Nella sala Petrassi dell’Auditorium di Roma, in occasione della Desta del Cinema 2019, per la presentazione del suo ultimo film “The Irishman” il regista Martin Scorsese ha incontrato una platea di giornalisti.
The Irishman: un viaggio interiore nel tempo
Scorsese ha aperto l’incontro stampa esponendo la novità di questa pellicola e il suo punto di vista interiore. Ha parlato della genesi del suo lavoro in seguito all’incontro tra lui e Robert De Niro, che avevano la necessità di lavorare di nuovo insieme e Bob, che aveva letto il romanzo da cui “The Irishman” è tratto, ha invitato il regista a prenderlo in considerazione perchè lo aveva colpito il personaggio principale e lo aveva molto emozionato.
Scorsese ha sottolineato l’esigenza di “raccontare di tempo, mortalità, tradimento e rimorso” e in merito al protagonista Frank, interpretato da De Niro, ha evidenziato il suo viaggio negli anni e di come la vita lo abbia lasciato da solo a ripercorrere tutte le sue scelte, dicendo che l’attore aveva il suo stesso modo di sentire il film come il percorso di una vita.
Ha poi preso la parola la produttrice dicendosi in piena armonia con le parole di Scorsese e vedendo il loro lavoro come un “progetto perfetto che attraversa il tempo ed i suoi confini”.
Scorsese è poi nuovamente intervenuto, dichiarando che la contemporaneità di quest’opera risiede nel “cuore umano e nei conflitti morali ” e questi aspetti che vengono riconosciuti da tutti permettono che un uomo diventi senza tempo.
Ha poi risposto alla domanda di un giornalista sulla religiosità, confermando la naturalità, in una “pellicola che si interroga sulla condizione umana, di esporre un tentativo di pensare anche all’astratto, al divino”. Ha poi riflettuto “sulla malinconia che in certi momenti domina, come un’accettazione della fine della vita, per ognuno di loro, anche per lui stesso”.
The Irishman: tre grandi attori e una lezione di cinema da Martin Scorsese
Martin Scorsese ha poi replicato alla motivazione della scelta di non sottolineare l’aspetto criminale, raccontando di avere vissuto in quella zona di New York in cui era “tangibile il potere e la drammaticità e questo non rendeva necessario esaltare il personaggio criminale, quindi le emozioni ci sono ma non hanno mai pensato di spettacolarizzare la storia, in quanto l’aspetto importante era quello interiore”. Si è detto molto emozionato di tornare sul set a fianco di De Niro dopo 23 anni e contento di lavorare per la prima volta con Al Pacino, presentatogli da Francis Ford Coppola negli anni 70.
Ha spiegato di avere scelto il digitale perchè volendo raccontare una vita e volendo farlo solo con i suoi amici, senza ricorrere ad attori giovani, questo poteva realizzarlo solo con tali tecnologie e ha ringraziato Netflix per questa grande opportunità.
É stata poi chiesta la posizione del regista nei confronti proprio di Netflix e la sua scelta, contraria alle sue precedenti dichiarazioni, sull’importanza delle sale.
Il maestro ha ancora una volta posto l’attenzione sulla grande impresa che gli ha dato l’opportunità di realizzare Netflix, in quanto una pellicola prima di andare al cinema deve essere prodotta e solo il grande colosso si è offerto di farlo, esponendosi ad costo importante di 160 milioni e scambiandolo con la richiesta di mandarlo in streaming dopo 4 settimane dall’uscita nelle sale e al regista è sembrata una concessione giusta ed equa.
Scorsese è poi tornato sulla polemica contro la Marvel delle scorse settimane, dicendo che ora al cinema si tende ad associare la parola divertimento e fumetti, che sicuramente i film di questo genere vanno proiettati insieme agli altri, ma questo tipo di cinematografia non potrà mai rappresentare il cinema vero.
Un giornalista è rimasto colpito dalla riflessione sulla società presente nel film, un mondo che continua a fare gli stessi errori, come nella scena in cui l’infermiera non ricorda il sindacalista Hoffe, interpretato da Al Pacino.
Martin Scorsese a quel punto ha spiegato che “le persone non ricordano perchè non hanno vissuto quel momento e percepiscono quindi la realtà in modo diverso, persino la storia e sembra non esserci alcuna continuità”. In merito alla digitalizzazione, lo ha definito come un “percorso complesso e mistico dove l’esperimento eravamo noi in realtà e comunque settimana dopo settimana la tecnologia è migliorata” e ha precisato che il film finito con tutti gli effetti era stato visto da loro solo sei settimane prima.
Scorsese ha concluso affermando che la macchina da presa era comunque la solita e che era l’unica scelta possibile per poter fare un film, mantenendo, aspetto assolutamente prioritario, per tutta la narrazione De Niro, Al Pacino e Pesci.
Chiaretta Migliani Cavina
21/10/2019