Recensione
Per la seconda volta, dopo “Angels in America” del 2004, Al Pacino torna protagonista di una serie tv con “Hunters” di Amazon Prime. A spiccare è anche Jordan Peele come produttore esecutivo, un regista che con “Noi” aveva già evidenziato il suo interesse nel trattare temi sociali e politici, senza rinunciare all’elemento comico.
Hunters – Recensione: una riscrittura della Storia in chiave pulp
“Hunters” adotta uno sguardo che alterna ironia a momenti drammatici con una certa dose di splatter, uno stile tarantiniano che si diverte a riprendere fatti reali per giocare con la Storia e riscriverla, lasciando libero spazio al politicamente scorretto.
La serie è ambientata nell’America della fine degli anni Settanta e vede protagonista Jonah. Dopo essere rimasto solo in seguito alla perdita della sua safta (nonna in ebraico), una donna sopravvissuta all’Olocausto ma vittima di un misterioso omicidio, il giovane viene preso sotto l’ala protettrice del facoltoso Meyer Offerman (interpretato da Al Pacino), che lo indirizza verso la strada della vendetta.
Quest’ultimo infatti è al capo dei cacciatori, giustizieri che hanno deciso di stanare e punire i nazisti che, dopo la Seconda Guerra mondiale sono riusciti a infiltrarsi negli Stati Uniti, complice il governo che, in cambio della pulizia della loro fedina penale, ha ingaggiato le menti più brillanti del Terzo Reich nella lotta contro i sovietici.
Questo gruppo piuttosto eterogeneo e improbabile, composto da una coppia anziana sopravvissuta ai campi, una giovane madre nera, un attore fallito, un veterano di guerra e una suora, seguono il motto biblico “occhio per occhio”, non limitandosi a eliminare i nemici, ma facendo loro provare sulla propria pelle le stesse atrocità di cui si sono macchiati durante la guerra, in una legge del contrappasso che non ammette perdono o pietà.
A mettersi in mezzo in questo scontro interviene l’agente dell’FBI Millie, che, indagando su alcuni anziani assassinati, scopre che sono collegati al regime nazista.
Il senso di responsabilità di chi è sopravvissuto
Inizialmente quello tra Jonah e Meyer è un confronto tra due generazioni di ebrei divise da una profonda differenza: da una parte coloro che hanno vissuto l’Olocausto, dall’altra chi ne ha sentito parlare soltanto attraverso i racconti dei propri familiari, sopravvissuti ma segnati da quella terribile esperienza.
Alcuni flashback mostrano scene ambientate ad Auschwitz raccontando alcuni episodi di tortura. Non si tratta però di fatti realmente accaduti e per questo non sono mancate le polemiche. Alcuni infatti non hanno apprezzato la scelta di inserire alcuni atti di sadismo inventati dal momento che la Storia purtroppo non mancava di tanti orrori documentati. In realtà queste scene dimostrano come la mente umana sia capace di commettere atrocità che sfidano l’immaginazione, al punto che a volte non è subito chiaro cosa sia accaduto realmente e cosa invece sia frutto della fantasia.
Gli ebrei però non sono i soli in cerca di vendetta. I nazisti infatti devono nascondere il proprio passato, sentendo nella loro follia di superiorità di essere passati dalla parte dei carnefici a quella dei perseguitati, e così tramano la rinascita del Reich. Questi nostalgici vivono comunque una vita agiata essendo riusciti a integrarsi molto bene all’interno della società americana, complice il razzismo di cui gli statunitensi non sono di certo esenti.
Non mancano le critiche a un’America che, oltre ad aver liberato i prigionieri, ha fatto lo stesso con alcuni scienziati nazisti, anteponendo gli interessi politici alla necessità di una punizione esemplare per quei mostri. Si tratta di fatti reali noti con il nome di operazione Paperclip, come reale, in parte, è stata la caccia ai nazisti che si sono nascosti negli USA.
Il lato ambiguo dei supereroi fatti di sangue e non d’inchiostro
La serie ha uno stile accattivante e all’interno della narrazione inserisce alcuni momenti extradiegetici, in cui tramite spot o giochi televisivi viene mostrato come quei sentimenti fatti di odio, pregiudizio e ignoranza, che sono stati alla base della persecuzione degli ebrei, esistono ancora. E lo fa con uno humor tanto inquietante quanto ben riuscito.
Al contrario certi monologhi talvolta risultano un po’ pesanti e troppo costruiti. Ma soprattutto alcuni colpi di scena finali appaiono forzati e non ben nascosti all’interno della narrazione, così da risultare posticci durante il loro svelamento. In generale l’opera tende a calcare la mano in alcuni momenti drammatici, senza che ce ne sia la necessità. Le puntate, abbastanza corpose, alternano momenti più riusciti ad altri in cui il ritmo si fa più lento. Nonostante questo “Hunters” resta sicuramente un prodotto interessante e con una certa cura estetica.
Non mancano, inoltre, alcuni parallelismi con il mondo dei supereroi. Jonah infatti lavora in una fumetteria ed è un appassionato di questo genere di storie. Il 1977 inoltre è l’anno in cui è uscito il primo “Star Wars” e in una delle primissime scene si vede il protagonista uscire dal cinema subito dopo la visione del film insieme ai suoi amici. Il giovane cerca di spiegare il punto di vista di Dart Fener, cresciuto in un mondo che lo ha spinto a credere di star facendo la cosa giusta. Un tipo di ragionamento però che rischia di giustificare i crimini commessi all’interno di società come quella nazista, ma più in generale di assottigliare le differenze tra buoni e cattivi.
Ciò si ricollega soprattutto al cambiamento di Jonah. Inizialmente fragile e impaurito dai metodi utilizzati dal gruppo, il giovane finirà per abbracciare la convinzione, pericolosa, che se la giustizia non garantisce la punizione dei colpevoli, il modo migliore è pensarci da soli. Inoltre se nelle prime puntate per lui la partecipazione al gruppo è soprattutto una questione personale, in seguito capisce che si tratta di qualcosa di molto più grande, e dopo qualche turbamento decide di prenderne parte. Ma è proprio così che pian piano finisce per restare impigliato in alcuni modi di fare, che sebbene lui stia dalla parte giusta, lo avvicinano ai mostri che deve punire.
Maria Concetta Fontana
Trama
- Regia: Nelson McCormick, Dennie Gordon, Wayne Yip, Alfonso Gomez-Rejon, Millicent Shelton, Michael Uppendahl
- Cast: Al Pacino, Greg Austin, Dylan Baker, Jeannie Berlin, Tiffany Boone, Louis Ozawa Changchien, Caleb Emery, Henry Hunter Hall, Jerrika Hinton, Carol Kane, James Le Gros
- Genere: Drammatico, colore
- Produzione: USA, 2020
- Data di uscita: n/d
“Hunters” è una serie drammatica prodotta dal talentuoso Jordan Peele e interpretata dal fuori classe Al Pacino.
Hunters: il male nasce come una piccola macchia
La trama di “Hunters” si concentra su eventi storici realmente accaduti e racconta di un eterogeneo gruppo di cacciatori di nazisti a New York nel 1977. I Cacciatori (The Hunters), così è come vengono chiamati da tutti, hanno scoperto che centinaia di ufficiali nazisti di alto rango si nascondono tra le persone comuni, cospirando per creare il Quarto Reich negli Stati Uniti. L’eclettico team inizia così una sanguinosa ricerca per portare i nazisti alla giustizia e ostacolare il loro nuovo piano genocida.
Hunters: caccia spietata ai neo-nazisti
Creata da David Weil (“Moonfall”), la serie è incentrata proprio sulla scoperta di un piano architettato da centinaia di ufficiali nazisti che, riparatisi negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, vorrebbero instaurare un Quarto Reich proprio partendo dall’America.
Crew
Jordan Peele ha iniziato come attore, principalmente comico, esibendosi con il gruppo olandese Boom Chicago, che scrive e interpreta sketch che hanno come oggetto questioni sociali e politiche, e con i The Second City, la prima compagnia teatrale di improvvisazione di Chicago. Peele con la sua comicità ha vestito i panni di molti personaggi dello spettacolo: tra le sue imitazioni preferite e più divertenti ci sono quelle di James Brown, Flavor Flav e Morgan Freeman. Molto celebre è stata anche l’imitazione di Barack Obama nel video “Hilary vs Obama”, dove il finto presidente si dice sostenitore della Clinton.
Il primo ruolo al cinema è una comparsa come soccorritore in “Vi presento i nostri” (2010) e successivamente ricopre un ruolo secondario nella commedia “Nudi e felici” (2012) con protagonisti Jennifer Aniston e Paul Rudd.
La svolta registica arriva nel 2017 con “Scappa – Get Out“, un horror incentrato sul tema del razzismo, che, oltre ad aver ricevuto le acclamazioni della critica e del pubblico, si è guadagnato quattro candidature agli Oscar 2018, tra cui quella di Miglior Regista.