É
Recensione
Il ladro di giorni – Recensione: un padre e un figlio in viaggio
Con “Il ladro di giorni” Guido Lombardi realizza quel progetto crossover al quale stava riflettendo da dieci anni. Dal suo libro omonimo ricava la sceneggiatura avvalendosi della collaborazione di Luca De Benedettis e Marco Gianfreda.
La vicenda del film viene contestualizzata nel 2019, anno in cui il dodicenne Salvo (Augusto Zazzaro) rincontra suo padre Vincenzo (Riccardo Scamarcio), dopo sette anni di separazione. É il giorno della sua comunione, e mentre gioca a calcio con i suoi compagni stenta a riconoscere quel genitore rinchiuso in carcere durante la sua assenza. La madre nel frattempo è morta e lui è andato a vivere con degli zii in Trentino.
Vincenzo pretende, come suo diritto, di passare dei giorni con il figlio, e vuole farlo intraprendendo un viaggio di ritorno verso la natia Puglia. In buona parte si tratta di una pellicola on the road e il lungo percorso in macchina è funzionale ad un parallelo viaggio psicologico. Vari flashback ripropongono fatti e motivazioni dell’arresto del padre, altri invece si focalizzano su quei sbiaditi ricordi del figlio per quanto riguarda la relazione che ha avuto con il suo genitore prima della sua scomparsa.
La prima reazione di rifiuto quando il padre se lo porta via con la sua macchina scassata, lascia gradualmente il passo a un’intesa anche se con modalità graduali e altalenanti. Vincenzo è ancora propenso a delinquere, e per i suoi scopi utilizza tutto e tutti, senza escludere nessuno, neanche suo figlio.
Stereotipi e clichè per una pellicola che non funziona
L’idea di base non sarebbe pessima, purtroppo il film è realizzato veramente male nella definizione dei personaggi, che, aderiscono troppo banalmente a cliché già sfruttati. I criminali con i quali Vincenzo collabora, gli zii di Salvo ed anche altri figure secondarie come due turiste austriache con le quali padre e figlio si relazionano in alcune scene sono tutti ingenuamente delineati, come stereotipi del loro ruolo.
Location tristi e minimaliste potrebbero anche essere utili all’impianto realistico della trama, ma spesso sembra che si tratti di mera trascuratezza della produzione. Alcune idee buone come quella della scena in cui Vincenzo incontra un compagno di malaffare mentre percorre una processione di penitenti, potevano essere meglio espresse: in Puglia e a Matera le possibilità di scorci suggestivi certo non mancano e utilizzarli anche ai fini della storia avrebbe arricchito l’opera.
Riccardo Scamarcio interpreta un cafone pugliese dedito al malaffare, in linea di massima regge il personaggio anche se nelle scene a forte intensità si perde sempre dietro una rigidità egoica. Il giovane Augusto Zazzaro rende il ruolo di Salvo in maniera autentica e proprio nella scena clou, verso l’epilogo del film, da il meglio di se stesso.
La musiche di Giordani Corapi sono estremamente piatte, semplice accompagnamento riempitivo nella maggior parte dei casi, e questo è un ulteriore elemento penalizzante. Più di una scena avrebbe acquistato un significato maggiormente intenso sottolineandole con suoni forti e musiche appropriate. Un’opera piena di acerbità questa di Guido Lombardi, le idee buone della vicenda purtroppo ne restano soffocate.
Marco Marchetti
Trama
- Regia: Guido Lombardi
- Cast: Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 105 minuti
- Produzione: Italia, 2019
- Distribuzione: Vision Distribution
- Data di uscita: 6 febbraio 2020
“Il ladro di giorni” è un film di Guido Lombardi, presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema 2019.
Il ladro di giorni: dal romanzo al film
Guido Lombardi, romanziere, sceneggiatore e regista intraprende un suo ambizioso progetto crossover: realizza questa pellicola utilizzando un proprio romanzo.
Il ricongiungimento di un padre con il proprio figlio, dopo sette anni di separazione, viene utilizzato come paradigma per l’analisi del percorso di identificazione di qualsiasi ragazzo col suo genitore.
Riccardo Scamarcio interpreta Salvo, portato via da due carabinieri quando Vincenzo aveva solo cinque anni. Dopo sette anni passati con degli zii in Trentino, il ragazzino ormai dodicenne entra in contatto con il genitore che, uscito di carcere, va a prenderlo.
I due cominciano un viaggio come estranei ma nella macchina che li riporta nella natia Puglia si snoda il cuore della vicenda, emergono i ricordi, il passato riaffiora, il rapporto padre-figlio si ricompone.