Biografia
Ari Aster è un regista e sceneggiatore statunitense, autore di film horror. Nella poetica di Aster domina l’idea dell’horror come esperienza catartica.
Ari Aster: un campione del cinema horror “gentrificato”?
(New York, 15 luglio 1986)
Sembra che a partire dallo scorso decennio, una rinnovata tensione verso il cinema horror si sia diffusa nella sensibilità del pubblico – almeno di quello occidentale. La stessa tensione che si sviluppò quando le varie facce del “pop” smisero di essere viste come semplice distrazione per le audiences circensi e divennero, eminentemente nella visione ipercontemporanea delle generazioni dagli anni Ottanta in avanti, un fatto storico.
Si ha l’impressione che la storicizzazione dei fenomeni di massa abbia portato a un gusto per l’enciclopedismo cinematografico negli ambiti tradizionalmente considerati “di serie B”. Se negli anni Novanta e Zero questo diede adito a un’esasperazione di citazionismo per il gusto dell’arte per l’arte, dagli anni Dieci (che guardano agli Ottanta, ma anche ai Sessanta) una nuova squadra di registi ha cominciato a vivere l’esperienza – tra le altre – dell’horror come un possibile territorio autoriale. Questo, a sua volta, ha generato una scissione (più o meno immaginaria) tra l’horror “Art House” e l’horror “Jump Scare” – scissione di cui Ari Aster è senza dubbio campione. Lungi dal distaccarsene, Aster dichiara apertamente di voler fare dell’horror un’esperienza catartica, e così facendo si ispira certo a Roeg e Polanski, ma anche a Kubrick (senza menzionare i suoi grandissimi compagni di squadra, primo tra tutti Robert Eggers).
Un’infanzia nel segno dell’horror
Aster racconta di aver ricevuto il proprio battesimo da cineasta durante una proiezione di “Dirk Tracy” (William Berke, 1945). Durante la visione, in un cinema di New York, Aster sarebbe rimasto talmente colpito dalla violenza di una scena da fuggire dal cinema e scappare per diversi isolati della città, inseguito dalla madre.
Dopo una parentesi britannica, quando Aster e la sua famiglia di artisti si stabiliscono negli Stati Uniti (in New Mexico, questa volta), il ragazzo comincia a coltivare con sempre maggiore fervore la propria passione per il genere horror, al punto da “esaurire tutte le collezioni dei noleggi locali”. Da quel momento comincia il suo percorso di formazione nel mondo del cinema, dapprima al College of Santa Fe, poi, grazie a una borsa vinta per il corto “Tale of Two Tims”, al Conservatorio dell’American Film Institute. Qui, Aster esplora i temi torbidi delle relazioni familiari con un altro cortometraggio, “The Strange Thing About The Johnsons” (2011), dove echi polanskiani convergono verso il racconto di una violenza apparentemente “inversa”, con un padre abusato da un figlio già adulto. Il corto raggiunge uno straordinario successo di pubblico attraverso la rete, ed è seguito da svariati cortometraggi, fino al 2018.
Hereditary: il nuovo Esorcista?
La vera svolta, come spesso accade per questo tipo di produzioni, avviene al Sundance, in Utah, a breve distanza dal set – inquietante e familiare al contempo, o inquietante perché familiare – del primo lungometraggio di Aster: “Hereditary – Le radici del male” (2018). Elogiato per la straordinaria performance degli attori, e tra tutte quella di Toni Collette, il film è in sé un vero capolavoro di simmetria e disagio. Cominciando come un dramma, la pellicola avanza lentamente verso tinte sempre più fosche, fino a travolgere il pubblico con una dose di vero terrore che non ha nulla da invidiare ai classici del “Jump Scare” (per come definito sopra). Aster, che aveva capito all’AFI di voler assumere il ruolo di regista per evitare le frustrazioni della vita da sceneggiatore, elabora un prodotto pienamente autoriale, paragonato da molti a “L’Esorcista” (William Friedkin, 1973). La reazione di tutti? Per metterla nei termini di Collette: “non ti aspetteresti che qualcosa del genere venga concepito da una persona così gentile”!
Midsommar: il terrore in pieno giorno
Nel 2019, Aster torna a regalarci una perla del nuovo horror “gentrificato” con “Midsommar – Il villaggio dei dannati”, un incredibile omaggio (di quasi tre ore – che, a modestissimo parere di chi scrive, volano in un baleno) alla tradizione del folk horror britannico e scandinavo, che, proprio come il precedente “Hereditary”, parte dal campo drammatico per avanzare lentamente verso l’horror puro. Un horror, questo, dove non domina la notte ma il giorno, non la luna ma il sole, e dove gli angoli più bestiali della mente umana si sfogano sotto gli occhi di tutti.
E poi?
Sappiamo che Aster ha annunciato di voler proseguire su altri binari, con una lunghissima dark comedy (quattro ore!) intitolata, parrebbe, “Beau Is Afraid”. Aspettiamo con curiosità i suoi prossimi sforzi, coltivando però la speranza che questa vacanza dall’orrore sia solo temporanea. Abbiamo tutti bisogno di un vero, nuovo Esorcista.
Lorenzo Maselli
Filmografia
Ari Aster Filmografia – Cinema
- Hereditary – Le radici del male (2018)
- Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019)