Oggi al Cinema Caravaggio di Roma si è tenuta la conferenza stampa per il film “The Elevator” prodotto da Lupin Film e distribuito nelle sale italiane dal 20 giugno da Europictures. All’incontro erano presenti il regista Massimo Coglitore, gli sceneggiatori Mauro Graiani e Riccardo Irrera, l’attrice protagonista Caroline Goodall e il produttore Riccardo Neri.
The Elevator: tra finzione e realtà
Tra le prime domande fatte alle menti dietro la pellicola vi era quella riguardante quanto ci fosse di vero nella storia del film. Regista e produttore hanno dichiarato che nel 2009 stavano lavorando a un documentario sulla vendita illegale di organi umani in Brasile; tra le varie testimonianze dei civili coinvolti vi era la storia di questo padre che aveva perso il figlio a causa (versione falsa dei fatti) di una malattia. Ma il genitore indagando a fondo sulla storia per ben tre anni, riuscì a risalire alla terribile verità: il figlio era stato preso in ostaggio per poi essere ucciso e asportagli gli organi. Dietro tutto ciò vi era un organizzazione criminale con a capo vari politici, i quali ovviamente ci guadagnavano sopra. Il tema di questa storia sarà una delle tematiche principale di “The Elevator” e molti elementi sono ripresi praticamente uguali. La parte fittizia della storia invece riguarda il sequestro del conduttore televisivo da parte della donna nell’ascensore; atta a dare un senso di spettacolarità alla pellicola per renderla più appetibile al pubblico.
The Elevator: scelte stilistiche
Sia Coglitore che gli sceneggiatori hanno dichiarato di aver scelto di ambientare il tutto a New York perché rappresenta la città cinematografica perfetta; nonostante ci siano poche scene ambientate fuori dall’ascensore, i grattacieli che ne fanno da sfondo (anche nella copertina del film) davano una maggiore bellezze a certe immagini. A parer loro un panorama italiano avrebbe avuto un effetto diverso, così come per i personaggi.
Il regista voleva inoltre dar respiro alle scene, facendo in modo che la macchina da presa ci fornisse un quadro pulito, in cui il pubblico sarebbe stato la giuria popolare con il compito di decidere la colpevolezza o l’innocenza dei due protagonisti. Difatti la scenografia dell’ascensore era tranquillamente smontabile, in modo che i movimenti di macchina e l’uso del dolly potesse avvenire al meglio; dato che Coglitore non voleva macchine a mano o attrezzature portatili simili, le quali avrebbero reso il racconto “sporco”.
Nonostante il film è stato girato in quattro settimane e con un budget abbastanza ristretto, la lavorazione di “The Elevator” è andata bene eccetto qualche piccolo problema di raccordi d’immagini e imprecisioni dato che era l’opera prima di Massimo Coglitore e si è voluto cimentare proprio in un film di genere. Una sfida che tutti gli ospiti della conferenza hanno accolto come coraggio e forza di volontà di mettersi alla prova.
Francesco Fabrizi
11/06/2019