Recensione
Cari Compagni!: un classico film russo diretto da un sempre grande Andrey Konchalovskiy
É un fatto realmente accaduto quello raccontato in “Cari Compagni!” di Andrey Konchalovskiy, in Concorso al Lido. Nel 1962, sotto Kruschev in un paese allo sbando ci fu uno sciopero in una fabbrica. Le piazze si riempirono di gente di ogni età con il ritratto di Lenin. L’esercitò sparò sui rivoltosi e furono almeno 24 i morti sul posto. Furono feriti 87 persone e alcuni vennero condannati a morte. In molti sparirono nel nulla, sepolti in fosse comuni senza darne notizia alle loro famiglie. Questa storia terribile fu secretata per anni e venne fuori solo nel 1990.
Una pagina di storia scomoda per il regime sovietico
In un festival veneziano fatto con coraggio da Barbera, ma per ora povero di film epocali, l’opera di Andrey Konchalovskiy si presenta come una vera chicca. Il racconto, fatto tutto in un meraviglioso bianco e nero, è un chiaro richiamo al cinema del passato. Eppure, la narrazione è quanto mai moderna.
I protagonisti della microstoria, che fanno parte della grande storia, sono Lyudmila (Julia Vysotsakaya) madre singola di una ragazza e funzionaria di partito. La sua fedeltà al regime sembra incrollabile, finché, non si rende conto che la figlia potrebbe essere una delle vittime della strage.
La donna ha come mito Stalin, controcorrente con il nuovo corso del Comitato Centrale. Per disperazione accetta l’aiuto di un agente del Kgb in un road movie alla ricerca del posto dove potrebbe essere sepolta la figlia. La messa in scena di Konchalovsky è estremamente equilibrata. I toni drammatici della realtà si confondono con le immagini patriottiche che passano in televisione.
Le note del coro “Cari Compagni” fanno a pugni con la miseria del popolo russo. C’è qualcosa di molto contemporaneo in questo film che potrebbe parlare della situazione che stiamo vivendo. In fondo, “Cari Compagni!”, non si limita a raccontare un preciso fatto storico del passato. Al centro della narrazione c’è soprattutto la manipolazione del regime sulla gente, cui si nasconde per default la verità.
L’interpretazione di Julia Vysotsakaya, già vista in “Paradise” vincitore del Leone d’Argento a Venezia 73 dello stesso regista, è meritevole di una Coppa Volpi, ma potremmo già scommettere per un premio bis a Andrey Konchalovskiy per un’opera che riesce a raccontare il presente passando dal passato.
Ivana Faranda
Trama
- Titolo originale: Dorogie tovarishchi
- Regia: Andrey Konchalovskiy
- Cast: Julia Vysotskaya, Vladislav Komarov, Andrei Gusev, Yulia Burova, Sergei Erlish
- Genere Drammatico, colore
- Durata 116 minuti
- Produzione: Russia, 2020
“Cari Compagni!” è un film di Andrey Konchalovskiy, in Concorso alla 77° Mostra Internazionale del Cinema.
Cari Compagni!: la trama
Siamo a Novocherkassk nel 1962 in URSS. Lyudmila è un membro del partito comunista locale: una donna fedele agli ideali del Partito. Durante una manifestazione operaia in una fabbrica di locomotive succede qualcosa che mette in crisi tutte le sue certezze.
La città è sconvolta dagli arresti, da condanne sommarie e dal coprifuoco, scompare la figlia. Il film è basato su un fatto realmente accaduto a Novocherkassk il 2 giugno del 1962 e secretato fino agli anni Novanta. L’inchiesta è stata avviata nel 1992. Le vittime del massacro erano state occultate in tumuli sotto falso nome perché non venissero mai ritrovate. I principali sospetti fra gli alti vertici governativi erano già morti. I responsabili non sono mai stati condannati.
Cari Compagni!: note di regia
“Volevo fare un film sulla generazione dei miei genitori, quella che ha combattuto ed è sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale con la certezza che si potesse morire “per la Patria, per Stalin” e con una fiducia incondizionata negli ideali comunisti: milioni di persone che cercavano di fondare una nuova società. Ho voluto ricostruire con la massima accuratezza un fatto realmente accaduto e un’epoca in cui la storia ha rivelato l’incolmabile divario fra gli ideali del comunismo e la drammatica realtà dei fatti. Questo film è un tributo alla purezza di quella generazione, ai suoi sacrifici e alla tragedia che ha vissuto nel veder crollare i propri miti e traditi i propri ideali”.
Il regista
Andrei Sergeyevich Mikhalkov Konchalovsky è un regista russo. Suo padre è autore del testo dell’inno nazionale russo. Non ha sempre avuto buoni rapporti con il regime del suo paese. Per questo ha diretto i diversi film in Usa, dove si è trasferito negli anni ’80. Il regista è tornato da qualche anno in Russia. Nel 2016 ha presentato a Venezia “Paradise” con cui ha vinto un Leone d’Argento. Nella sua lunga carriera ha alternato film più commerciali con documentari e film più orientati politicamente.