Recensione
Ritratto della giovane in fiamme – Recensione: l’incanto speciale di un diamante grezzo
Con “Ritratto della giovane in fiamme” la regista francese Céline Sciamma porta sul grande schermo un film meraviglioso, ma allo stesso tempo una scommessa coraggiosa (e ampiamente vinta) che costringe lo spettatore a riflettere e riconsiderare il modo in cui è possibile approcciarsi alla cinematografia come medium.
“Ritratto della giovane in fiamme” è, prima di tutto, un’opera rarefatta. Di norma si potrebbe usare il termine minimalista, ma in questo caso non sarebbe corretto: tutto, dai tessuti spessi e semplici dei vestiti, alla potenza dei paesaggi, ai dettagli materiali che popolano ogni scena con la loro intrinseca fisicità, parla di un mondo popolato di quelle piccole cose che spesso sembrano non avere il diritto di esistere in un film.
Quel che si intende con “opera rarefatta”, invece, è l’austerità con cui questa storia viene messa in scena. Il cast principale è composto da un piccolo nucleo di donne, ognuna delle quali si erge con inconfondibile personalità e fascino. La sceneggiatura scorre leggera, senza essere appesantita da dialoghi superflui, ma facendo invece affidamento sul peso tangibile di sguardi, silenzi, sorrisi appena accennati.
Questo risulta ancora più evidente grazie alla scelta di Sciamma di non avvalersi di una colonna sonora. “Ritratto della giovane in fiamme” fa un sapiente uso della musica in tre momenti chiave del film e lascia invece che siano i suoni della vita stessa ad accompagnare la vicenda: il ritmo è scandito dal rintocco dei passi sul pavimento, dai respiri affannati di Marianne, dal rumore del mare.
Ritratto della giovane in fiamme: trasgressione e nuovi orizzonti
Perfettamente inserita in una tale cornice narrativa è la storia d’amore tra le due protagoniste, una pittrice e la sua modella. In realtà Héloïse non è solo modella, ma il suo ruolo si espande come la collera e la passione che le bruciano in corpo.
Il suo rapporto di parità e comunione con Marianne viene esplicitato durante tutto il film, ma brilla soprattutto quando, dopo aver assistito a un’esperienza particolarmente significativa, è Héloïse a decidere di realizzarne un quadro. “Dipingeremo” dice a Marianne, usando un plurale che in sé racchiude l’intera parabola dell’opera.
Questa parità non è relegata alla dinamica amorosa, ma si estende a ogni interazione sociale. C’è una terza figura principale, la domestica Sophie, che condivide con Héloïse e Marianne un’amicizia toccante quanto genuina. È proprio durante una scena di svago tra le tre che viene rivelata la chiave di lettura della pellicola, attraverso un’accesa discussione sulla grande letteratura latina che ha per fulcro tre giovani donne sedute al tavolo dove hanno appena cenato.
“Ritratto della giovane in fiamme” cova in sé due rivoluzioni creative dalla potenza straordinaria. Da un lato ci sono la consapevolezza di Sciamma, una regista ormai affermata, e la sua volontà di elevare il cinema femminile e femminista realizzato da donne a nuove altezze che gli sono state negate fino a ora, come a Marianne è negato l’accesso ai grandi soggetti dell’arte; dall’altro c’è la voglia di creare una narrativa nuova, che ripudi il conflitto come ingranaggio portante, costruendo storie che siano in grado di fiorire grazie a canoni nuovi, basati sull’importanza e la bellezza della felicità.
Gaia Sicolo
Trama
- Titolo: Portrait de la jeune fille en feu
- Regia: Céline Sciamma
- Cast: Valeria Golino, Adèle Haenel, Noémie Merlant, Luàna Bajrami, Cécile Morel
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 120 minuti
- Produzione: Francia, 2019
- Distribuzione: Lucky Red
- Data di uscita: 19 dicembre 2019
“Ritratto della giovane in fiamme”, vincitore del premio Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes 2019, è una pellicola della regista Céline Sciamma.
Ritratto della giovane in fiamme: il ritratto come metafora
La pellicola di Sciamma si apre sull’atto del disegno, una scelta oculata, visto come l’intera vicenda prosegue di pari passo alla pittura. Alla protagonista Marianne, pittrice di professione nella Francia del lontano 1770, viene commissionato il ritratto di Hèloise, una giovane donna appena uscita dal convento in occasione del suo matrimonio.
La donna tuttavia rifiuta categoricamente il suo ruolo di futura sposa, atteggiamento che la porta a negare anche l’atto del ritratto stesso. Vi è sin da subito un parallelismo tra la volontà di non farsi ritrarre e qualcosa di più profondo, una vera e propria barriera che Héloise erige attorno a sé in un disperato ma tenace tentativo di nascondersi allo sguardo degli altri.
Nonostante le circostanze, Marianne non si perde d’animo e decide invece di iniziare a osservare il suo soggetto da quanto più vicino possibile. La sua speranza è quella di riuscire a completare ugualmente il lavoro che le è stato affidato, ma il lungo gioco di sguardi e silenzi tra lei ed Héloise la porterà presto a scoprire qualcosa di inaspettato su di sé.
Ritratto della giovane in fiamme: cast e produzione
Céline Sciamma torna a esplorare un tema a lei molto caro, quello della sessualità femminile nelle sue più svariate sfumature.
Nel film infatti la regista declina al passato paradigmi già affrontati in altre sue opere come “Naissance des pieuvres” (2007), storia di tre quindicenni alle prese coi propri violenti sentimenti e “Tomboy” (2011), la vicenda di una bambina che si finge maschio e fa invaghire di sé una compagna di giochi.
La pellicola è distribuita da Lucky Red.