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Calibro 9 (2019)

Recensione

Calibro 9: un omaggio di Toni D’Angelo al filone prenoir

Calibro 9 recensione

Arriva da molto lontano “Calibro 9” di Toni D’Angelo, film che si riallaccia al cult movie di Fernando Di Leo girato nel 1972 e intitolato “Milano calibro 9”, considerato da Tarantino “Il miglior poliziesco italiano”.

Calibro 9 (2019)

Il protagonista di “Calibro 9” è il rampante Fernando Piazza (Marco Boccia), figlio di un piccolo criminale ucciso, brillante penalista, ma coinvolto in strane attività. Per i suoi affari loschi l’uomo si avvale della collaborazione di un’hacker (Jessica Cressy), che riesce a far sparire una grossa cifra di denaro di proprietà dell’‘ndrangheta. Questa truffa lo catapulta in una guerra tra clan, i Corapi e gli Scarfò. Per salvarsi, Fernando si troverà a lottare, avendo per alleata l’ex fidanzata Maia Corapi (Ksenia Rappoport).

Tra gli altri, entrano in gioco un commissario (Alessio Boni), con un figlio in affido, che cerca di capire i legami tra i due clan, e l’ex carcerato Rocco Musco, che molto tempo prima aveva vendicato il padre di Piazza, Ugo, uccidendone l’assassino.

“Calibro 9”, film Fuori Concorso del Torino Film Festival 2020

Bilancia perfettamente presente e passato la pellicola del regista partenopeo che rende palese come le cose nella malavita non siano cambiate molto.

Se Di Leo parlava nel 1972 di una valigetta piena di soldi, adesso i cento milioni di euro transitano per il web grazie alla bravura di una ‘smanettona’ usata ad arte da un avvocato privo di scrupoli.

Tutta la vicenda si dipana tra vari luoghi nel mondo ma un filo sottile unisce Anversa alla Calabria, passando ovviamente per la città degli affari italiani per antonomasia: Milano.

Il passato bussa alla porta di Fernando, dopo l’uscita di galera di Rocco (Michele Placido), l’uomo che ha vendicato anni prima la morte del padre.

Al centro della vicenda c’è la famiglia e la gabbia in cui crescono i figli dei malavitosi, da cui non riescono mai a uscire. Ne è prigioniera la bella Maia Corapi (Ksenia Rapporport), ma anche lo stesso Fernando e sua madre, interpretata da Barbara Bouchet.

“Calibro 9”, che per il numero delle location è all’altezza della saga di “Mission Impossible”, ha una narrazione brillante. Del resto, in un mondo globalizzato, la grande delinquenza è una ragnatela grande che si espande ovunque. Pur non essendo un sequel, come detto da D’Angelo in diverse interviste, il film del 2020 e quello del 1972 sono legati profondamente e la stessa Bouchet fa da raccordo tra i due apparendo in entrambi. C’è una grande attenzione alla figura femminile, attraverso personaggi ben disegnati come quello della nipote del boss Don Mimmo Corapi che non può rifiutare le sue stesse radici.

Toni D’Angelo porta a Torino un ritratto del mondo contemporaneo

“Calibro 9” è un’opera ben costruita che riesce ad arrivare anche allo spettatore che non conosce il film di Di Leo. Ottimo il cast che dà linfa vitale al film di genere, facendo l’occhiolino all’action movie americano. Un’ottima prova per un regista che ha già dimostrato il suo talento in passato e che mette in scena una linea virtuale di continuità con un vecchio cult.

Daniele Romeo

Trama

  • Regia: Toni D’Angelo
  • Cast: Marco Bocci, Ksenia Rappoport, Barbara Bouchet, Michele Placido, Alessio Boni, Andrea Arru
  • Genere: Azione, colore
  • Durata: 90 minuti
  • Produzione: Italia, 2019

Calibro 9 poster“Calibro 9” è un film di Toni D’Angelo, presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival 2020.

Calibro 9: la trama

Nella Milano contemporanea, l’avvocato Fernando Piazza guadagna molti soldi grazie alla collaborazione con una giovane hacker. Quasi per caso l’uomo si trova tra le mani una grossa cifra di denaro, che non sa essere dell’ndrangheta. La farà sparire e rischierà la sua stessa vita per questo. Dovrà fare i conti con il suo passato: un padre malavitoso e una madre, Nelly, che cercò invano di salvarlo senza riuscirci.

Intanto Fernando ritrova una sua ex fiamma, nipote di un boss ricercato.

“Calibro 9” è girato tra Milano, Calabria, Francoforte, Mosca e Anversa in Belgio ed è prodotto da Santo Versace e Gianluca Curti per Minerva Pictures Group, con Rai Cinema in co-produzione con Gapbusters (Belgio), con il contributo del MiBAC e della Calabria Film Commission. Il film è in qualche modo legato narrativamente al cult degli anni ’70 intitolato “Milano, calibro 9” diretto da Ferdinando Di Leo.

Il regista

Toni D’Angelo è un regista nato a Napoli e cresciuto a Roma. Suo padre è il famoso cantante Nino D’Angelo. Ha collaborato giovanissimo con Abel Ferrara come aiuto regista. Dopo diversi cortometraggi ha girato nel 2007 il suo primo film “Una notte”. Negli anni a venire ha diretto “Poeti”, “L’innocenza di Clara” e “Falchi” in cui recita anche il padre.

Note di regia

Il film è un omaggio a “Milano Calibro 9” di Fernando Di Leo ed è rispettoso del pubblico di oggi, che potrà guardare la nuova versione anche senza aver visto l’originale. Mi sono preoccupato che potesse arrivare ai più giovani, per il resto ho fatto assolutamente il film che volevo e che mi andava di fare. Forse più “poliziottesco” che “crime”, ma d’altro canto se scrivi un film e lo dirigi stai sempre dalla parte dei tuoi personaggi; che siano cattivi o no, non puoi non volergli bene. Questo è il bello del cinema, puoi amare anche personaggi che nella realtà detesteresti

Trailer

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