Recensione
Honey Boy – Recensione: Una vita ai margini
Shia LaBeouf mette in scena se stesso e la sua vita e l’affida a una regista debuttante Alma Her’el.
Gli esordi dell’attore nel mondo del cinema sono immediati, cresce esageratamente presto, senza veri amici e senza genitori convenzionali, con affetti presenti e sentiti. La madre è lontana e vive la sua vita altrove e il padre lo considera una mera fonte di guadagno, l’unico sostentamento reale della “famiglia”. “Honey Boy” è un film denso, buio, dalle luci noir e rarefatte, come se l’ombra divenisse sostanza e sguardo, lambendo le figure mano a mano, quasi un narratore invisibile.
La pellicola segue e intreccia due fasi della vita importanti di LaBeouf, che cede il suo volto alla figura del padre, in una seguiamo il piccolo Otis che trascorre le sue giornate negli studi cinematografici e con il genitore paterno, solo e senza alcun amico, nella seconda lui adulto, interpretato da Luca Hedges, segnato da quell’infanzia isolata e tormentata dai conflitti che lo spinge nell’abisso dell’alcool e in diverse sedute di psicanalisi.
Il film racconta “una storia vera di finzione“, troppo forzata e innaturale, e con un filo narrativo che non approfondisce personaggi secondari ma importanti per il contorno sociale e per la loro valenza, focalizzando tutto il pathos solo su padre e figlio.
Honey Boy: genitori e mal di vivere
Il leit motiv del film si snoda nella riflessione su quanto il rapporto con i genitori può influenzare la vita dei figli e determinare un male del vivere. Qui il genitore è un elemento di dannazione: violento, insicuro, crea tensione nell’animo e nel corpo, elemento cardine di tutta la storia e di tutta la trama,un clown, che non sa però ridere veramente e nemmeno creare leggerezza.
La relazione tra i due è un nodo di scambio di tutta la narrazione, un dare e avere continuo, in un passaggio di ruoli complesso, una forma di dipendenza che si ribalta completamente in età adulta, quando è il figlio a controllare il padre e ad averne in mano le sorti, in una relazione fortemente instabile.
Un incipit che apre le danze e anticipa l’instabilità successiva , in un confine labile tra vita reale e finzione scenica, una questione che si snoda per tutta la pellicola, senza sapere dove inizia l’attore e dove interviene l’uomo, in una dinamica del sopravvento che lascia aperti molti interrogativi.
Shia LaBeouf dà vita a un’interpretazione straordinaria, sopra le righe, aiutata da un’esperienza vissuta in prima persona e forse ancora non del tutto risolta in una vita sospesa tra sogno ed abisso, per un passato che ha scritto il futuro. Quasi a chiedere supporto alla rappresentazione per costruire una realtà migliore e come diceva Gramellini “Poiché la realtà si era rivelata una tiranna sanguinaria, chiesi asilo alla fantasia”.
Chiaretta Migliani Cavina
Trama
- Regia: Alma Har’el
- Cast: Lucas Hedges, Shia LaBeouf, Noah Jupe, Byron Bowers, Laura San Giacomo, FKA Twigs, Natasha Lyonne, Maika Monroe, Clifton Collins Jr., Mario Ponce
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 94 minuti
- Produzione: USA, 2019
- Distribuzione: Adler Entertainment
- Data di uscita: n/d
“Honey Boy” è un film diretto da Alma Har’el e sceneggiato da Shia LaBeouf, che ha scelto di adattare la trama al racconto della sua vita e al controverso rapporto con suo padre. Il titolo deriva dal suo soprannome all’epoca, mentre i personaggi hanno nomi diversi.
Honey Boy: una pellicola che lascia il segno
Shia LaBeouf, dopo essere stato una giovane promessa di Hollywood, è via via precipitato in basso in un vortice inarrestabile di risse, arresti e dichiarazioni avventate che lo hanno confinato al margine del mondo del cinema e questa pellicola forse potrebbe finalmente rappresentare il suo riscatto e la sua rinascita.
È una storia semi-autobiografica che racconta la vita di Shia e la sua tumultuosa crescita a Hollywood. Il protagonista è Otis Lort, mostrato nel passaggio da bambino ad adulto e nel suo travagliato rapporto con il padre, fino alla ricerca di una riconciliazione, attraverso una terapia mentale.
Shia nella pellicola interpreta il suo genitore, un uomo ossessivo e alcolizzato, un padre-padrone ed ex clown dei rodei che aveva diversi guai con la legge, mentre gli alter ego di Shia sono rispettivamente Noah Jupe nella sua versione da bambino e Lucas Hedges invece nella sua figura adulta.
Honey Boy: il doloroso cammino della crescita
La pellicola ha vinto il premio speciale della giuria allo scorso Sundance Festival ed analizza i vari stadi di una carriera frenetica fino al debutto con la Disney, considerando l’arte una sorte di panacea e l’immaginazione una fuga nella speranza e vanta un cast che comprende anche Byron Bowers, Laura San Giacomo, FKA Twigs e Natasha Lyonne. Amazon ne ha comprato i diritti e i produttori sono Brian Kavanaugh-Jones di Automatik, Daniela Taplin Lundberg di Stay Gold Features e Christopher Leggett di Delirio Films.