, il regista ha prediletto l’uso della camera a mano, restando più “vicino” ai suoi attori.
Simon Kinberg è cresciuto leggendo i fumetti degli “X-men“. La cosa di cui, da fan, ha sempre sentito la mancanza, nel modo in cui il cinema ha rappresentato questi personaggi, è l’utilizzo dei poteri combinati da parte di gruppi. Perciò ha cercato di inserire diverse scene in cui i mutanti combinano i loro poteri per ottenere effetti più devastanti contro i nemici. Li ha fatti lavorare in team, come è giusto che sia visto che gli “X-men“, in realtà, sono una squadra. Questo ha reso l’utilizzo dei poteri più credibile e funzionale per i personaggi.
Nicola De Santis