Recensione
Gauguin – Viaggio a Tahiti: una pellicola “d’attore” perfettamente filmata
Questo dramma biografico diretto da Edouard Deluc che racconta del periodo in cui il pittore francese conduceva una vita di stenti appunto a Tahiti, è da reputarsi certamente come una pellicola “d’attore” perfettamente filmata. Nella schiettezza geometrica della messa in scena il regista par proprio a Vincent Cassel, in un lampo di condivisione emotiva dell’altrui dolore, buttarvi letteralmente addosso la cinepresa, come motto quasi intimidatorio per costringerlo ad esibire in maniera netta e vibrante il suo malanno esistenziale.
Convinto che un cambiamento d’ambiente migliorerebbe le sue fortune, Gauguin/Cassel si getta dunque in un vortice di passioni erotico-artistiche post-coloniali che lo condurranno (ahilui) alla miseria nel corpo e nello spirito, fino a indurre lo spettatore ad una comprensione massima e compassionevole degli istinti più puri di un animo in pena.
Cassel e la recitazione totale
Ebbene, la presenza di Cassel invade ogni centimetro del tessuto filmico, diligentemente sprofondato com’è lui dentro al suo personaggio, attraverso un passo incerto e lo sguardo arcigno, essendo in pratica parlante ancor prima di parlare. Egli è un superbo esempio di recitazione totale, dove ogni gesto concorre, unitamente alla benché soffusa parola o ad un’occhiata per quanto furtiva, a far immergere lo spettatore completamente dentro la natura sensibile e ingorda di un artista al collasso.
Nonostante la narrazione soffra qua e là di un immobilismo forse eccessivo, “Gauguin – Viaggio a Tahiti” è ad ogni modo un lavoro preciso e di buona intensità, che si tiene ben distante da ogni tentazione agiografica per approdare invece a una descrizione molto umana se non anche caritatevole dei turbamenti di un uomo sopraffatto dall’arte ma altresì, se non ancor di più, da sé stesso.
Mirko Tommasi
Trama
- Titolo originale: Gauguin – Voyage de Tahiti
- Regia: Edouard Deluc
- Cast: Vincent Cassel, Tuheï Adams, Malik Zidi, Pua-Taï Hikutini, Pernille Bergendorff
- Genere: Biografico
- Produzione: Francia, 2017
- Distribuzione: Draka Distribution
- Data di distribuzione: 17 settembre 2020
“Gauguin – Viaggio a Tahiti “, diretto da Edouard Deluc, con Vincent Cassel nel ruolo del celebre pittore, racconta il viaggio di Gauguin a Tahiti, tra il 1891 e 1893, che si trasformò poi in un soggiorno e in un trasferimento. Il viaggio dell’artista lo portò a una riscoperta di sé e della vita che gli ha permesso di sentire le emozioni e le sensazioni che ha poi rappresentato con la sua arte. Un percorso fisico, morale e spirituale che ha segnato per lui il nuovo inizio che aspettava.
Gauguin – Viaggio a Tahiti: la trama
Nel 1891 il pittore Paul Gauguin, sentendosi oppresso e schiacciato dalla società e dall’atmosfera chiusa e razionale parigina, sente il bisogno di ritrovare la propria ispirazione. Il viaggio che decide di compiere diventa una ricerca di quei luoghi, quegli stili e costumi capaci di risvegliare le sue emozioni e stimolare la propria creatività. Sentendosi attratto da un’idea di libertà, che crede risiedere nella natura, nel contatto con il mondo e nelle terre non costruite dall’uomo, arriva a Tahiti. Paesaggi spettacolari e connessione umana, rispetto della terra e un modo di vivere lontano da qualsiasi altro luogo conosciuto, portano Gauguin a un percorso spirituale e ultraterreno. In un luogo magico come la Polinesia il pittore ritrova la sua arte ispirato non solo da ciò che vede, ma anche da ciò che sente.
Finalmente libero dalle regole e dalle convenzione morali, estetiche e politiche della città di Parigi, si stabilisce nel villaggio di Mataiera. Lì riscopre la bellezza di quel mondo primitivo. Nonostante la miseria, la fame e la solitudine, Gauguin vive l’apice della sua carriera, una produzione artistica copiosa e riscopre se stesso. A Tahiti conosce inoltre Tehura, una giovane che diventerà sua moglie e musa ispiratrice delle sue opere.