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Un’estate da giganti – Recensione

Cosa significa crescere? Bouli Lanners lo racconta in un grande ed emozionante “viaggio” di vita di tre adolescenti

(Les Géants) Regia: Bouli Lanners – Cast: Marthe Keller, Martin Nissen, Zacharie Chasseriaud, Paul Bartel – Genere: Drammatico, colore, 85 minuti – Produzione: Francia, Belgio, Lussemburgo, 2011 – Distribuzione: Minerva Pictures Group – Data di uscita: mercoledì 31 ottobre 2012.

unestatedagigantiL’adolescenza è quel periodo della vita umana, individuato solitamente tra i 11 e i 16 anni, durante il quale l’individuo acquisisce le competenze e i requisiti necessari per assumere le responsabilità di adulto. Questo periodo vitale, spesso conflittuale e di transizione, ha ispirato la stesura di “Un’estate da giganti”, racconto di formazione di Bouli Lanners, trionfatore della Quinzaine des Rèalisateurs al Festival di Cannes, in bilico tra lo spirito d’avventura del romanzo Huckleberry Finn di Mark Twain e i ragazzi di “Stand by me- Racconto di un’estate” del regista Rob Reiner.

E’ estate anche per Zak e Seth, i due fratelli protagonisti, che insieme al loro amico Dany, immersi nella campagna belga, tra fitti boschi, campi di grano e fiumi, vivono intense esperienze, costretti a cavarsela solo con le proprie forze e senza un soldo, a causa dell’assenza e della non curanza costante dei genitori. Gli eventi tragicomici li mettono di fronte alle difficoltà della vita.

Accompagnati da una colonna sonora nu-folk mozzafiato dei The Bony King of Nowhere, che si sposa bene con le riprese di quegli incantevoli paesaggi fiamminghi, i tre si godono la loro libertà tra spinelli, furti, e bravate. Sembrerebbe un momento della loro vita nel quale tutto questo sia ancora possibile, ignorare pesi e responsabilità del mondo degli adulti è quasi un loro diritto.

L’abbandono del conforto del focolare e lo scontro con situazioni complesse, permette loro di capire di poter contare solo sull’unione per sopravvivere. Le loro esistenze, infatti, si intrecciano e si legano ancor di più nel momento del bisogno e come in un qualsiasi racconto tradizionale la forza del gruppo cerca di sconfiggere “il male”, munendosi esclusivamente della loro potenza derivata dalla coalizione. La straordinaria solidarietà dei tre adolescenti porta così alla commiserazione del triste mondo dei “grandi”, qui presentati come squallidi approfittatori. Lanners propone un mondo degli adulti brutto, grottesco e caricaturale fortemente in contrasto con la spensieratezza, innocenza e bellezza dei giovani. Tra gli appartenenti alla categoria degli “adulti” saltano all’occhio due personaggi particolarmente ridicoli: il fratello di Dany, dalle goffe movenze, incapace di parlare normalmente e lo spacciatore del posto, tossicomane incallito sdentato. Sorprendente l’interpretazione degli attori, la cui spontaneità alimenta la simpatia dello spettatore, soprattutto, nei confronti del più piccolo del gruppo, Zacharie Chasseriaud (nei panni di Zak).

Dalla splendida fotografia di Jean-Paul De Zaeytijd (premio per la migliore fotografia al Festival di Namur) “Un’estate da giganti” risulta una pellicola fresca, gradevole, in grado di parlare di argomenti toccanti e seri attraverso la lente dell’umorismo.

Giulia Surace

Un’estate da giganti – Recensione

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