Recensione
Jojo Rabbit – Recensione: in equilibrio tra delicatezza e follia
Taika Waititi è un regista unico nel panorama del cinema moderno. I suoi film sono zeppi di un’ironia folle e inconfondibile. Sembra quasi che non riesca a restare serio di fronte a nulla. Per quanto drammatico o tragico, qualsiasi tema stia trattando, trova sempre il lato ironico della vicenda.
In “Thor: Ragnarok” questo suo sdrammatizzare collideva in parte con l’epica del racconto, togliendo forza a scene che avrebbero potuto e dovuto risultare più efficaci. Invece qui, il regista e drammaturgo riesce a trovare e mantenere un buon equilibrio tra delicatezza e follia. In un racconto lontano dall’epica supereroica, la sua comicità risulta perfetta nel mostrare fragilità e contraddizioni di personaggi tragicamente umani.
Una tragedia vista attraverso gli occhi di un bambino
Tutto il racconto è visto dalla soggettiva di Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), un ragazzino di dieci anni che vive da solo con la madre (Scarlett Johansson) da quando suo padre è partito per la guerra. Jojo è un bambino, come tale è affascinato dalla propaganda nazista, vede tutto come fosse un grande gioco e vuole prendervi parte. Quando i suoi insegnanti gli dipingono gli ebrei come “mostri“, lui interpreta quella definizione alla lettera, immaginandoli come demoni con le corna e la pelle squamata.
L’Adolf Hitler (Taika Waititi) che vediamo nel film non è la reale figura storica, ma l’amico immaginario di Jojo, che lo sostiene e gli dà consigli. In quanto tale, è una figura grottesca più che tragica. Ed essendo vivo solo nella testa di Jojo, agisce anche lui seguendo la logica di un ragazzino di dieci anni.
Allo stesso modo, anche la ragazza ebrea che ha modo di incontrare e, suo malgrado, conoscere, all’inizio appare mostruosa ai suoi occhi, quasi uscita da un film dell’orrore. Lentamente, la sua percezione cambierà fino ad arrivare ad un totale ribaltamento, mano a mano che la paura svanisce trasformandosi in amicizia e, infine, in affetto.
L’idea funziona alla grande e rende perfettamente l’idea della rielaborazione della tragedia in forma di gioco da parte del bambino. Rende il pubblico pienamente partecipe della sua lenta presa di coscienza della realtà orribile che lo circonda.
Un gioco “serio”
Lo sguardo innocente attraverso cui vediamo, deformati, gli orrori della guerra, li rende in qualche modo ancora più atroci. Il nazismo attacca e distrugge quell’innocenza, approfittando della sua ingenuità per poterne facilmente abusare.
Nel film si ride tanto, anche in momenti nei quali ci sarebbe ben poco da ridere. Questo, invece di rendere vana la parte drammatica, la esalta, rendendo il film ancor più efficace e commovente.
Scarlett Johansson regala una performance incredibile nei panni di una madre che tenta di risparmiare, attraverso il filtro del gioco, l’innocenza di suo figlio. Ricorda concettualmente il Benigni di “La vita è bella“. Riesce a rendere benissimo sia la maschera del gioco, sia la paura e la determinazione che intravediamo al di sotto di essa.
Anche Sam Rockwell brilla in questo film, in un ruolo che all’inizio sembra estremamente stereotipato, ma riserva grandi sorprese. Si conferma un’interprete intelligente ed eclettico, sempre in grado di far raggiungere profondità inattese ai suoi caratteri.
Nicola De Santis
Trama
- Regia: Taika Waititi
- Cast: Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Scarlett Johansson, Taika Waititi, Sam Rockwell, Rebel Wilson, Alfie Allen, Stephen Merchant
- Genere: Commedia, drammatico, colore
- Durata: 108 minuti
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Data di uscita: 16 gennaio 2020
Taika Waititi, reduce dal successo di “Thor – Ragnarok” e in attesa di continuare la saga del dio norreno della Marvel in “Thor: Love and Thunder“, scrive e dirige una commedia grottesca su un bambino che ha come amico immaginario Adolf Hitler.
Come da cifra stilistica del regista, il film è pieno di dialoghi surreali, ironia e situazioni esilaranti.
La pellicola ha inoltre vinto Miglior Sceneggiatura Adattata agli Oscar 2020.
Jojo Rabbit: la tragedia del nazismo vista attraverso gli occhi di un bambino
Siamo in Germania, durante gli anni della dittatura che precedettero la Seconda Guerra Mondiale. Jojo Betzler (Roman Griffin Davis) ha 10 anni e molte difficoltà relazionali con i suoi coetanei. I suoi compagni lo chiamano Jojo “Rabbit” (coniglio), definendolo un codardo. Jojo ha, come amico immaginario, Adolf Hitler (Taika Waititi), che rappresenta per lui un’immagine di riferimento.
Un giorno, Jojo scopre che la madre (Scarlett Johansson) nasconde in soffitta Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea. Tra Jojo e Elsa nasce un’amicizia che porterà il ragazzino a mettere in discussione la bontà degli insegnamenti sul nazismo che riceve.
Cast & crew
Taika Waititi si è riunito per questo film con due colleghi dell’universo Marvel: la Black Widow Scarlett Johansson (“Storia di un matrimonio”, 2019; “Avengers: Endgame“, 2019) e il Justin Hammer Sam Rockwell (“Vice – L’Uomo nell’Ombra“, 2018).
Il regista, che è un ebreo Māori, ha giustificato in un’intervista la sua scelta di interpretare personalmente il terribile personaggio di Hitler nel film come il suo modo personale di mandare il dittatore “a quel paese“, umiliandolo attraverso la sua commedia dell’assurdo.
Trailer
Trailer italiano