Recensione
Aspromonte – La terra degli ultimi – Recensione: un film liberamente tratto da un romanzo di Pietro Criaco
Il regista calabrese Mimmo Calopresti si ispira al romanzo di Pietro Criaco “Via dall’Aspromonte”, storia vera del piccolissimo paesino Africo spazzato via da un’alluvione nel 1951 e di seguito diventato un luogo privo di vita perché abbandonato dall’intera popolazione.
Lo fa con un cast composito di cui fanno parte Marcello Fonte, Valeria Bruni Tedeschi, il piccolo Francesco Colella, Marco Leonardi, Sergio Rubini ed Elisabetta Gregoraci in una piccolissima parte. A questi vanno aggiunti almeno 200 comparse del posto, che fanno di questo un film corale.
Calopresti disegna un affresco della Calabria negli anni del dopoguerra, segnati dalla miseria e dall’abbandono dello stato verso i suoi abitanti. Africo, luogo di montagna, senza né medico né strade ne diventa un simbolo. In esso si muovono diversi personaggi, che insieme lotteranno per avere una strada e condizioni di vita più civili.
Un buon inizio con una perfetta ricostruzione storica e un tocco leggero
Il film inizia con la figura iconica di quello che tutti chiamano “Il poeta” interpretato da Marcello Fonte, la cui fama è arrivata con “Dogman” di Garrone. È lui ad accogliere in un sito deserto la giovane maestra (Valeria Bruni Tedeschi) giunta dal nord per sua stessa scelta e non costretta come le altre mandate d’ufficio. La nuova arrivata s’integra perfettamente in una realtà quanto mai a lei estranea.
La prima parte dell’opera è veramente brillante e ben costruita. Il tono del racconto è leggero e quasi da favola, complice una cornice bucolica perfetta con una serie di facce vere di ogni età. Con l’avanzare della narrazione i toni diventano più drammatici e deviano sul realismo, rappresentato dal potere statale violento e da Don Totò, un piccolo boss locale dominante interpretato da Sergio Rubini. Il nemico di entrambi è proprio la strada che i paesani si stanno costruendo da soli dopo il decesso di una donna morta durante il parto senza assistenza medica.
Aspromonte – La terra degli ultimi: un omaggio aperto alla sua Calabria diretto da Calopresti
C’è tutta la vita del regista e del suo produttore Fulvio Lucisano in questo film. Tutta la vicenda, infatti, è raccontata dalla prospettiva del piccolo Andrea (Francesco Grillo), figlio di Peppe, uno dei più carismatici abitanti di Africo. Nel finale, infatti, è lui stesso anziano a tornare ad Africo, nel prezioso cammeo di Fulvio Lucisano, dopo esserne andato via da bambino.
Calopresti ha definito il suo film come una “favola western” e la definizione ci sta in parte. L’opera regge benissimo nella prima metà, per perdere di rigore con l’evolversi dei fatti. Il cerchio si chiude con la morte di Don Totò, ucciso per mano di Peppe (Francesco Colella) e la fuga dal paese con il figlio. Dai toni di favola si passa a quelli drammatici, in un modo piuttosto brusco.
I personaggi sono ben disegnati e tra tutti spicca Marcello Fonte, un vero e proprio poeta a suo agio nella sua Calabria natia. Non si può dire altrimenti per Valeria Bruni Tedeschi, il cui personaggio è fuori contesto per scelta registica ma che manca di spessore psicologico. Non di grande impatto anche Sergio Rubini, nel personaggio del cattivo con poche apparizioni su un grande cavallo bianco con fucile in spalla.
Quello che veramente colpisce in “Aspromonte – La terra degli ultimi” è la location perfetta, quella di Ferruzzano, paese abbandonato da tempo e di grande impatto paesaggistico. Meravigliosi gli interni delle case e i costumi di scena. In sintesi, si potrebbe dire che la cornice è perfetta, ma il quadro non lo è altrettanto nonostante l’ottima performance degli attori che recitano per lo più in dialetto calabrese.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Mimmo Calopresti
- Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Marcello Fonte, Francesco Colella, Marco Leonardi, Sergio Rubini, Romina Mondello, Fabrizio Gifuni, Carlo Marrapodi
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 89 minuti
- Produzione: Italia, 2019
- Distribuzione: IIF – Italian International Film
- Data di uscita: 21 Novembre 2019
“Aspromonte – La terra degli ultimi” è un film drammatico di Mimmo Calopresti, presentato in anteprima assoluta al sessantacinquesimo Film Festival di Taormina. La sceneggiatura è stata scritta dal regista in collaborazione con Monica Zappelli, co-autrice de “I Cento Passi” del regista Marco Tullio Giordana del 2000.
Aspromonte – La terra degli ultimi: una strada per uscire dall’isolamento
Nel paesino arroccato della valle dell’Aspromonte calabrese, Africo, alla fine degli anni ’50, le pessime condizioni delle vie di comunicazione non permettono a un medico di arrivare in tempo presso l’abitazione di una donna in gravidanza, che senza l’intervento del dottore muore di parto. L’esigua popolazione, esasperata dalla situazione al limite del paese, quasi in totale stato di abbandono, decide, capitanata dagli uomini, di andare a protestare direttamente presso l’edificio del sindaco.
Il primo cittadino risulta così costretto a promettere la presenza fissa di un medico nel piccolo borgo, ma nell’attesa che la sua parola venga mantenuta, la comunità decide di darsi da fare per costruire una strada che faciliti la comunicazione e il passaggio in paese: capeggiati da Peppe, interpretato da Francesco Colella, uomini, donne e bambini abbandonano le loro abituali occupazioni per realizzare la nuova via.
Sulla via della modernizzazione, la nuova maestra Giulia (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi), che viene dal Nord, coglie l’occasione per poter finalmente insegnare l’italiano nella scuola elementare: “se Africo entrerà nel mondo grazie alla strada, i ragazzi dovranno conoscerlo prima, imparando a leggere e a scrivere”. Ma per colui che detta la vera legge nel paese, Don Totò, Africo non può diventare un paese “italiano”…
In “Aspromonte – La terra degli ultimi” troviamo Marcello Fonte (premio per il Miglior Attore a Cannes, ai Nastri d’Argento e agli European Film Awards per “Dogman” di Matteo Garrone del 2018), Valeria Bruni Tedeschi (Migliore Attrice Protagonista ai David di Donatello per “La pazza gioia” nel 2017 e per “Il capitale umano” nel 2014, entrambi di Paolo Virzì), Francesco Colella, Marco Leonardi, Sergio Rubini e Elisabetta Gregoraci.