Recensione
Notturno: luci accese sui dimenticati
Dopo “Sacro Gra”, primo documentario nella storia della Mostra Lagunare a portarsi a casa il Leone d’oro, e “Fuocoammare”, Orso d’oro alla Berlinale del 2016, Gianfranco Rosi torna dietro alla macchina da presa per realizzare “Notturno”.
La nuova fatica del cineasta ci porta in un ampio territorio martoriato dalla guerra tra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano, in cui la violenza dell’ISIS ha sradicato completamente anche il ricordo di una vita normale. In tre anni di riprese Rosi si è immerso tra gli ultimi, dando voce a chi non ne ha.
Questo non è un reportage di guerra, o un documentario in senso classico, come in precedenti opere anche qui viene usata la finzione scenica per riprodurre un reale che ancora pulsa, per trasporlo con quel candore che solo certo cinema può regalare.
“Notturno” non ci porta sul fronte bellico, ma in tutto ciò che sta attorno, un inferno di anime condannate alla ‘notte’, una babele di sofferenza in cui i più piccoli sono privati del futuro. I riflettori di chi fornisce informazione in un Occidente sempre più distratto sono stati spenti da tanto, condannando all’oblio un mondo stravolto dalla guerra.
Il punto di forza della narrazione è una superba fotografia: le immagini sono affreschi estemporanei rubati alla vita, che spiegano le situazioni più di mille parole. Ecco, le parole sono una nota disarmonica del film, i rari dialoghi appaiono forzati e, per quanto illuminanti, mancano di naturalezza.
Forse la finzione soffoca la spontaneità
Se possiamo trovare dei difetti in quest’opera è proprio nella mancanza di naturalezza e di spontaneità che si avverte qua e là nella narrazione, certe situazioni appaiono troppo palesemente costruite per provocare effetto nello spettatore. Il confine tra opera documentaristica e finzione viene oltrepassato più volte disinvoltamente.
Il fortino retto solamente da una guarnigione femminile, novelle amazzoni costrette in una fortezza Bastiani sospesa su un deserto di erba verdissima, in attesa di un nemico che (speriamo) non arriverà mai, non trovano di meglio da fare durante la pausa che riguardare sui loro tablet i filmati del loro addestramento.
Lo scorrere inesorabile del tempo e la perdita delle tradizioni viene simboleggiata da due giovani lanciati al galoppo per le vie di una città seguiti da un loro coetaneo che ‘fa le pinne’ in moto.
Assolutamente artificioso, e non nuovo, è poi l’espediente narrativo di far raccontare la storia di quei popoli, martoriati da decenni di conflitti, a un gruppo di simpatici ‘pazzerelli’ ospiti di un ospedale psichiatrico, che inscenano una piece teatrale ‘ad hoc’ inframmezzata da filmati d’epoca sul passato coloniale.
Daniele Battistoni
Trama
- Regia: Gianfranco Rosi
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 100 minuti
- Produzione: Italia, 2020
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data d’uscita: 9 settembre 2020
“Notturno” è un Documentario di Gianfranco Rosi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, dove ha vinto il Green Drop Award, il premio “Un sorriso diverso Venezia Award-Miglior Film Italiano, il premio Arca Cinema Giovani e la segnalazione Cinema For Unicef.
La pellicola, selezionata nei più importati festival internazionali, tra cui Toronto e New York, fa luce sul dramma delle tragedie civili, su Paesi dilaniati da popolazioni divise e schiacciate da regimi dittatoriali e dalle invasioni straniere, fino alla furia omicida e violenta che si incarna nell’Isis.
Rosi però nel suo documentario non rappresenta direttamente la guerra, ma la lascia trasparire dai civili feriti, dai genitori distrutti dalla morte dei figi, tra i pazienti psichiatrici che recitano i dogmi della politica nelle cliniche dove vivono, in contrasto con la stessa propaganda recitata nelle campagne, dai cantori in strada e dai terroristi islamici in carcere. Nella coscienza individuale e universale, di un singolo e di un’intera popolazione e dell’umanità, che è costretta al buio notturno della guerra che spera presto di illuminare con la pace e la tregua.
Notturno: La trama
La quotidianità dietro le guerre civili di Paesi dove dominano dittature feroci e brutali. Dall’Iraq al Kurdistan, dalla Siria al Libano, il film racconta più storie, oltre i confini geografici che hanno però un’unica narrazione, un drammatico filo che li lega. Dentro la coscienza di ogni uomo di ogni Paese ci sono i segni della distruzione e della violenza della guerra.
Le dichiarazioni di Gianfranco Rosi
“Notturno è un film di luce dai materiali oscuri della storia”, dichiara Gianfranco Rosi. “Ho cercato di raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno. Durante i tre anni di viaggio ho incontrato le persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano dalla linea del fronte, ma sono andato laddove le persone tentano di ricucire le loro esistenze. Nei luoghi in cui ho filmato giunge l’eco della guerra, se ne sente la presenza opprimente, quel peso tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro”.