Ivano De Matteo realizza “Gli equilibristi” un film intenso e veritiero, che fa riflettere sul disagio economico e sociale del nostro paese, dove molti faticano a stare a galla. Un bravissimo Valerio Mastandrea veste i panni di Giulio, il protagonista
Regia: Ivano De Matteo – Cast: Valerio Mastandrea, Barbara Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers, Rolando Ravello, Maurizio Casagrande, Grazia Schiavo – Genere: Drammatico, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 14 settembre 2012.
È un ‘equilibrismo economico’ quello che porta nelle sale Ivano De Matteo, attraverso la storia di Giulio che, dopo la separazione dalla moglie, vive una sorta di inevitabile discesa agli inferi. Le spese raddoppiano e, nonostante l’uomo cerchi di onorare tutte le scadenze facendo più lavori, ad un certo punto non riesce più a fronteggiare gli impegni.
Giulio è interpretato da uno strepitoso Valerio Mastandrea, giustamente premiato alla 69a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato nella sezione ‘Orizzonti’. L’attore romano, oltre a dare intensità al personaggio, riesce a portare sullo schermo un decadimento economico, psicologico e fisico. Il volto solare del Giulio delle prime sequenze, pian piano s’incupisce, si scava, specchio del suo disagio.
E’ un moderno neorealismo quello di De Matteo, che ha trovato in Mastandrea la perfetta maschera drammatica, capace di strappare anche la risata, come nelle amare commedie all’italiana che hanno reso celebre il nostro cinema.
La separazione di una coppia, e le inevitabili ripercussioni emotive e economiche sull’intera famiglia, non sono però il fulcro narrativo della pellicola di De Matteo, per il quale questa situazione è solo un volano attraverso il quale mostrare il malessere diffuso che investe l’Italia.
Dopo anni di finto benessere ci ritroviamo a pagare un conto salato, che sta ripiegando il paese su se stesso, schiacciando le classi più deboli. Una debolezza che oramai ha risucchiato anche il ceto medio, strangolato da mutui e rate, che ci hanno fatto illudere per anni di poterci permettere tutto ciò che desideravamo.
Ad aggravare la situazione si aggiunge l’inefficienza di un ‘servizio sociale’ per il quale chi lavora, seppur in gravi difficoltà, non ha diritto a nessun aiuto, e può contare solo sulla buona volontà di chi, come la Comunità di Sant’Egidio per Giulio, tenta di riempire questo vuoto.
Paradossalmente alle tavole di queste mense caritatevoli, dove prima sedevano in gran parte stranieri, ora facilmente incontreremmo dei conoscenti, magari l’anziana pensionata del piano di sotto, che con una pensione minima, difficilmente può arrivare a fine mese, o i separati come Giulio, che per pagare il mutuo della casa di famiglia non hanno neppure un posto in cui dormire.
Ma oltre ai contenuti morali e alle capacità attoriali di un bel cast, va segnalata l’abilità con cui il regista muove la macchina da presa, offrendo allo spettatore prospettive visive inusuali, il tutto arricchito dall’ottima fotografia di Vittorio Omodei Zurini e dalla bella colonna sonora di Francesco Cerasi.
Maria Grazia Bosu