Vi dicono niente le parole “Cruz del Sur” e “Cruz del Norte”? No? E “divise gialle”? La risposta è ancora no? Allora senza dubbio non avete mai visto “Vis a Vis – Il prezzo del riscatto”. Se siete curiosi, ma non sapete se vale la pena gettarsi a capofitto nella visione di questa serie, allora leggete la nostra recensione (senza spoiler)!
Vis a Vis – Recensione: un intreccio fitto ma avvincente
Prima di iniziare, facciamo un breve quadro generale: “Vis a Vis” è una serie thriller/drammatica che si svolge all’interno delle carceri Cruz di Spagna, dove lo spettatore mette piede insieme alla giovane Macarena Ferreiro, una ragazza comune, a tratti ingenua, che deve scontare una pena detentiva a causa di alcuni reati fiscali in cui si trova coinvolta a causa del suo capo e amante. Indossata la divisa gialla del carcere, però, Maca dovrà imparare velocemente le regole per la sopravvivenza, perché la prigione è un luogo pieno di insidie e di donne pronte a pugnalarti alle spalle per proteggere sé stesse.
Due cose “Vis a Vis” mette in chiaro da subito:
- non fidarti di nessuno
- il problema principale non è quando uscirai dal carcere, ma se uscirai. Viva, almeno.
Questo volendo semplificare al massimo la storia; ma “Vis a Vis” è molto più articolata di così: la trama infatti non si limita alle vicende di Macarena, ma si arricchisce e infittisce attraverso le storie di tutte quelle persone che in un modo o nell’altro vengono in contatto con lei. È come un gigantesco intreccio di fili colorati: storie autonome che fanno parte di un’unica realtà.
Ed è così che lo spettatore si ritrova a seguire la crescita della giovane Ferreiro, la battaglia e le sfide affrontate dalla sua famiglia per cercare di liberarla, le storie personali delle sue amiche e delle sue nemiche (prima fra tutti, senza dubbio, la temibile Zulema); ma anche i problemi nella direzione del carcere, e le vicende poco chiare che si sviluppano attorno a personaggi ambigui, come il dottore.
La storia è un gigantesco puzzle dove ognuno è protagonista della sua storia, dove nulla è casuale e tutto si ricollega a tutto, in un modo o nell’altro. Questo è, sicuramente, uno dei punti di forza della serie: dovendo stare sempre attenti e dovendo sempre seguire racconti di voci diverse, lo spettatore difficilmente corre il rischio di annoiarsi e, anzi, i numerosi colpi di scena lo tengono ben incollato allo schermo.
La forza dei personaggi
“Vis a Vis’ ha tutti gli ingredienti giusti: la suspense, le storie d’amore, i tradimenti, i loschi complotti, il tutto guarnito da scene anche piuttosto forti e crude di violenza (che si intensificano a mano a mano che la narrazione evolve).
La sua trama è il giusto equilibrio tra una storia avvincente che parla di evasione, libertà e affermazione di se stessi e dei personaggi variegati e interessanti: Tere e Soledad, quelle più dolci, che ci suscitano quasi tenerezza (quasi, ricordiamoci che sono comunque delle detenute, una ragione ci sarà), ‘la Riccia’ e Saray, quelle passionali e impulsive, ma capaci di sentimenti veri e profondi; quelle un po’ ingenue che devono imparare a sopravvivere per non essere travolte dalle dure leggi della giungla, o meglio, del carcere, come Macarena. Ci sono quelli ambivalenti, di cui non sai se ti puoi fidare, come il dottore o Fabio, la guardia; poi ci sono loro, il pepe che da’ carattere al piatto, le cattive… Anabel, tanto per citarne una. Infine, c’è Zulema: fredda, calcolatrice, intelligente e molto furba, non ha paura di niente e nessuno e vive con un unico obiettivo, quello di tornare libera.
Il destino di Zulema si intreccerà con quello di Macarena, di cui sarà l’antagonista e la complice. Il loro rapporto è sicuramente un aspetto molto interessante di “Vis a Vis”: si evolve e cambia nel corso della storia, nella sua instabilità passa continuamente da odio e insofferenza, a una quasi amicizia, mutando incessantemente a seconda degli eventi; non permette mai allo spettatore di abituarsi e di arrivare a definire il legame che le unisce, così da non risultare mai scontato.
Due parole vanno spese su Zulema Zahir, che è senza dubbio il personaggio più affascinante e complesso, quello che odi ma che non puoi non ammirare: al contrario di Maca, che all’interno del carcere affronta una grande crescita personale, modificando le sue convinzioni e il suo modo di agire, come un camaleonte che si adatta all’ambiente che la circonda fino a confondercisi, Zule ci si presenta già matura, così variegata e sfaccettata da non aver bisogno di un’evoluzione. Eppure non è mai statica: al contrario, sa sempre sorprendere lo spettatore, sradicando le convinzioni che ognuno si è creato su di lei. Molto sveglia, più intelligente degli altri, sembra priva di emozioni ma nasconde una profondità d’animo molto interessante, che viene sapientemente centellinata nel corso delle 4 stagioni, per tenerci sempre sospesi nel suo giudizio: è solamente una psicopatica sociopatica, o nasconde qualcosa di più?
Un plauso senza dubbio va all’ottimo cast messo insieme per “Vis a Vis”, una serie di brave attrici, alcune molto conosciute per ruoli di spicco in altre serie tv spagnole, come Alba Flores (Saray) e Najwa Nimri (Zulema), rispettivamente Nairobi e Alicia Sierra in “La Casa di Carta”, che insieme alle loro colleghe hanno il grande pregio di riuscire a trascinare lo spettatore dalla loro parte, di coinvolgerlo e portarlo a tifare per loro, salvo poi ricordarsi che, forse, sostenere delle carcerate in rivolta non è proprio una buona idea.
Le falle nella trama
Lo show ha delle note dolenti? Ma certamente. Ma quale serie tv, a ben vedere, non ne ha?
Sicuramente uno dei suoi limiti principali è relativo al fatto che dopo la seconda stagione la serie era stata cancellata, per poi essere acquistata e rinnovata per altre due stagioni. Quindi, nel passaggio dalla 2° alla 3° stagione, qualcosa si è perso nella trama: personaggi che sembravano di rilievo scomparsi nel nulla, un cambio di ambientazione giustificato ma non troppo, che ci porta da Cruz del Sur a Cruz del Norte, trascinando con sé il blocco di detenute che sono il fulcro della narrazione, garantendo così una continuità col passato, ma generando al contempo uno spostamento del ‘centro di gravità’: se nelle prime stagioni, pur considerando la coralità della storia, il nodo principale rimaneva Macarena, nelle ultime due stagioni il suo personaggio va perdendosi, lasciando più spazio alle altre, prima fra tutte Zulema; un espediente che, pur non arrivando a disturbare eccessivamente, lascia comunque un po’ interdetto lo spettatore, abituato bene o male a seguire idealmente una protagonista che all’improvviso diventa un qualcuno di secondario.
“Vis a Vis”, poi, ha il grande difetto di accennare alcuni spunti narrativi, che sembrerebbero essere anche interessanti, per poi abbandonarli così, sospesi, senza dare allo spettatore le risposte che tanto anela: anche qui, probabilmente, il rinnovo della produzione ha le sue responsabilità.
“Vis a Vis”: il gioco vale la candela?
In conclusione, “Vis a Vis” è una serie affascinante, con un equilibrio complesso e a volte instabile, ma che funziona. A tratti poco adatta ai deboli di stomaco, eppure efficace. Regala allo spettatore tutto ciò che si potrebbe chiedere: inganni e misteri, azione, amore e tradimenti. A volte lascia un po’ d’amaro in bocca, a volte commuove, a volte fa arrabbiare: la noia, sicuramente, non è contemplata.
Nonostante alcuni buchi della trama e alcune promesse non mantenute, il format scorre bene, si tratta di una di quelle serie che ti fa ripromettere in continuazione ‘un ultimo episodio e basta’, salvo poi pentirsi della decisione non appena appaiono i titoli di coda.
Alcuni episodi sforano i 60 minuti di lunghezza, ma non fatevi scoraggiare: ne varrà la pena.
Giada Aversa