Trama
- Regia: Danilo Caputo
- Cast: Yile Yara Vianello, Caterina Valente, Espedito Chionna, Feliciana Sibilano
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 91 minuti
- Produzione: Italia, Francia, Grecia, 2020
- distribuzione: I Wonder Pictures
- Data di uscita: 3 settembre 2020
“Semina il vento” diretto da Danilo Caputo, è un film ambientato nella campagna tarantina e incentrato su una storia di ribellione e di rinascita, presentato al Festival di Berlino 2020, nella sezione Panorama.
Semina il vento: la trama
Nica è una studentessa di agronomia che, tornata a casa vicino Taranto dopo tre anni di assenza, scopre che il padre è pieno di debiti, la terra in cui è cresciuta è inquinata e gli ulivi malati.
Mentre tutti sembrano rassegnati al disastro ambientale ed economico del loro paese, Nica, battagliera come la nonna, decide di lottare per salvare i suoi alberi secolari, trovandosi di fronte a grossi ostacoli.
“Semina il vento” è una produzione Jba Production e Okta Film con Rai Cinema in coproduzione con Graal Films, con il contributo di Regione Puglia e il sostegno di Apulia Film Commission, con il sostegno del Fondo bilaterale per le coproduzioni cinematografiche italo-francesi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) e del Centre national de la cinématographie (CNC), con il contributo del MiBACT – Direzione Generale Cinema per la produzione di opere di giovani autori, con il sostegno di Eurimages e del Greek Film Centre.
Regia e cast
“Semina il vento” è interpretato da Yile Yara Vianello (protagonista di “Corpo Celeste” di Alice Rohrwacher), Caterina Valente, Espedito Chionna e Feliciana Sibilano.
Il regista tarantino Danilo Caputo ha scritto e diretto i corti “Polvere” (2008), “Banduryst” e “Il Posto Fisso” (2009), e il lungometraggio “La Mezza Stagione”.
Queste le sue parole su “Semina il vento”: “L’attaccamento che provo per queste terre è lo stesso attaccamento che sente Nica, la protagonista di “Semina il vento”. C’è anche la rabbia, la stessa che prova Nica. Ma la rabbia è sterile se non si unisce alla voglia di lottare per cambiare le cose, proprio come fa Nica, che immagina un futuro diverso a partire dal passato. […] Ma non volevo fare un film per puntare il dito. Non volevo fare un film sull’inquinamento, né sulla xylella, né sulle ecomafie. Volevo fare un film per provare a capire come fenomeni del genere siano possibili. Così ho provato a interpretare i fatti come sintomi di qualcosa di più profondo”.
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