Recensione
I due Papi – Recensione: L’umanizzazione di due giganti del nostro tempo
Netflix conclude l’anno scagliando nel gelido cielo di dicembre la sua freccia più scintillante. “I due papi”, film di Fernando Meirelles, in uscita proprio il 20 dicembre sulla piattaforma streaming, rappresenta un gratificante investimento da parte della multinazionale, forte di un cast di protagonisti unico nel suo genere, per talento e devozione verso i personaggi interpretati.
Avviene così che per la prima volta due mostri sacri come Anthony Hopkins e Jonathan Pryce si confrontino su un set, al fine di dare risalto al delicatissimo rapporto umano intercorso in passato tra le carismatiche figure papali di Benedetto XVI e papa Bergoglio.
Il film ricostruisce minuziosamente gli incontri, le chiacchierate, gli scambi di vedute, spesso sfociati in accesi dibattiti tra i due personaggi, accrescendo reciprocamente la stima, fino al giorno in cui, come storicamente è avvenuto, Benedetto sconvolge il mondo abdicando al trono pontificio.
“I due papi” offre una profonda analisi introspettiva sulla vita da prelato di Bergoglio, il suo travagliato quanto controverso passato, giungendo infine al conclave che nel 2013 lo pose a capo della cristianità. Tra flash back della gioventù argentina, i rapporti umani con amici e parenti, gli oscuri trascorsi con il dittatore Massera, il film è una guida fedele e sensibile che attraversa l’esistenza del pontefice di Buenos Aires.
L’occhio di Meirelles e la delicatezza della narrazione
Il regista di “City of God”, con sapienza e immensa sensibilità, cuce un finissimo tessuto narrativo e in parte biografico su Bergoglio, studiando attentamente i passaggi e i mutamenti generazionali, dalla gioventù all’età adulta, giocando con i colori, con il bianco e nero. Le scene ambientati negli anni 50 trasudano passione, in profonda empatia con il personaggio che le vive, lasciando nella bocca dello spettatore l’amaro retrogusto della nostalgia. I flash back si sovrappongono abilmente con il presente, nelle chiacchierate a Castel Gandolfo o nei Giardini Vaticani con papa Ratzinger.
Il flash back è un elemento sostanziale; un cannocchiale che scruta lo sconfinato oceano del passato fatto di amarezze, rinunce e tragedie personali.
Meirelles si muove in punta di fioretto, facendo attenzione a non cadere mai nell’infido tranello dell’inchiesta. Mostra sempre ciò che è necessario, sia per quanto concerne il passato di Bergoglio sia per quanto riguarda gli scandali che portarono Ratzinger alla rinuncia della carica di papa. Lavoro estremamente complesso e dignitoso se si pensa che, come afferma lo stesso regista, sono stati vagliati documenti su documenti per ore, dando forma ad un’impressionante mole di materiale, grazie alla quale si sarebbe potuto creare ben più di un documentario. Nondimeno l’aspetto documentaristico è ben lungi dal toccare le corde di questo film, il quale non fa altro che tuffarsi in una cronologia umana di una figura che ha col tempo offerto una nuova immagine della Chiesa cattolica.
Ratzinger e Bergoglio
Diffidenza: questa parola viene utilizzata dall’attore Jonathan Pryce per descrivere il primissimo approccio tra lui e Hopkins ed è lo stesso atteggiamento che si ricava nelle prime battute del film fra i due protagonisti.
Il rapporto matura pian piano, le divergenze accendono una miccia tra i due che esploderà in importanti rivelazioni. La cosa che più sorprende è la spaventosa chimica tra i due attori, oltre alla somiglianza estetica. Quando i due lavorano insieme sembra quasi di assistere a un film nato con l’unico scopo di catturare il loro talento. I due si siedono, discutono, si esplorano; la telecamera si muove con purissima leggerezza nei primi piani e nei controcampi, una partita a scacchi tra due portenti della cinematografia, dove le mosse sono raffigurate negli sguardi, nella voce e nelle movenze estremamente fedeli ai personaggi reali. Quando si ha disposizione un simile pacchetto artistico non occorre costruire impalcature stilistiche, perché il risultato arriverà da sé e così avviene.
Ratzinger è lentamente spogliato della sua durezza e austerità da un Bergoglio mite, curioso e sincero. Un percorso lento che matura docilmente e disegna il quadro perfetto: uomini con straordinari vissuti che si confessano l’un l’altro, come farebbero due nonni. I dialoghi sono raffinatissimi, insaporiti da battute esilaranti e sofisticate.
Il film è una celebrazione dell’umanità dei due papi, accarezzando le loro premure e i loro timori che sfociano in importanti silenzi. Il Silentium Maximum è un pensiero potente e affasciante; la summa di ogni ragionamento, di ogni agitazione mentale si dissolve nell’assoluta contemplazione, il silenzio.
“I due papi” è un film che umanizza in maniera commovente il rapporto tra figure di enorme spessore, scardinando ogni pregiudizio di massa. Una nota di merito considerevole va a Fernando Stutz per il suo sorprendente lavoro di montaggio, al quale si affianca la superba fotografia di César Charlone, originando un mix di forme e colori mutevole che modella l’intero prodotto, fino a plasmarlo come una delle più grandi rivelazioni dell’anno.
Salvatore Cuomo
Trama
- Titolo originale: Two Popes
- Regia: Fernando Meirelles
- Cast: Jonathan Pryce, Anthony Hopkins, Juan Minujín, Sidney Cole, Thomas D Williams, Federico Torre, Pablo Trimarchi, Matthew T. Reynolds, María Ucedo, Juan Miguel Arias
- Genere: Biografico, colore
- Durata: 125 minuti
- Produzione: USA, 2019
- Distribuzione: Netflix
- Data di uscita: 20 dicembre 2019
Dopo “Passioni e desideri” del 2011, Fernando Meirelles torna a dirigere Anthony Hopkins in un dramma intimista che affronta, con sguardo lucido, il delicato periodo storico che ha attraversato la Chiesa Cattolica dopo il ritiro di Papa Benedetto XVI.
I due papi: due attori a confronto
Il film di Meirelles si fa carico di raccontare con coraggio uno dei passaggi di potere più inquietanti della Chiesa Cattolica.
La storia prende inizio quando il cardinale Bergoglio (Jonathan Pryce), stanco e amareggiato dalla direzione intrapresa dalla Chiesa, “suggerisce” a Papa Benedetto XVI(Anthony Hopkins) di ritirarsi. Ne segue un periodo nerissimo, tra scandali e profondi dubbi, che porterà a una lotta interna tra desiderio di progresso e tradizioni giudicate inviolabili.
I due papi: cast e produzione
Fernando Meirelles, classe ’55, è un regista brasiliano, la cui fama deriva principalmente dalla realizzazione del bellissimo thriller “City of God”, candidato ai Golden Globes come Miglior Film Straniero nel 2002, e dell’ottimo “The Costant Gardener – La Cospirazione“, tratto da un romanzo di John le Carrè e interpretato da Ralph Fiennes e Rachel Weisz.
“I due Papi” si avvale delle brillanti intepretazioni di Anthony Hopkins, vincitore del premio Oscar nel 1992 per l’iconico ruolo di Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti” diretto dal compianto Jonathan Demme (personaggio già precedentemente portato sul grande schermo dal fantastico Brian Cox nel capolavoro di Michael Mann “Manhunter”) e di Jonathan Pryce, sublime attore britannico, protagonista di quella pietra miliare della fantascienza distopica/Orwelliana del 1985 che corrisponde al nome di “Brazil”, diretto dal geniale Terry Gilliam.
Recentemente Pryce è stato nuovamente scelto da Gilliam come protagonista per il suo straordinario “L’uomo che uccise Don Chisciotte” (2018).