Trama
- Regia: Mauro Mancini
- Cast: Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka, Lorenzo Buonora, Cosimo Fusco, Antonio Scarpa, Lorenzo Acquaviva
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 96 minuti
- Produzione: Italia, Polonia, 2020
- Distribuzione: Notorious Pictures
- Data di uscita: 10 settembre 2020
“Non odiare” è l’unico film italiano in concorso alla 35esima edizione della Settimana Internazionale della Critica nell’ambito della 77esima Mostra del Cinema di Venezia. Il film segna il debutto del regista Mauro Mancini ed è una rappresentazione senza eccessivi giudizi sulle contraddizioni dell’animo umano, su personaggi complessi e pieni di sfaccettature.
“Non odiare” è ambientato in una grigia città del nord-est multietnica dove la comunità ebraica è fortemente sedimentata.
Non odiare: la trama
Simone Segre, affermato chirurgo di origine ebraica vive una vita piuttosto tranquilla: ha un appartamento elegante, nessun tormento del passato né conti in sospeso, ed è stimato e benvoluto dalla tutta la comunità. Un giorno si trova a dover soccorrere una vittima di un pirata della strada, ma mentre cerca di aiutarlo come può pensando di portarlo in ospedale, vede sul suo petto un tatuaggio nazista e lo lascia in fin di vita da solo nella macchina.
Divorato dai sensi di colpa, chiedendosi se potrà mai dimenticare ciò che ha fatto, rintraccia la famiglia dell’uomo: la figlia maggiore Marica; il figlio Marcello, in piena crisi adolescenziale a cui il padre ha passato il seme dell’odio razziale, e il piccolo Paolo. Verrà presto la notte in cui Marica busserà alla sua porta, presentandogli, inconsapevolmente, il conto da pagare.
Le parole del regista su “Non odiare”
“Né buoni né cattivi, ma semplicemente esseri umani, così ho immaginato i personaggi”: afferma il regista Mauro Mancini. “Personaggi ordinari alle prese con situazioni straordinarie. Non odiare racconta quello che siamo sotto la pelle. La pelle bianca, ariana, che vorrebbero avere Marcello e i suoi amici neonazisti e quella bianca, non ariana, di Simone. La pelle tatuata del padre di Marcello e quella marchiata del padre di Simone. La pelle scura dei migranti pestati a sangue nei bangla-tour e quella diafana, limpida di Marica. La pelle scura, spaccata dal sole che picchia sui barconi delle traversate. Quella sporca dei disperati ai semafori. La pelle delle nostre città. È il pretesto per riconoscere l’altro come diverso. È il pretesto per odiare l’altro come diverso. “Non odiare” è la nostra pelle. Abbiamo preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Paderborn, in Germania. Un medico ebreo si rifiutò di operare un paziente a causa del vistoso tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Il medico, dopo essersi fatto sostituire da un collega, ha dichiarato: non posso conciliare l’intervento
chirurgico con la mia coscienza. La stessa coscienza che abbiamo immaginato impedisca al nostro protagonista di soccorrere lo sconosciuto dell’incidente”.
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