Anche l’edizione del 2020, un anno particolare, della Festa del Cinema di Roma si è conclusa con l’evento di chiusura “Cosa sarà”. Il film, diretto da Francesco Bruni, con nel cast Kim Rossi Stuart, Barbara Ronchi, Lorenza Indovina e molti altri, racconta la storia di Bruno Salvati che un giorno scopre di avere la leucemia. Un evento che sconvolgerà per sempre la sua esistenza e che lo porterà a fare i conti con un segreto della sua famiglia che aspettava solo di essere svelato. Francesco Bruni prende ispirazione dalla sua esperienza e dalla sua sfera personale creando una storia intrisa di dramma e commedia, capace sia di far ridere che riflettere.
Durante la conferenza stampa al quale erano presenti il regista e gran parte del cast, è stato espresso più volte l’interesse di Bruni nel rappresentare come il dramma e la commedia rendano una storia più vera, sentita e vicina al pubblico.
Ecco la conferenza stampa integrale
Cosa sarà, in sala dal 24 ottobre 2020 con la Vision Distribution, è uno splendido esempio di come il materiale principale del racconto sia tanto la commedia quanto il dramma.
Francesco Bruni: “il film tratta un argomento estremamente drammatico con leggerezza, sfruttando tutte le possibilità d’umorismo. Questa è un po’ la lezione con cui io sono cresciuto e che ho continuato a portare avanti nella scrittura dei film, soprattuto nel lavoro con Paolo Virzì. Credo che non ci possa essere una vera vena comica e ironica senza un processo drammatico sotto, è un dualismo che aumenta l’importanza e la coerenza della leggerezza umoristica”.
Kim Rossi Stuart, hai contributo molto sceneggiatura, come spesso accade, cosa ha rappresentato il ruolo per te?
Kim Rossi Stuart: “in realtà io non parlerei proprio di collaborazione, cerco sempre un dialogo con il regista a 360 gradi, anche per capire la sua indole nei confronti del film. Devo sempre entrare nelle pieghe della scrittura per sentirmi sicuro e padrone del materiale che si andrà a trattare. Interpretare il personaggio è stato un qualcosa di molto particolare, è stato estremamente fluido, facile e addirittura semplice. Una volta innescato il dialogo con Francesco con franchezza e libertà, nonostante il personaggio affronti una serie di difficoltà e complicazioni, trovandosi di fronte a un qualcosa di totalmente ignoto e drammatico come la malattia, io ho lavorato con grande semplicità, credo che questa sia stata la chiave dell’esperienza”.
Raffaella Lebborani, hai sempre un ruolo salvifico nei tuoi film, in “Cosa sarà” in particolare il tuo personaggio porta come una luce nella vita di Bruno. Com’è stato per te interpretare questa donna?
Raffaella Lebborani: “per me è stata come una catarsi, anche se in questo caso è stato affrontato un livello di profondità diverso. Stare in qualche modo dall’altra parte è stato terapeutico. La malattia è un qualcosa che si porta sempre dentro di sé, chi l’ha vissuta sa che lascerà una traccia che rimarrà e che si può metabolizzare in vari modi. Nel lavoro della recitazione, essendo degli attori, noi abbiamo un modo di esorcizzarla che è sicuramente quello dell’interpretazione di un personaggio, in un contesto simile e vicino a quell’esperienza. La figura del medico in “Cosa sarà” è quella di una persona che ti ascolta, e credo che sia fondamentale. È appunto come una luce al buio, una luce che permette di vedere quell’oscurità anche come una nuova conoscenza”.
La forze dei personaggi di “Cosa sarà”
Com’è stato costruito il personaggio interpretato da Kim, che è un essere umano universale, ci sono stati dei momenti di difficoltà? Per quanto riguarda invece il cameo della ragazza del cinema America cosa rappresenta?
Francesco Bruni: “io ammiro molto Kim e anche il suo lavoro di regista, ho sentito subito che tra noi ci fosse un’intesa artistica. Lui minimizza spesso il suo contributo, mentre in realtà il copione insieme lo abbiamo rivoluzionato, abbiamo tagliato alcune scene e spostato anche dei momenti e dialoghi su altri personaggi. La scena dove si vede la ragazza del cinema America per me è molto simbolica, era già in sceneggiatura e quando dovevo scegliere l’attrice ho pensato subito a lei, pensando anche già di metterle la felpa del gruppo, come un omaggio ai giovani”.
C’è un grande lavoro sui personaggi, sia maschili che femminili: le donne sono donne molto forti e abili nel prendere in mano la situazione, mentre gli uomini rivendicano una sorta di diritto di poter essere fragili e deboli.
Barbara Ronchi: “il personaggio di Fiorella in “Cosa sarà” è inconsapevole della propria forza, quello che le succede per lei è un regalo, perché si ritrova l’unica a poter salvare una vita. Improvvisamente ha una responsabilità immensa, ma anche un regalo meraviglioso, soprattuto nel tipo di operazione che si fa; una parte di lei diventa parte dell’altro. Quando accade una cosa del genere, credo che cambi molto e sia importante anche per chi dona”.
Lorenza Indovina: “la grande forza del mio personaggio è quella di rifiutare a Kim di tornare insieme. Inizialmente la moglie di Bruno doveva essere omosessuale, un qualcosa che lei stessa avrebbe scoperto in seguito, ma poi abbiamo pensato che potesse sembrare una scappatoia, e che per narrarla nella sua interezza avremo avuto bisogno di più tempo. In effetti è più interessante e forte che il mio personaggio decida, volontariamente, di non stare più con lui. Quello che dice Fotinì è vero, le donne sono stanche di essere forti. Essere deboli è un modo, una scusa per non prendersi le proprie responsabilità, noi siamo costrette ad essere forti, per costruirci una nostra indipendenza, libertà ed emancipazione. Fiorella si lascia con suo marito e poi viene travolta da quest’evento tragico. Nonostante abbia tutte le giustificazioni per allontanarsi da una scoperta del genere, decide di stargli vicino, scuotendolo, con ironia e cinismo, provando anche a sdrammatizzare. Credo che la sua scelta e anche come affronta la situazione siano entrambe una prova di grande forza e grande dolore. Se il mio personaggio si fosse lasciato andare, sarebbe crollato”.
Forza e sensibilità
Fotinì Peluso: “ammiro molto che il film presenti queste donne forti, che spesso sono viste come personaggi più dolci, teneri e fragili nel cinema italiano. Io ho avuto la possibilità di dire molte cose che avrei voluto dire nella vita reale, in parte mi rivedo molto nel mio personaggio”.
Tancredi Galli: “Tito e il padre rappresentano il lato un po’ più fragile della famiglia. Io ho conosciuto Arturo e mi sono immedesimato in lui perché anche io sono molto introverso. Credo che il carattere di questi due uomini, un padre e un figlio, sia una parte incisiva nel film”.
Quant’è difficile essere un uomo sensibile, che soffre e quindi spesso non è capito?
Francesco Bruni: “si può dire che in un periodo in cui le donne rivendicano la propria forza, gli uomini rivendicano la propria sensibilità. La forza non ha nulla a che fare con la virilità, molto spesso sta nell’ascolto e nella comprensione. Anche il personaggio del padre di Bruno, a un certo punto, deve fare i conti con la propria debolezza”.
Kim Rossi Stuart: “sono sempre stato molto affascinato dalla sensibilità, da tutti coloro che trasmettono quella sensazione di essere esposti. Direi che è un lavoro che mi ha sempre interessato rinunciare alle sovrastrutture. Abbiamo tutti a disposizione questa sensibilità”.
La sala cinematografica è il luogo più sicuro
Il film esce oggi in sala in un momento molto particolare, cosa vi aspettate dal futuro dell’industria cinematografica?
Francesco Bruni: “io ho fatto una promessa a Maccanico, e cioè quella di portare in film in sala. È importante e significativo che “Cosa sarà” esca nei cinema in questo momento, è un motivo di orgoglio. Non sappiamo se uscirà nuovamente più tardi o se arriverà in streaming. Il Covid-19 si è diffuso in un momento di grande fioritura dell’industria cinematografica, di scoperta di nuovi talenti, nuovi attori e registi e di incassi molto alti. Appena la pandemia finirà, questo forte aumento tornerà e ricomincerà”,
C’è una scena molto divertente nel film, durante il quale un regista in crisi, fallito, litiga con il suo produttore che non lo mette in condizioni di lavorare. Tra voi, Bruno e Maccanico, invece è andata molto diversamente.
Francesco Bruni: “sì, con Carlo non ho mai litigato, ci sono state esperienze precedenti simili, in cui film sono stati fermi per un anno, e poi sono usciti un po’ di sfuggita. Sono esperienze che mi hanno fatto soffrire, ma poi questi film hanno avuto una corsa meravigliosa, quindi è andata bene comunque”.