Chemical Hearts: recensione senza Spoiler del teen drama disponibile su Amazon Prime dal 21 agosto.
Chemical Hearts: l’incontro
“Chemical Hearts”, film di formazione romantico dai risvolti drammatici, diretto da Richard Tanne, con Austin Abrams (“The Walking Dead”, “Euphoria”, “The King of Summer”, “Scary Stories to Tell in the Dark”) e Lili Reinhart (“Riverdale”, “Le ragazze di Wall Street”), racconta la storia di Henry Page e Grace Town.
Henry è all’ultimo anno del liceo, appassionato di scrittura e dell’antica arte giapponese del kintsugi, gestisce il giornale della scuola, anche se a volte gli sembra che le sue esperienze limitate di vita condizionino i suoi testi, così come gli articoli del giornale.
Quando gli viene affiancata come co-direttrice, anche se non entusiasta, la misteriosa Grace Town, ne rimane affascinato e incuriosito, innamorato per la prima volta nella vita. Lei però è confusa a sfuggente, a volte è in un modo, il giorno successivo in un altro, espansiva e fredda al tempo stesso, rendendo incomprensibile quello che prova nei suoi confronti. Grace ha un trauma ancora da superare, divisa tra senso di colpa e rabbia, si lega sempre di più ad Henry che cerca di starle vicino, di scoprire cos’è successo e cosa nasconde.
L’adolescenza, il periodo forse più complesso, delicato e controverso della vita; un tema che il cinema e la televisione hanno sempre maggior interesse nel trattare; un momento che è passato dal venir rappresentato come spensierato, felice, denso di quelle esperienze che formeranno il proprio futuro, all’esser mostrato in maniera del tutto differente, come accade appunto in “Chemical Hearts”, e in moltissimi altri teen movie che, tra grande schermo e piattaforme digitali, sono tra i più attesi e pubblicizzati.
Per alcuni aspetti simile a “All the Bright Places” di Netflix, anche se non della stessa forza emotiva, “Chemical Hearts” racconta l’adolescenza come ciò che è realmente, con onestà e precisione, dalla vita ordinaria di Henry a quella più misteriosa di Grace, provata da un lutto che la condiziona molto più di quanto sembri. A tormentare la ragazza non è solo il senso di colpa, ma una continua interiorizzazione del dolore, da cui non vuole e non può allontanarsi. Se per Henry tutto ciò che concerne Grace e che lentamente scopre non fanno che avvicinarlo a lei, per Grace l’amore non è abbastanza per tornare ad essere la ragazza che era prima, una persona che lei stessa presenta come totalmente diversa.
Insieme da soli
Tra riflessioni sull’universo, sull’amore e sulla reazione chimica che scaturisce dall’inizio e dalla fine di una relazione, legando gioia e dolore sul piano sia mentale che fisico, il film viaggia su due livelli diversi, quello di Henry e quello di Grace. Henry aspetta, vivendo la sua vita tra il giornale della scuola e momenti con i suoi amici, quella svolta di cui tutti parlano, quel qualcosa di cui poter scrivere, quel sensazionale che molti suoi coetanei sembrano aver vissuto, ma che a lui non è ancora successo. Grace subisce invece un’adolescenza sofferta, difficile, dove si è degli eterni incompresi perché nessuno può davvero capire.
“Chemical Hearts” rappresenta alla perfezione tutto questo: si soffrirà prima o poi nella vita, ma non per questo non sarà possibile rinascere, essere insieme e sentire quella connessione con gli altri che solo tra coetanei può esserci.
La pellicola punta a raccontare la connessione umana tra anime alla ricerca di sé stesse, della propria identità e di una crescita, nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, che avverrà prima o poi. Tra dolcezza e intimità, tenerezza e dramma, i due protagonisti si legano attraverso un’alchimia fatta di opposti che si incontrano e scontrano e che non svanirà mai.
“Chemical Hearts” scavando nella psicologia dei due personaggi, sottolinea che, come dice Austin Abrams all’inizio del film, “l’adolescenza è il periodo in cui ti senti più vivo, nel cervello hai sostanze chimiche che possono trasformare la vita in una storia di proporzioni epiche”. Senza dubbio quando hai 17 anni ogni ostacolo è insuperabile, ogni amore è il più intenso, ogni difficoltà è troppo grande e ogni gioia e piccolo successo rende degli eroi.
Dando meno spazio ai personaggi di contorno che delinea troppo brevemente, il film descrive la vita attraverso gli occhi di due protagonisti che si conoscono, si scoprono, si innamorano e capiscono che quel dolore passerà, proprio come è iniziato e come si è trasformato.
Quando c’è complicità c’è tutto
La storia viene raccontata attraverso una regia lineare, fatta di qualche artificio che cerca di trasmettere sintonia, emozione ed esclusività. Ottima la performance di Austin Abrams che continua a dare prova di riuscire a interpretare i ruoli più diversi, passando dall’arrabbiato teenager condizionato dal dramma di un mondo post-apocalittico in “The Walking Dead” al dolcissimo e timido Ethan di “Euphoria”, fino al cinico e problematico, ai limiti del violento, Marc di “This is Us”.
Abrams e Lili Reinhart, star di “Riverdale” nei panni della sensibile Betty, rendono i protagonisti Henry e Grace due giovani veri, tridimensionali e, insieme, universali. La fotografia è quella dei tipici teen movie, caratterizzata da un esplosione di colori caldi e saturi che trasmette sempre quell’atmosfera dolce, delicata e sognante di un mondo pieno di estraneità e astrazione. Ottima anche la colonna sonora, con le musiche di Stephen James Taylor che non solo accompagna le scene, ma che ritorna con una struttura ciclica nei momenti dove la sintonia e vicinanza tra i personaggi dominano la scena.
Tra ricordi amari, sorrisi sospesi e qualche momento eccessivamente lento, alleggerito da genitori invadenti, sorelle che studiano chimica, messaggi in segreteria e un finale tutt’altro che scontato, “Chemical Hearts” lascia spazio all’importanza della complicità umana, fatta di una miriade di forme diverse, e che può rendere qualsiasi relazione interpersonale la più importante della propria vita.
Giorgia Terranova