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Spaccapietre (2020)

Recensione

Spaccapietre: il mondo ostile del caporalato

Spaccapietre scena

“Da grande voglio fare l’archeologo” dice Antò, che ancora sogna, guarda i genitori muoversi sottosopra, in un mondo immaginifico a testa in giù, il contrario della dura realtà, breve disincanto di un bambino ancora ignaro.

Spaccapietre (2020)

“Spaccapietre” di Gianluca e Massimiliano Di Serio, presentato in Concorso nella sezione Giornate degli Autori di Venezia 77, parte da un bambino, al centro della scena. I suoi genitori sono Giuseppe e Angela, il primo è a casa dopo un incidente nella cava dove lavorava, che gli ha lasciato un occhio “vitreo”, che Antò definisce come un superpotere, ma che superpotere non è, perchè costringe Angela al duro lavoro nei campi per crescere la famiglia.
Angela da quei campi non tornerà mai, resteranno i suoi passi nella notte e una promessa di Giuseppe ad Antò “Papà ti fa una promessa, la mamma non è andata via per sempre: te la riporto”.

Una promessa impossibile da mantenere, che trascenderà il reale, per accompagnarli in quel mondo metafisico, fatto di rara empatia e spontanea violenza. E loro, per cercare di sopravvivere in quel mondo ostile, si troveranno a lavorare proprio per chi ha “ucciso” Angela.

Il neorealismo di Verga sul grande schermo

Spaccapietre movie review

“Spaccapietre” è un dramma neorealista, che scava nelle radici di un meridione antico, ma al tempo stesso attuale, dove a parlare sono i silenzi e la fisicità, quella fisicità bruta ma calda di Giuseppe, interpretato dalla mole imponente di Salvatore Esposito (simbolo di “Gomorra”), che incute timore, come un gigante di pietra appunto, ma sa sciogliersi come neve al sole per il figlio, unica sua ragione di speranza.

Gianluca e Massimiliano De Serio scelgono una storia che offre uno spaccato dell’entroterra pugliese e trae spunto da un fatto di cronaca del 2015, la morte della bracciante Paola Clemente, e un lutto familiare dei registi che ha origine dallo stesso passato.

La pellicola mostra un inferno a cielo aperto, lo sfruttamento totale di italiani immigrati e minori, l’orrore della mancanza di rispetto per la vita umana, di chi usa tutti allo stesso modo, costringendoli a lavorare sempre più veloci per zero soldi. La morte di un bracciante è solo “un buco da coprire” e un corpo in una fossa, come racconta Rosa, amica di Angela e nucleo emotivo della pellicola, costretta anche lei da un lutto a trovare riposo, come gli altri, in baracche putride, mentre i padroni si godono le ville con piscina.

I registi, come lo scrittore Giovanni Verga, riproducono la realtà oggettiva, senza cedere il passo a sentimentalismi, osservatori imparziali che dipingono l’affresco con movimenti di camera, tra primi piani stretti e carrellate nel paesaggio.

I gemelli Di Serio costruiscono così un “documento umano”, quasi indagando le cause che spingono questa gente a sopravvivere in un ambiente così duro e frutto di tradizioni sociali, cercando di osservare le cose dal loro punto di vista.

Riecheggiano echi verghiani anche nel “concetto di religione della famiglia”, che spinge la povera gente a rimanere il più possibile ancorata alla propria famiglia, teorizzando, come Verga, “l’ideale dell’Ostrica” cioè l’attaccamento tenace dei poveri al loro mondo.

Arsi dal sole come pietre nella cava

Spaccapietre scena

Il lavoro non viene visto più come riscatto sociale, ma come unico mezzo di sostentamento. Il lungometraggio è un racconto tagliente come una pietra, schietto e senza orpelli, che segue e insegue la vita nel fagocitare l’infanzia di un bambino, nel passare dalla disperazione alla violenza.

Empatiche e invasive le composizioni musicali di Gatto ciliegia contro il grande freddo, che sanno dare voce alla tensione emotiva, enfatizzando i picchi adrenalinici e l’alienazione del vivere sui campi. E per accompagnare Giuseppe nell’intimità del mare, quando dice ad Antò di cercare la mamma tra le onde, seguiamo le parole di Verga “perchè il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole”.

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Regia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
  • Cast: Salvatore Esposito, Antonella Carone, Samuele Carrino, Licia Lanera, Giuseppe Lo Console, Vito Signorile
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 104 minunti
  • Produzione: Italia, 2020
  • Distribuzione: La Sarraz Pictures
  • Data di uscita: 7 settembre 2020

Spaccapietre posterUnico film italiano in concorso alle Giornate degli Autori 2020 nell’ambito della 77esima Mostra del Cinema di Venezia, “Spaccapietre” intreccia il tema del lavoro, attraverso lo sfruttamento e gli incidenti sul lavoro, a sottotrame su argomenti universali come l’amore, la violenza, la morte e il rapporto tra padre e figlio.

Spaccapietre: la trama

Giuseppe, disoccupato a seguito di un incidente sul lavoro, trova impiego e asilo in una tendopoli dove vive con il figlio Antò. Il piccolo sogna di fare l’archeologo ed è convinto che l’occhio vitreo del padre sia il segno di un superpotere. La madre Angela è morta per un malore mentre lavorava nei campi e i due sono rimasti soli, ma uniti dalla forza dell’amore che li lega.

Nonostante le condizioni precarie sia di lavoro che di vita, padre e figlio riescono ancora ad avere fiducia nel mondo e negli altri, in particolare in Rosa, incontrata nei campi, vittima dei soprusi e delle avances del padrone, e dotata di una grande umanità che sarà per loro esempio di forza, ribellione e dignità.

Le parole dei registi di “Spaccapietre”

“In Spaccapietre”, spiegano i registi: “arte e biografia personale si intrecciano inseparabilmente. La vicenda al centro del film prende spunto da un fatto di cronaca di qualche estate fa, la morte sul lavoro della bracciante pugliese Paola Clemente, e dall’assurda coincidenza con la morte di nostra nonna paterna, deceduta lavorando negli stessi campi nel 1958. E, come il padre di Giuseppe nel film, anche nostro nonno paterno, prima di partire per Torino negli anni ‘60, faceva lo spaccapietre. Il film è innanzitutto il tentativo di riappropriarci di un’anima, quella di nostra nonna mai conosciuta, attraverso la storia e il corpo di un’altra donna. Ma è anche un film in cui affiorano i temi dell’amore tra padri e figli, della morte, della violenza, della paura, della vendetta”.

Trailer

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